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L'Instance Equitè et Rèconciliation: l'esperienza marocchina :: Studi per la pace  
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ultimo aggiornamento: 12.03.2008
   
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Documento aggiornato al: 2005

 
Sommario

Le indagini dell'Instance Equité et Réconciliation (I.E.R.), si sono concentrate sulle pratiche delle persone scomparse, delle persone decedute durante i primi anni dell Indipendenza e nei centri di detenzione arbitraria, sulle agitazioni sociali (sommosse popolari) verificatesi in Marocco a partire degli anni 1960, sui centri di detenzione non regolamentati, nonché sulle violazioni dei diritti di alcuni cittadini marocchini residenti all estero.

 
Indice dei contenuti
 
1. Collettivo dei Difensori dei Diritti Umani Sahraui nel territorio del Sahara Occidentale sotto controllo marocchino. (El Ayoun, 8 gennaio 2003)

2.Comitato preparatorio dei Sahraui vittime della sparizione forzata e della detenzione arbitraria, usciti vivi dai luoghi marocchini di detenzione segreta. (El Ayoun, 30 novembre 2003)

3. COMMISSIONE PER L'EQUITÀ E LA RICONCILIAZIONE; RELAZIONE CONCLUSIVA (SINTESI)



 
Abstract
 

Collettivo dei Difensori dei Diritti Umani Sahraui nel territorio del Sahara Occidentale sotto controllo marocchino. El Ayoun, 8 gennaio 2003

«...le autorità marocchine hanno proceduto alla costituzione dell'Organismo Equità e Riconciliazione, incaricato di chiudere in maniera extragiudiziaria il capitolo delle gravi violazioni dei diritti dell'uomo e in particolare la sparizione forzata e la detenzione arbitraria. In questa occasione, il Collettivo dei difensori dei diritti umani sahraui nel territorio del Sahara Occidentale sotto controllo marocchino comunica all'opinione internazionale le sue riserve, relative alla costituzione dell'organismo in questione: l'organismo "Equità e Riconciliazione" è una commissione funzionale del Consiglio Consultivo dei Diritti dell'Uomo, una istituzione ufficiale marocchina dei diritti dell'uomo non rispondente alle norme esposte dalla Dichiarazione di Parigi, le quali regolerebbero la costituzione di istituzioni nazionali dei diritti umani; la creazione, da parte delle autorità marocchine, di questo organismo non è conforme alle direttrici universalmente conosciute per la formazione di commissioni di verità, incaricate del trattamento di dossier riguardanti violazioni gravi dei diritti umani; l'approccio dello stato marocchino per il trattamento del dossier sulle violazioni gravi dei diritti dell'uomo è restrittivo e contrario ai principi universali dell'accertamento della verità, i quali inquadrano il trattamento dei dossier relativi alle gravi violazioni sopra citate; il trattamento extragiudiziario del dossier sulle violazioni gravi dei diritti umani, adottato dalla suddetta Istanza va controcorrente rispetto al movimento internazionale di lotta contro l'impunità. I risultati delle investigazioni di questo organismo concernenti le violazioni gravi dei diritti umani commesse dalle autorità marocchine nel Sahara Occidentale, saranno certamente influenzati, per interferenza delle stesse autorità marocchine, da costrizioni e considerazioni relative alla prese di posizione ufficiali marocchine, sul conflitto politico-militare che il Sahara Occidentale conosce dal momento della sua annessione forzata al Marocco nel 1975.

Avendo espresso con chiarezza le sue riserve circa la costituzione dell'Organismo Equità e Riconciliazione, il Collettivo dei difensori dei diritti dell'uomo sahraui nel territorio del Sahara Occidentale sotto controllo marocchino, tiene a precisare ugualmente all'opinione internazionale che le gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità marocchine contro i civili sahraui sono direttamente legate al conflitto politico militare che la regione subisce dal momento della sua annessione forzata al Marocco nel 1975.

