Diritto internazionale dei diritti umani e dei conflitti armati: guerra e pace
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ultimo aggiornamento: 12.03.2008
   
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Conflitto Serbia - Kosovo Avv. Nicola Canestrini
L'accordo di Rambouillet
Conferenza

Intervento alla conferenza
Onu e Nato negli interventi armati: profili internazionali e profili interni
Biblioteca Comunale Ariostea, Ferrara
12 maggio 1999 Pubblicazioni
Centro italiano Studi per la pace
www.studiperlapace.it - no ©
Documento aggiornato al: 1999

 
Sommario

Nella storia del conflitto serbo kossovaro, la missione dell'Osce procede fino al 15 gennaio 1999, quando formazioni paramilitari serbe e forze della milizia attaccano i villaggi di Racak e Petrove massacrando 51 persone, in stragrande maggioranza civili. Quando arrivano sul posto i verificatori dell'Osce il capo della missione Walker "mette sotto accusa Milosevic, che risponde dichiarandola persona non grata. La missione Osce è virtualmente fallita".

 
Indice dei contenuti
 
1. Cenni storici
2. Alle radici dell'accordo
3. Le trattative di Rambouillet
4. Il testo dell'accordo fallito di Rambouillet
5. Riflessioni sul fallimento
6. Considerazioni conclusive
Note
 
Abstract
 

1. Cenni storici
Le conferenze di Rambouillet non sono state l'unico tentativo di domare le tendenze nazionaliste balcaniche da parte delle grandi potenze europee, le quali in questo secolo per ben tre volte decidettero quali popoli dovevano abitare in quali stati. Il tentativo d'accordo di Rambouillet è stato definito (1) come "tentativo di correggere gli errori fatti in quelle occasioni".

Sono state le potenze europee ad attribuire il Kosovo ai Serbi. Dopo che l'alleanza balcanica formata da Bulgaria, Serbia, Montenegro e Grecia si era scrollata di dosso il dominio ottomano nella prima guerra balcanica (1912-1913), la conferenza di pace di Londra (1913) attribuì agli albanesi uno stato proprio per evitare l'allargarsi del conflitto. In quell'occasione le grandi potenze frenarono anche le tendenze espansioniste della Serbia che aveva già occupato il Kosovo e voleva dividersi la neonata Albania con la Grecia. Le ragioni dell'attribuzione del Kosovo alla Serbia furono più pragmatiche che politiche: gli albanesi non sembravano ancora in grado di fondare uno stato nazionale, comprendente cioè tutta la popolazione di etnia albanese, mentre la Serbia era disposta a tutto pur di mantenere il Kosovo. Gli albanesi ricevettero dunque uno loro Stato, il quale tuttavia non comprendeva tutta la popolazione albanese. Alla Serbia invece fu concesso di riunire in un unico Stato più popoli. Solo 7 anni dopo i trattati di Versailles che posero fine alla prima guerra mondiale ratificarono lo status quo, proclamando Belgrado capitale di uno stato che comprendeva altre cinque popolazioni (2).

L'ultimo tentativo di costruire una pace "durevole" nei Balcani fu fatto con gli accordi di Dayton il 21 novembre 1995, a cui si giunse dopo i bombardamenti sui serbo-bosniaci dopo le stragi di Srebrenica (3). La questione del Kosovo, pur essendo presente nella scaletta dei lavori di Dayton, fu però subito abbandonata quando Milosevic esternò la sua assoluta contrarietà a discuterne (4). Dunque gli accordi di Dayton rilevano per l'argomento de qua più per quello che tacciono che per quello che dicono: la Realpolitik vinse l'esigenza di trovare un assetto geopolitico durevole, il Kosovo venne depennato dall'agenda dei lavori e venne rimosso anche dalla coscienza politica (5). E' stato affermato che "la Bosnia ed il Kosovo sono due aspetti [Schauplätze] della stessa guerra e le trattative di Rambouillet non si sarebbero rese necessarie senza la fatale eredità di Dayton (6)".



2. Alle radici dell'accordo

L'accordo che si andrà ad analizzare è in realtà l'ultimo di una serie di contatti intercorsi tra le forze interessate. Si cercherà di tracciare una linea rossa per ripercorrere le tappe più importanti di tali intese: si premette tuttavia che, come del resto ogni sintesi, anche questo studio non può che essere lacunoso ed incompleto, rinviando ai documenti originali citati uno studio più approfondito della complessa questione.

