Introduzione
Durante il Seminario organizzato dalla Fondazione Lelio Basso e la Scuola Napoletana per il Diritto dei Popoli si sono toccate diverse tematiche riguardo il tema degli incontri. In particolare negli ultimi due appuntamenti coordinati dai professori F. Rigaux e J. Verhoeven si sono approfonditi i temi riguardanti le minoranze etniche.
E' stato puntualizzato che una parte non trascurabile dei movimenti migratori odierni sono causati da guerre e situazioni di instabilità politica, e fra queste ne è stata individuata una in particolare, il genocidio. Una pratica che risale probabilmente ai tempi delle conquiste occidentali legati alla scoperta dell'America, ma che solo piuttosto recentemente è stata ben definita e ne sono stati delineati i confini sia da un punto di vista teorico, sia da un punto di vista pratico.
Attraverso questa mia relazione cercherò di mettere a fuoco le caratteristiche socio-giuridiche di questo crimine, studiandone le caratteristiche, mediante lo studio dell'analisi che alcuni fra i più importanti esperti hanno portato avanti nel tempo. In seconda battuta osserverò in che maniera si è arrivati alla stesura di documenti di portata internazionale che hanno tentato di reprimere e punire il genocidio. Successivamente, aiutato dalle mie fonti bibliografiche, ho espresso un giudizio di valore su la più importante di questi strumenti, la Convenzione Contro il Genocidio delle Nazioni Unite. Non solo, ho ritenuto opportuno anche analizzare le proposte per un miglioramento di quest'ultima, prendendo in considerazione l'apporto che potrebbe portare la Corte Penale Internazionale, istituita con lo Statuto di Roma del 1998.
Quindi, obiettivo di questo mio paper, è fornire un quadro sufficientemente esaustivo riguardo le difficoltà che l'attuale legislazione internazionale comporta in materia di genocidio ed illustrare quali possano essere le modifiche da apportare.
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Conclusioni
Il genocidio è un crimine che si è manifestato sin dalla fine del Medioevo, ma solo con la Seconda Guerra Mondiale è stato preso in considerazione in quanto tale. Non solo, ma dalla seconda metà del Novecento ad oggi il problema si è rilevato di una complessità talmente rilevante che ancora oggigiorno la sua repressione e la sua prevenzione comportano grandissimi problemi. Siamo giunti ormai ad osservare parecchi i genocidi perpetrati a danno di diverse popolazioni sotto diversi punti di vista. Abbiamo assistito a stermini in tutte le parti del pianeta, addirittura la Turchia ha perpetuato due genocidi nei confronti di due diverse popolazioni (Armeni e Kurdi) nello stesso secolo.
Come mai nonostante un retaggio ricco di esperienze di questo tipo la Comunità Internazionale non è ancora riuscita a darsi delle regole precise?. Probabilmente perché si è sempre agito sotto considerazioni di tipo politico ed economico, tralasciando gli aspetti umanitari che sono, degli strumenti legislativi a disposizione, le basi insindacabili.
Per ovviare a questo problema non è necessario solo auspicare cambiamenti della Convenzione contro il Genocidio o sperare che la Corte Penale Internazionale istituita a Roma possa essere lo strumento necessario a risolvere tali problemi. Bisognerebbe che gli Stati più potenti cambiassero le loro politiche estere in virtù del rispetto dei diritti umani, ponendo in secondo piano gli aspetti speculativi che una politica liberista porta con sé inevitabilmente.
Solo in questo modo, a mio avviso, le proposte presenti in questo mio scritto risulterebbero davvero efficaci e crimini di questo genere risulterebbero più facili da reprimere e prevenire.
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