Quelle violazioni sono diverse e riguardano oltre alle sparizioni forzate e alle detenzioni arbitrarie, le seguenti gravi violazioni:
 Gli assassini di attivisti sahraui che militano a favore dell'autodeterminazione del popolo sahraui,
 il seppellimento di diecine di sahraui vivi in fosse comuni,
 il lancio in caduta libera di diecine di sahraui da aerei militari marocchini,
 il bombardamento di campi di civili sahraui con bombe vietate dalle leggi internazionali (napalm, bombe al fosforo bianco e a frammentazione),
 la costrizione per migliaia di civili sahraui di fuggire dal proprio territorio e vivere esiliati in condizioni di vita difficili nei campi profughi del territorio algerino,
 la deportazione di migliaia di nomadi e di contadini sahraui nelle città sotto controllo marocchino,
 la costrizione per 6000 studenti sahraui di interrompere il corso scolare per vedersi deportati in alcune città del Marocco col pretesto di integrare la loro vita professionale,
 la distruzione di tende, di abitazioni, mobilia di contadini e nomadi sahraui,
 la distruzione o l'avvelenamento di pozzi e di sorgenti,
 lo sterminio parziale per mitragliamento delle mandrie,
 la pratica delle torture più barbare spesso conclusa con la morte o con gravi conseguenze fisiche e psichiche a cui sono stati sottoposti centinaia di civili sahraui,
 il saccheggio delle risorse marine e delle miniere di fosfati, ecc. ecc.

Di conseguenza il Collettivo sahraui, pur non mettendo in dubbio l'integrità e l'onestà intellettuale dei difensori marocchini dei diritti umani costituenti il nocciolo duro dell'Organismo Equità e Riconciliazione, comunica all'opinione internazionale quanto segue: L'Organismo Equità e Riconciliazione non è abilitato a trattare con piena imparzialità i dossiers delle gravi violazioni dei diritti umani commesse dallo stato marocchino nel Sahara Occidentale; Fa perciò appello alla Comunità Internazionale e a tutte le potenzialità della Società Civile Mondiale affinché apportino il loro sostegno agli sforzi presso la Commissione per i Diritti Umani dell'ONU, in occasione della 60a sua sessione, per costituire una commissione d'inchiesta internazionale incaricata di stabilire la verità sulle gravi violazioni dei diritti umani commesse dallo stato marocchino nel Sahara Occidentale.

Comitato preparatorio dei Sahraui vittime della sparizione forzata e della detenzione arbitraria, usciti vivi dai luoghi marocchini di detenzione segreta.
El Ayoun, 30 novembre 2003.

Il comitato preliminare summenzionato, dopo aver esaminato e discusso circa la raccomandazione adottata dal Consiglio Consultivo dei Diritti dell'Uomo, concernente la creazione dell' organismo "Equità e Riconciliazione", in quanto approccio ufficiale avente lo scopo di voltare pagina per quanto riguarda le violazioni gravi dei diritti umani, attira l'attenzione sul fatto che questa raccomandazione interviene in un contesto in cui la regione del Sahara è soggetta a una politica deliberatamente fondata sulla restrizione delle libertà e segnata dalla dissoluzione delle associazioni, gli arresti, i processi politici iniqui, gli spostamenti abusivi di residenza, l'oppressione, l'intimidazione, la tortura, l'allontanamento dei militanti politici e sindacali così come dei difensori dei diritti umani nella regione, il divieto della libera circolazione e altre violazioni.