Punto d'inizio per una disamina delle relazioni internazionali tra la Repubblica federale di Jugoslavia e la Comunità internazionale (7) volta a riportare il conflitto serbo-kosovaro nei limiti della legalità internazionale può essere considerata la Convenzione relativa ad una missione di Verifica per la provincia della Repubblica Jugoslavia di Serbia, Kosovo-Metohija siglata a Belgrado il 16 ottobre 1998 dall'Osce, l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa e dalla Repubblica federale di Jugoslavia (8) (RFJ) "per contribuire al rispetto e all'applicazione delle risoluzioni 1160 e 1199 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (9)". In tale accordo si stabilisce la presenza sul territorio di 2000 verificatori disarmati provenienti dai paesi membri dell'Osce (10) che formeranno la cd. missione di verifica che per la durata di un anno (11) "viaggerà per il Kosovo per verificare il mantenimento del cessate il fuoco da parte di tutti gli elementi (12)". L'accordo, che segue ad un ultimatum Nato, vuole essenzialmente far cessare la repressione degli albanesi ed indurre Milosevic a ritirare le sue truppe dal Kosovo. I punti salienti dell'accordo consistono essenzialmente nelle seguenti pattuizioni:
- assunzione di responsabilità da parte della RFJ, delle autorità serbe e del Kosovo di fornire piena cooperazione e supporto alla missione di verifica (art.1, 9);
- assistenza della missione di verifica all'Unhcr, Icrc e alle altre organizzazioni internazionali nel facilitare il ritorno dei profughi di guerra alle proprie case (art.3, 6);
- e, infine, una sorta di controllo da parte del direttore della missione concernente abusi perpetuati da parte del personale militare o di polizia (art.3, 8).

La missione Osce procede fino al 15 gennaio 1999, quando formazioni paramilitari serbe e forze della milizia attaccano i villaggi di Racak e Petrove massacrando 51 persone, in stragrande maggioranza civili. Quando arrivano sul posto i verificatori dell'Osce il capo della missione Walker (13) "mette sotto accusa Milosevic, che risponde dichiarandola persona non grata. La missione Osce è virtualmente fallita (14)".

3. Le trattative di Rambouillet

In seguito alla strage di Racak il Gruppo di Contatto, composto dai ministri degli Esteri di Italia, Francia, Russia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti d'America si attiva per arrivare al più presto ad una soluzione negoziale del conflitto. Il 6 febbraio 1999 si apre il primo vertice di Rambouillet (15). Dopo alcune settimane di trattative (16) appare chiaro che le parti non sono in grado di raggiungere un accordo: il Gruppo di Contatto il 23 febbraio cerca di fissare i risultati raggiunti emettendo un comunicato a sei punti (17) che stabilisce:
- il rispetto della sovranità nazionale e della integrità territoriale della Repubblica Federale Jugoslava (conclusion 1) e
- l'accordo raggiunto su un'autonomia sostanziale del Kosovo, che comprenda i meccanismi necessari - per elezioni libere e eque delle istituzioni democratiche di un governo kosovaro, - per la protezione dei diritti umani e dei diritti dei membri delle comunità etniche e - per la costituzione di un sistema giudiziario giusto (conclusion 3).

Infine, il Gruppo di Contatto si augura il rispetto del cessate il fuoco, l'astensione da ogni provocazione ulteriore nonché l'adeguamento alle risoluzioni ONU (conclusion 5). "Determinated to monitor closely that this commitment is fully respected" (conclusion 4), si rinvia dunque la prosecuzione delle trattative al 15 marzo 1999.

In realtà il comunicato emesso dal Gruppo di Contatto configura una situazione largamente insoddisfacente, ma non tanto per la Serbia, che ha ottenuto che venisse omesso dal documento ogni riferimento ad aspetti militari (mentre perfino la presenza di truppe straniere viene definita dall'allora vice-premier Vuk Draskovic "meno doloroso" perché "l'arrivo di una forza di pace faciliterà il disarmo dell'UCK (18)", quanto per gli albanesi, in particolare per l'UCK. Essi infatti condizionano la firma di un accordo al piano di pace alle seguenti condizioni:
- alla possibilità di organizzare un referendum per definire lo stato definitivo della provincia serba del Kosovo (da tenersi dopo tre anni di autonomia);
- la stessa delegazione albanese appare spaccata: se Rugova appare più propenso a siglare un accordo che preveda un'autonomia sostanziale sotto protezione della Nato (19), i delegati dell'UCK rifiutano ogni ipotesi d'accordo che preveda un loro disarmo (20).