Il comitato preparatorio sottolinea quanto segue:
 Per l'organismo suddetto, il fatto di perseguire le ricerche concernenti i casi degli scomparsi la cui sorte sia sconosciuta costituisce un passo oggettivo. Il Comitato preparatorio riafferma l'interesse che questa questione riveste, in quanto prioritaria, e se ne rallegra nella misura in cui tali ricerche non porteranno unicamente alla lista dei 112 resa pubblica dal Consiglio Consultivo dei Diritti dell'Uomo nel settembre del 1998 e che aveva escluso i casi dei sahraui.
 L'adozione del concetto di riparazione dei danni subiti dalle vittime, la loro riabilitazione, il loro reinserimento ecc. costituiscono un approccio positivo che il Comitato accoglie favorevolmente nella misura in cui tale concetto sarà basato sulle regole e sui criteri delle Nazioni Unite relativi all'equità in favore delle vittime.
 L'approccio enunciato dal Consiglio Consultivo in questa raccomandazione concernente l'equità e la riconciliazione nasconde delle intenzioni perniciose, quali l'estorsione e il ricatto.
 La raccomandazione che determina il campo di lavoro dell'Organismo "Equità e Riconciliazione" interviene in contrasto con i principi e con obiettivi sui quali è basata la costituzione delle commissioni extragiudiziarie come essi sono riconosciuti su scala internazionale, ossia l'indipendenza, la trasparenza, le garanzie per i testimoni e il riconoscimento delle prove per garantire la possibilità di ricorrere alla giustizia.

 La rivelazione della verità, che costituisce il fondamento essenziale di ogni approccio che possa dare luogo alla soluzione equa del dossier delle violazioni gravi, è stata deliberatamente occultata nel testo della raccomandazione.

 Il fatto, per la raccomandazione, di riferirsi allo stesso principio arbitrale della commissione di arbitraggio precedente, il quale non è stato equo per le vittime, e di citare le regole di giustizia e di equità in maniera imprecisa e apocrifa, lascia presagire il fallimento di questo Organismo a questo riguardo, così come è stato il caso della commissione di arbitraggio precedente.

 Il fatto di limitarsi a determinare i luoghi di inumazione delle spoglie delle vittime, il decesso delle quali è riconosciuto, e a indicare tali luoghi ai loro cari per recarvisi è insufficiente come alternativa al riconoscimento delle spoglie e alla loro resa alle famiglie affinché esse siano inumate nel rispetto delle pratiche culturali e confessionali delle famiglie.
 L'obbligo di rendere conto per i responsabili di queste violazioni è un diritto consacrato alle vittime, che non si può loro estorcere. L'uso di espressioni tali come il rancore, la discordia e la vendetta, rispetto al divieto di invocare le responsabilità individuali, costituisce una intimidazione per le vittime, mirante ad impedire loro di ricorrere alla giustizia e che vilipende i difensori della lotta contro l'impunità.


COMMISSIONE PER L'EQUITÀ E LA RICONCILIAZIONE

RELAZIONE CONCLUSIVA

SINTESI


Capitolo I

L'Instance Equité et Réconciliation (I.E.R.), ovvero LA COMMISSIONE PER L'EQUITÀ E LA RICONCILIAZIONe è stata creata in un momento decisivo nella storia del Marocco, in seguito ai mutamenti politici avvenuti nel Paese. L obiettivo era di contribuire ad una risoluzione equa, giusta e duratura dei fascicoli legati alle gravi violazioni dei diritti umani che hanno segnato un epoca.

L esperienza inedita dell'I.E.R. si colloca tra le cosiddette Commissioni di verità e di Riconciliazione , nate in tutto il mondo e spesso costituite in un contesto di transizione sociopolitica basato sulla volontà politica di avviare, proseguire e portare a termine alcuni progetti di riforme.

L'I.E.R. si pone i seguenti obiettivi : valutare, ricercare, indagare, arbitrare ed esprimere proposte sulle gravi violazioni dei diritti umani commesse durante il periodo che va dall Indipendenza fino al 1999. Queste violazioni raggruppano tanto i casi di latitanza forzata quanto i casi di detenzione arbitraria. L'I.E.R. ha costituito alcuni gruppi di lavoro e commissioni ad hoc incaricati, a secondo delle loro competenze, di svolgere ricerche, studi ed indagini e di provvedere alla riparazione dei danni.