4. Il testo dell'accordo fallito di Rambouillet

Con il trattato di Rambouillet (21) vengono perseguiti fondamentalmente tre obbiettivi: riportare la pace nel Kosovo (Framework, art.II, punto 1), reinstaurare l'autogoverno della provincia (preambolo all'accordo nonché Framework, I, 4) e garantire il diritto ad ognuno di ritornare alla propria terra (Framework, II, 3). Inoltre i firmatari si impegnano ad imporre un immediato cessate il fuoco non appena l'accordo venga reso esecutivo (Framework, II, 1). Entro nove mesi dalla firma dell'accordo (Chapter 5, IV, 2) è previsto lo svolgimento di elezioni per dare al Kosovo proprie ed autonome istituzioni nel quadro della permanenza della provincia all'interno della federazione jugoslava (Chapter 3, I-III).

Il rispetto dell'accordo è garantito dalla combinazione di disarmo delle parti contendenti (milizie serbe ed UCK in primis, Framework, II, 2) e contemporaneamente dalla presenza di una "forza militare di implementazione della pace" (Kfor), che "le parti invitano la NATO a costituire e guidare"(Chapter 7, I, 1, a), mentre è previsto che l'esercito federale si ritiri completamente dal Kosovo (a parte 1500 uomini che hanno il compito di pattugliare i confini meridionali della provincia). Inoltre è prevista una Missione Internazionale simile a quella in Bosnia prevista dagli accordi di Dayton che abbia i seguenti poteri (Chapter 5, I-V):
- supervisione e direzione dell'attuazione delle misure riguardanti gli aspetti civili dell'accordo anche attraverso la possibilità di emettere "binding instructions" riguardanti l'ordine e la sicurezza pubblica (Chapter 2, I, 2);
- indicare alle autorità competenti ufficio o organi di istituzioni la cui rimozione sia necessaria per l'attuazione del trattato e, se queste non dovessero prendere le decisioni appropriate, la rimozione diretta di tali uffici o organi;
- fungere da mediatore in controversie tra le parti riguardanti l'applicazione di misure civili del trattato.

Il trattato prevede poi particolari meccanismi di protezione per le minoranze etniche che vivono nel Kosovo che è abitato al 90% da popolazione di cultura (22) albanese. Infatti una quota del 30% (40 seggi su 120) del costituendo Parlamento kosovaro è riservata a non-albanesi (secondo modalità di elezione esplicitate nel Chapter 1, II, 1, i e ii). E' previsto inoltre che le forze di polizia rispettino nella loro composizione nell'esercizio dei loro poteri la composizione multietnica della popolazione (Chapter 2, I-VIII, ed in particolare I, 1 per il divieto di discriminazioni basate su sesso, razza, colore, lingua, religione, opinione, origine o condizione sociale, appartenenza a comunità nazionale o proprietà, nonché di ogni altro stato ) nonché un meccanismo che permette alla Criminal Justice Administration (un organismo previsto e regolato dal Chapter 2, II, 3, a-c) di richiedere (e provvedere direttamente al)la rimozione dell'autorità giudiziaria inquirente competente qualora vi fosse motivo di temere un pregiudizio anche etnico (Chapter 2, VIII, 2, a).


5. Riflessioni sul fallimento

Alla luce di quanto detto si possono fare le seguenti ipotesi circa le circostanze che hanno determinato del fallimento dell'accordo:

Legittimazione dell'UCK: l'invito di rappresentanti dell'UCK ha reso la trattativa "una partita a quattro: Nato, Russia, Repubblica Jugoslava e UCK (23)" , con la conseguenza che non solo la mediazione tra le parti è diventata più difficile, ma ha introdotto anche la difficoltà decisiva che, acquistata la legittimazione a trattare (24), l'UCK si è sempre rifiutato di deporre le armi (25) (e tuttora continua a mantenere questo atteggiamento).

Anzi, l'Esercito di Liberazione ha disconosciuto la rappresentatività di Rugova (26), che rimane l'unico legittimo rappresentante della minoranza kosovara in quanto democraticamente eletto nelle elezioni clandestine del marzo del 1998.

Presenza di forze militari Nato: si è già accennato al fatto che il trattato parla della presenza di una forza di implementazione militare (Kfor) che, su invito delle parti, sarà composta da forze Nato (v. pag.6). Il Chapter 7 che regola tale "corpo militare di pace" è corredato da un'appendice (Appendix B del trattato rubricato Status of multi-national military) che al suo articolo 8 recita (27)

"il personale Nato dovrà godere, con i suoi veicoli, vascelli, aerei e equipaggiamento di libero ed incondizionato transito attraverso l'intero territorio della Federazione delle Repubbliche Jugoslave, ivi compreso l'accesso al suo spazio aereo e alle sue acque territoriali. Questo dovrà includere, ma non essere a questo limitato, il diritto di bivacco, di manovra e di utilizzo di ogni area o servizio necessario al sostegno, all'addestramento e alle operazioni".

Precedentemente, all'articolo 7, l'appendice estende alle truppe Nato operanti nella Repubblica Federale Jugoslava (in tutto il suo territorio) lo status di cui godono quelle che operano, per esempio, in Italia (28). Vi si dice che "il personale Nato sarà immune da ogni forma di arresto, inquisizione e detenzione da parte delle autorità della Repubblica Federale Jugoslava. Il personale della Nato erroneamente arrestato o detenuto dovrà essere immediatamente riconsegnato alle autorità Nato".

Autonomia o indipendenza: per un'analisi dettagliata della distribuzione dei singoli poteri attribuita al Parlamento kosovaro e ai rapporti con la Repubblica Federale Jugoslava e alla Serbia si rinvia al Chapter 1, I-XIII (29).

In sintesi, secondo quanto previsto dal trattato, il Kosovo avrebbe dovuto godere di un'autonomia particolarmente ampia (30), dotato di Parlamento, Presidente e Governo propri che avrebbero avuto una competenza esclusiva (Chapter 1, II, 5) sulla maggior parte delle questioni relative al Kosovo, compresa l'amministrazione locale, l'educazione e la sanità. Inoltre al Kosovo sarebbe stato consentito di avere proprie relazioni estere, mentre la Repubblica federale avrebbe mantenuto l'esclusivo esercizio di politica monetaria e difesa (Chapter 1, I, 1ss.).

In realtà la parte più controversa e discussa ai vertici di Rambouillet è stata quella contenuta al Chapter 8, I, 3 che recita:

"Tre anni dopo l'entrata in vigore dei presente accordo sarà convocata una riunione internazionale al fine di definire una procedura per giungere a una soluzione definitiva in Kosovo, sulla base della volontà popolare ("on the basis of the will of the people"), del punto di vista delle autorità competenti relativi agli sforzi compiuti da ogni parte rispetto all'applicazione del presente accordo e dell'Atto finale della conferenza di Helsinki; e inoltre per intraprendere una valutazione completa dell'applicazione dei presente accordo; e per prendere in considerazione le proposte avanzate da qualsivoglia parte per delle disposizioni aggiuntive (31)".

E' in questo passaggio che emerge l'ambiguità della trattativa (32). Secondo la France Press (33) "nonostante la parola "referendum" non compaia nel testo, gli albanesi del Kosovo ritengono che la menzione delle 'aspirazioni del popolo' significhi nei fatti un referendum sull'indipendenza di questa provincia serba".

6. Considerazioni conclusive

A 7 settimane dall'inizio dei bombardamenti la situazione è tutt'altro che risolta. E sembra difficile poter dire che le potenze occidentali abbiano fatto tutto il possibile per trovare una soluzione che non approfondisca ulteriormente le ferite nelle popolazioni interessate.


Links
per ulteriori approfondimenti (tratti da www.ecn.org, che ringraziamo):

- analisi in dettaglio del trattato di Rambouillet

- l'accordo di Rambouillet nella versione della delegazione Jugoslava (in due parti)




Note
1. Boris Kalonky, Die Kosovo Konferenz und ihre historischen Vorgänger, Die Welt, 11.2.1999.http://www.welt.de/archiv/1999/02/11/0211eu05.htm. Traduzione nostra.

2. Le vicende storiche relative alla regione del Kosovo sono ricostruite anche in un'intervista ad Armando Pitassio, Professore di Storia orientale all'Università di Perugia contenuta in Liberal, Il libro nero di Milosevic, allegato al n.59 di Liberal, 15, 22 aprile 1998, p.56ss.