L'I.E.R. si prefigge di stabilire il tipo e il grado di gravità delle passate violazioni dei diritti umani (indagini, ricerca della responsabilità dello Stato, analisi dei rapporti ), di riparare i danni subiti e di rendere giustizia alle vittime; di elaborare la relazione conclusiva e di esprimere le raccomandazioni, di promuovere il processo di riconciliazione nazionale (contribuendo alla diffusione dei valori e della cultura dei diritti umani e della cittadinanza, promuovendo il dialogo tra la società e lo Stato, creando dei Centri per la tutela della memoria collettiva, divulgando l esperienza marocchina in materia, costituendo una banca dati per rimediare al vuoto creatosi negli archivi sulle gravi violazioni dei diritti umani, ecc.).

Per quanto riguarda il contesto di dette violazioni, l'I.E.R. sottolinea che le maggiori difficoltà incontrate riguardano principalmente il significato di contesto storico , la carenza dei dati riguardanti gli eventi legati alle violazioni e le contraddizioni esistenti tra le varie tesi su questi fatti.

Le gravi violazioni dei diritti umani commesse durante il periodo sopraccitato coincidono con una regressione delle garanzie giuridiche dei diritti e delle libertà fondamentali.

Il codice di procedura penale emanato nel 1959 riveste un importanza capitale nel contesto delle riforme legislative adottate nei primi anni dell Indipendenza, in particolare per quel che riguarda la tutela del diritto alla libertà, alla sicurezza delle persone e del diritto ad un processo equo. Tuttavia, gli emendamenti al codice operati nel 1962 e nel 1974 hanno leso questi stessi diritti.
D altronde, nei processi a carattere politico, numerose disfunzioni sono state rilevate dall'I.E.R., in particolare, il non-rispetto del principio di carattere pubblico delle udienze, la presenza massiccia delle forze dell ordine durante le udienze, il rifiuto di convocare i testimoni, le sentenze sommarie e sproporzionate rispetto alle accuse mosse contro gli indagati, ed i ricorsi presentati dagli indagati spesso svuotati del loro contenuto, ecc.

In merito all aspetto istituzionale, l'I.E.R. indica che le prime riforme legate ai diritti umani e alle libertà pubbliche avviate dopo l Indipendenza riguardavano tra l altro, la creazione del Consiglio Consultativo Nazionale e del Consiglio Superiore della Magistratura, l emanazione del dahir del 16 luglio 1957 sulle libertà sindacali, la Carta Reale che annunciava l instaurazione della democrazia e l esercizio delle libertà fondamentali, ecc.. nonché le varie Costituzioni e riforme costituzionali (degli anni 1962, 1970, 1972, 1992, 1996) avvenute in Marocco che hanno sancito una certa evoluzione.

Quanto alla società civile e ai partiti politici, essi hanno continuato la loro battaglia contro le violazioni dei diritti umani, segnata talvolta da alcuni mutamenti strategici.

Questa lotta ha infatti assunto più aspetti, talvolta rispettando le leggi vigenti, talvolta trasgredendole (denuncia di violazioni dai canali autorizzati, distribuzione di volantini, organizzazioni di sit-in e di scioperi, boicottaggio delle elezioni e dei referendum, ecc.) mentre il sistema multipartitico adottato dal Marocco contribuiva a garantire la continuità di questa lotta e la diversità della sua azione.

Inoltre, la lotta contro le violazioni dei diritti umani ha assunto numerose forme: è stata legata, in un primo tempo, all esigenza di un cambiamento politico globale, ed è stata considerata quindi come una priorità strategica prevalente sulla riforma della Costituzione. E diventata, in seguito, una lotta per il potere che ha consentito all opposizione di denunciare l incapacità dello Stato di garantire i diritti e le libertà e quindi di entrare nella competizione politica libera e democratica nell ambito delle istituzioni e delle leggi in vigore. Infine, è da considerare il ruolo delle donne nella lotta contro le violazioni dei diritti umani, in particolare per la fitta rete di solidarietà tra le famiglie dei detenuti e dei dispersi.

Per ricercare ed accertare la verità sulle gravi violazioni dei diritti umani, in particolare sui casi di latitanza forzata, l'I.E.R. si è ispirata ai principi della legislazione internazionale per il diritto alla verità, prendendo in considerazione i legami tra queste norme e il diritto alla riparazione e alla giustizia.