3. Quelle bombe "permisero al presidente serbo di andare a Dayton e di parlare a nome di tutti i serbi (...) intascando subito il riconoscimento della Repubblica Srpska [di Bosnia]" permettendogli di "tornare a casa conservando tutti i poteri, nonostante i disastri che aveva provocato in Krajina e nella Slavonia orientale". Pinocchio, Ci siamo oppure ci facciamo?, in Kosovo. L'Italia in guerra. I quaderni speciali di LiMes, supplemento al n.1/99 di Limes - Rivista Italiana di Geopolitica, p.106.

4. Paolo Galimberti, intervenendo alla trasmissione "Jugoslavia - morte di una nazione" trasmessa da RAITRE il 10.05.99, ha definito la pace di Dayton una "pace finta, fittizia", riportando anche i contenuti di una conversazione con Holbrooke che confermano il totale rifiuto di Milosevic di parlare anche della situazione Kosovara per motivi storici-ideologici, economici e geostrategici.

5. Katja Ridderbusch, Aus Bosnien nichts gelernt, Die Welt, 15.2.1999 Traduzione nostra. http://www.welt.de/archiv/1999/02/15/0215fo05.htm.

6.Idem.

7. Si considerano solamente gli accordi strettamente correlati all'accordo fallito di Rambouillet del marzo 1998 che costituisce l'oggetto in senso stretto del presente studio. Per l'analisi dettagliata dei rapporti tra Kosovo e Serbia negli ultimi anni, in particolare agli sviluppi delle relazioni politche tra le province jugoslave, si rinvia al saggio di Arjan Konomi, Che cosa vogliono i kosovari, in Kosovo. L'Italia in guerra. I quaderni speciali di LiMes, supplemento al n.1/99 di Limes - Rivista Italiana di Geopolitica, p.49ss..

8. Essa è stata firmata dal ministro degli Esteri jugoslavo Jovanovic e dal capo dell'Osce Bronislav Geremek, ma è passata alla storia come "accordo Holbrooke-Milosevic". Il testo dell'accordo è stato pubblicato, tra l'altro, anche da Avvenimenti, 91, 18 aprile 1999, p.26ss..

9. Preambolo dell'accordo, quarto capoverso.

10. Articolo IV, punto 2 dell'accordo.

11. Articolo 1, punto 10 dell'accordo, che ne prevede anche la possibile proroga su richiesta congiunta del presidente in carica dell'Osce e del governo della RFJ.

12. Articolo III, punto 1 dell'accordo che si riferisce al cessate il fuoco stabilito dalle risoluzioni citate.

13. Durante la trasmissione Moby Dick trasmessa da ITALIA1 il 06.05.1999 un'inviata Osce che faceva parte della missione di verifica ha fatto notare come con "una strana commistione di ruoli il capo missione viaggiava su una macchina bianca delle Nazioni Unite contrassegnata tuttavia dalla bandiera americana".

14. Arjan Konomi, Che cosa vogliono i Kosovari, in Kosovo. L'Italia in guerra. I quaderni speciali di LiMes, supplemento al n.1/99 di Limes - Rivista Italiana di Geopolitica, p.54.

15. La prima difficoltà da affrontare è però antecedente all'apertura formale delle trattative e concerne la questione cruciale delle parti da invitare alle trattative. Alla fine viene invitato anche l'UCK, Ushtria Clirimtare ë Kosovoës, cioè l'Esercito di Liberazione del Kosovo. L'UCK nasce tra il 1992 ed il 1993 e costituisce il "braccio armato" dell'LPK, il Movimento popolare del Kosovo, uno dei partiti ostili alla politica nonviolenta moderata dell'LDK, il Partito Socialdemocratico di Katjusha Jashari, di cui Ibraim Rugova è esponente di punta. L'LPK, LDSH, il Movimento democratico albanese nato da una scissione dell'LDK e l'UCK in principio sostenevano apertamente una costituzione di una Grande Albania; in seguito rinunciano in parte al progetto geopolitico citato per conservarsi l'appoggio delle potenze occidentali. Per una ricostruzione completa del panorama partitico- politico del Kosovo (e dal quale sono tratte le informazioni qui riportate) si vedano comunque Arjan Konomi, Che cosa vogliono i kosovari, in Kosovo. L'Italia in guerra. I quaderni speciali di LiMes, supplemento al n.1/99 di Limes - Rivista Italiana di Geopolitica, p.50ss. e Branko Jokic, Il mistero dell'UCK, in La Notte del Kosovo. Indice internazionale, I libri di Internazionale 1/99, p.45ss.. L'invito al vertice di Rambouillet lo fornisce di una legittimazione internazionale pericolosa e dubbia sotto il punto di vista della rappresentativià democratica: infatti interlocutore da parte albanese avrebbe dovuto essere solo Ibrahim Rugova, rieletto Presidente nelle elezioni del 22 marzo 1998 (vedi tuttavia Branko Jokic, cit., p.46). Sulle trattative pende inoltre come una spada di Damocle l'autorizzazione della Nato al suo segretario Javier Solana di ordinare i bombardamenti su Belgrado nel caso le trattative non raggiungano i risultati sperati. Il consigliere per la sicurezza nazionale di Clinton, Sandy Berger, dichiara alla CNN che le trattative di Rambouille t costituiscono "l'ultima possibilità" di evitare i bombardamenti da parte dei Serbi. Rugova invece assicura la propria partecipazione, mentre l'UCK nella persona del suo rappresentante politico, Adem Demaci, si riserva di decidere in quanto contrariamente alla richiesta di indipendenza avanzata dallo schieramento al quale appartiene la base d'accordo preparata parla di una "autonomia sostanziale" della provincia kosovara. DW,Mehr Befugnisse fùr Solana, Die Welt, 1.2.1999, http://www.welt.de/archiv/1999/02/01/0201eu02.htm.

16. E' stato notato come le trattative di Rambouillet in realtà si svolgessero ben al di là delle mura del Castello: questo sia per un basso profilo politico-diplomatico dei rappresentanti serbi i quali in realtà erano meri esecutori degli ordini provenienti da Belgrado attraverso il Presidente del Consiglio dei Ministri serbo Milan Milutinovic, ma anche perché mentre i tre mediatori internazionali (Christopher Hill per gli Stati Uniti, l'incaricato speciale dell'Unione Europea Wolfgang Petritsch, ambasciatore austriaco a Belgrado e il diplomatico russo Boris Majorski) erano completamente assorbiti dall'attività di mediazione così da lasciare al ministro degli Esteri americano signora Albright il compito di fare pressioni sia sulla parte serba, minacciando l'inizio dei raid aerei, che sulla parte albanese, negando che gli Stati Uniti avrebbero assunto il ruolo di aviazione dell'UCK, come era nelle speranze dell'Uck. Katja Ridderbusch, Das große Trinken von Rambouillet oder di Konferenz, die keine war, Die Welt, 25.2.1999, http../archiv/1999/02725/0225eu02.htm.

17. Il comunicato è consultabile sull'indirizzo Internet della BBC, BBC Online Network, cliccando qui.
18. http://www.ecn.org/est/balcani/kosovo/kosovo26.htm"Il presidente Milutinovic ha dichiarato che "Belgrado è in qualche modo riuscita a salvare il documento politico ... ma non ha escluso un ulteriore accordo sul documento militare", eadem.

19. Infatti la dichiarazione ufficiale della delegazione albanese a Rambouillet parla di "unanimità nella decisione di firmare l'accordo tra due settimane".http://www.ecn.org/est/balcani/kosovo/kosovo26.htm nonché DW, Rambouillet - letzte oder vorletzte Chance für Kosovo - Parteien?, Die Welt 24.2.1999 http://w.../archiv/1999/02/24/0224au01.htm.

20. Albin Kurti, portavoce del rappresentante politico dell'UCK, Adem Demaci, il 23 febbraio ha tenuto una conferenza stampa riguardo all'esito di Rambouillet in cui dichiara che "gli albanesi del Kosovo non accetteranno il piano di Rambouillet per una soluzione pacifica della crisi perché non soddisfa nemmeno lontanamente le richieste avanzate in Francia dal gruppo di negoziatori guidato da Hashim Thaqi". Cfr. http://www.ecn.org/est/balcani/kosovo/kosovo26.htm.

Invece la BBC in Gabriel Partos, Analysis: the obstacles to a deal del 22.2.1999 mette l'accento più sulla indipendenza negata come motivo del mancato accordo. Tuttavia nell'articolo del 16.3.1999 Gabriel Partos, Analysis: The elusive peace deal si fa riferimento ad un comportamento ambiguo da parte dei rappresentanti albanesi tra le circostanze che hanno aiutato Milutinovic ad evitare (fino a quel momento) i raid aerei della Nato.

21. Il testo integrale dell'accordo di Rambouillet può essere scaricato, tra l'altro, da http://www.repubblica.it/online/dossier/rambou/rambou/rambou1.html. Per una visione globale dell'accordo si veda inoltre Gabriel Partos, Kosovo talks: what's on table?, Bbc online del 16.03.1999, all'indirizzohttp://news2.thdo.bbc.co.uk/hi/english/world/europe/newsid%5F297000/297866.stm.

22. La percentuale proviene citato articolo della BBC Online. NB: Qui si è ricorso al termine "cultura", mentre in altre occasioni si è usato, per chiarezza e semplicità espositiva, il termine "etnia". In realtà riteniamo pericoloso l'uso di quest'ultimo termine proprio perché traccia solchi che troppo facilmente possono essere prodromici ad operazioni di pulizia, appunto, etnica.



23. Intervista a Sergio Romano al Tg3 del 07.05.1999

24. Vedi anche note 13 e 20. Sulla legittimazione la Reuters il 22.02.1999 scrive: ".. Gli Stati Uniti gli [cioè a Hashim Thaqi, uno dei 15 componenti della delegazione albanese a Rambouillet, vicino all'UCK e ritenuto primus inter pares dei negoziatori. Nota nostra]hanno riservato una particolare attenzione durante le trattative, a spese di Ibrahim Rugova, il più noto politico albanese e un avvocato della non violenza come modo per conseguire l'indipendenza del Kosovo dalla Serbia". Sempre la Reuters il 23.02.1999 scrive: "Washington ha posto molte delle sue speranza nel ventinovenne commissario politico dell'UCK Hashim Thaqi. Albright l'ha preso sotto la sua ala e ha cercato di dargli l'immagine di un "Gerry Adams del Kosovo". http://www.ecn.org/est/balcani/kosovo/kosovo27.htm

25. Il Chapter 7, II prevede l'impegno delle parti a demilitarizzare le loro forze.

26. Xhavit Haliti, ambasciatore del governo del Kosovo di Hashim Thaqi a Tirana e uno dei componenti della delegazione albanese a Rambouillet, già in un'intervista a il Manifesto del 25 aprile 1999 alla domanda: "Ibrahim Rugova è un traditore?" risponde "Se è stato sincero, direi che è un traditore. Ma io non penso che sia un traditore, è un ostaggio del terrorista Milosevic. Era il Presidente del Kosovo, adesso è un semplice cittadino." La France Presse scriveva il 23.02.1999: "La spaccatura tra l'ala moderata e quella dura all'interno della delegazione albanese alle trattative per il Kosovo è andata ampliandosi nel corso della notte, appena poche ore prima della scadenza per un accordo, segnalano fonti vicine alle trattative. 'Le tensioni erano molto forti tra le due parti, che praticamente non parlavano più l'una con l'altra', dice una fonte europea vicina alle trattative. [...] I dissensi tra i moderati, rappresentati da Ibrahim Rugova, e i duri dell'UCK, ha riguardato in quale misura la posizione da adottare durante le trattative doveva essere intransigente. Rugova, a quanto si dice, è più possibilista riguardo alla bozza di piano di pace che chiede un'ampia autonomia per la provincia a maggioranza albanese durante un periodo temporaneo di tre anni, mentre i membri dell'organizzazione separatista UCK insistono su una garanzia scritta dei fatto che il loro obiettivo di piena indipendenza venga preso in considerazione.http://www.ecn.org/estlbalcanilkosovo/kosovo27.htm

27. Traduzione nostra. Vedi anche Luciana Castellina, Mettereste la vostra firma sotto quell'accordo?, http://arte.digiland.it/1221/rambouillet.htm.

28. Si parla a proposito del cd. Privilegio del Cermis. Vedi Luciana Castellina, cit. Agli articoli 9 e 10 del trattato si precisa che la Nato non sarà tenuta a pagare tasse così come ogni altro onere, fiscale o tariffario, o subire qualsivoglia controllo doganale; l'articolo 15 chiarisce che quando si parla di servizi si intende includere il pieno e libero uso delle reti di comunicazione, inclusa la tv e il diritto di usare l'intero campo elettromagnetico; e tutto ciò "free of costs", gratis. Inoltre, in relazione ai "rapporti di lavoro" la stessa appendice (paragrafo b) dell'articolo 20 che il personale locale eventualmente impiegato dalla Nato sarà soggetto esclusivamente alle "condizioni e ai termini stabiliti dalla Nato stessa". Inoltre l'articolo 21 afferma che la Nato è autorizzata a "detenere persone e a consegnarle al più presto alle autorità appropriata".

29. In particolare per stabilire se il trattato configuri una situazione di autonomia o di indipendenza l'analisi dovrebbe comprendere uno studio comparato con gli accordi fra Israele e l'OLP. Per questi ultimi vedi, fra gli altri, Fabio Marcelli, Gli accordi fra Israele e OLP nel diritto internazionale, Riv.dir.int.le, 1995, p.430ss. Vedi inoltre, per il diritto all'autodeterminazione, Arangio Ruiz, Autodeterminazione (diritto dei popoli alla), in Enciclopedia giuridica, IV, Roma 1988.

30. Il ministero degli Esteri americano ha così riassunto i punti principali del trattato: "Gli Accordi di Rambouillet costituiscono un'intesa ad interim della durata di 3 anni che provvederà a un'autonomia democratica, pace e sicurezza per tutti gli abitanti del Kosovo. L'autonomia democratica contemplerà tutte le questioni di importanza quotidiana per il popolo del Kosovo, quali l'istruzione pubblica, la sanità, e o sviluppo economico. Il Kosovo avrà un Presidente, un Parlamento, un proprio tribunale, un governo locale e istituzioni comunitarie nazionali. La sicurezza sarà garantita da truppe internazionali schierate sull'intero territorio del Kosovo. La polizia locale, in rappresentanza di tutte le comunità nazionali nel Kosovo, farà osservare le leggi ordinarie. Un'assemblea internazionale sarà convocata dopo 3 anni per definire una soluzione definitiva per il Kosovo. La volontà del popolo sarà un fattore determinante. L'autonomia democratica: Durante il periodo ad interim, i cittadini del Kosovo si autogoverneranno democraticamente con l'aiuto di istituzioni del Kosovo stesso. Il Kosovo avrà una Costituzione. La Costituzione richiede l'elezione democratica di un Presidente, di un Prima Ministro e di un Governo, di un Parlamento e di autorità pubbliche. Il Kosovo avrà la propria Corte suprema, la propria Corte costituzionale e altre Corti, i propri pubblici ministeri. Le elezioni avranno luogo entro i nove mesi dall'entrata in vigore del Trattato, sotto la sorveglianza della OSCE. Il Kosovo sarà autorizzato a emanare leggi , non soggette a modifiche da parte della Serbia o della Repubblica Federale della Jugoslavia, comprese le imposizioni di tasse, e a istituire programmi per promuovere lo sviluppo economico, scientifico, tecnologico, regionale e sociale. Le comunità nazionali del Kosovo potranno tutelare le proprie identità, incluse la salvaguardia delle loro lingue e la gestione di scuole e ospedali. Saranno garantiti i diritti umani e i diritti dei componenti di tutte le comunità nazionali. Il ruolo della comunità internazionale sarà dì garantire che questi provvedimenti vengano eseguiti. La sicurezza: Le Parti inviteranno la Nato a schierare una forza militare (Kfor) che sarà autorizzata a intervenire per garantire la conformità agli Accordi, tutelare le agenzie internazionali e fornire un ambiente sicuro per tutti. La sicurezza in Kosovo sarà gestita dallo Kfor. Le forze degli eserciti jugoslavi si ritireranno del tutto dal Kosovo, tranne una limitata forza di guardia ai confini (in azione soltanto entro 5 km dall'arca di confine) e personale di supporto. L'Esercito per la liberazione del Kosovo passerà la sicurezza nel Kosovo alle truppe nato e sarà demilitarizzato. La polizia locale assumerà tutte le operazioni di milizia nel Kosovo entro 1 anno, prorogabile per un periodo limitato soltanto da parte del Capo della Missione di Attuazione. Le procedure per una soluzione definitiva: Per una soluzione definitiva tre anni dopo l'entrata in vigore degli Accordi, un'assemblea internazionale sarà convocata per definire una procedura per una soluzione definitiva nel Kosovo, sulla base della volontà del popolo e delle opinioni delle autorità pertinenti." Traduzione di Walter Artur Gulia. Per un'analisi molto approfondita cfr. i links alla fine della pagina.

31. Traduzione nostra.

32. Si noti che il testo nulla dice se il "will of the people" riguardi la popolazione kosovara (serba ed albanese) oppure quella dell'intera Repubblica Jugoslava.

33. Del 23.02.1999.http://www.ecn.org/estlbalcanilkosovo/kosovo27.htm
 
Bibliografia