Durante le sue indagini, l'I.E.R. ha tenuto a coinvolgere tutte le persone interessate, le vittime e le loro famiglie, e ha adottato un metodo basato sulla raccolta e l analisi dei dati e delle testimonianze, sull esistenza di rapporti con i responsabili della sicurezza e sull organizzazione di visite in loco.

Le indagini dell'I.E.R., nel loro insieme, si sono concentrate sulle pratiche delle persone scomparse, delle persone decedute durante i primi anni dell Indipendenza e nei centri di detenzione arbitraria, sulle agitazioni sociali (sommosse popolari) verificatesi in Marocco a partire degli anni 1960, sui centri di detenzione non regolamentati, nonché sulle violazioni dei diritti di alcuni cittadini marocchini residenti all estero.

Detto ciò, il fascicolo dei detenuti deceduti durante la loro incarcerazione nei centri di detenzione non regolamentati a partire degli anni 60, ha focalizzato subito l attenzione dell'I.E.R. che si è prefissa l obiettivo di accertare la verità sul contesto e sulle circostanze delle latitanze forzate, sulle condizioni di detenzione delle vittime nei centri e sui luoghi di sepoltura delle persone decedute, nel tentativo di individuare le vittime.

Al termine dei suoi lavori, l' IER ha convenuto che è stato raggiunto un significativo progresso, tra il gennaio del 2004 ed il novembre 2005, sulle possibilità di accertare la verità sulle gravi violazioni dei diritti umani in Marocco.

Sulle persone decedute nei centri di detenzione, le indagini dell'I.E.R. hanno portato alla seguente conclusione : 32 decessi nel Centro di Tazmamert; 8 decessi tra cui una donna non identificata nel Centro di Tagounnit; 32 decessi nel Centro di Agdez; 16 decessi nel Centro di Kalaat Megouna ; un decesso nel Centro di Guerrama ; il decesso di un cittadino libanese nel Centro di detenzione presso la diga Mansour Eddahbi.

Nelle conclusioni dell'I.E.R., il numero di decessi registrati durante gli scontri sociali nelle varie regioni del Marocco negli anni 1965-1990, è stato anche rivisto al rialzo rispetto alle cifre ufficiali.

Sui 614 ricorsi relativi a casi di latitanza forzata presentati all'I.E.R., le indagini hanno consentito di accertare 63 casi di persone la cui la sorte non è stata rivelata, 268 casi di vittime decedute, 106 ricorsi non classificabili in questa categoria , mentre 167 ricorsi senza alcun legame con questa categoria.

Detto ciò, alcune difficoltà hanno ostacolato la ricerca della verità, tra cui e in particolar modo, l'inattendibilità di alcune testimonianze alle quali l'I.E.R. ha rimediato incrociando alcuni dati, lo stato pietoso degli archivi nazionali, quando c erano, la cooperazione non sempre soddisfacente degli apparati di sicurezza, l insufficienza delle testimonianze fornite dagli ex responsabili ed il rifiuto di alcuni di loro di contribuire allo sforzo per accertare la verità.

Inoltre, l'I.E.R. ha rilevato che le violazioni subite dalle donne non erano differenti da quelle inflitte agli uomini, furono a volte anche peggiori e di ogni tipo: umiliazione morale e fisica (insulti, tortura, violenza..). La commissione precisa inoltre che la riabilitazione dei danni morali, economici e sociali, nella loro umana dimensione, consente di definire un nuovo concetto di vittima in relazione con la sofferenza subita dalle donne.

Per quanto riguarda la riparazione dei danni, sul piano individuale o collettivo, l'I.E.R. ha considerato l indennizzo finanziario come un diritto fondamentale delle vittime di gravi violazioni e ha dato un importanza particolare anche alle altre forme di riparazione, come l integrazione sociale e la regolarizzazione della posizione amministrativa, professionale, finanziaria e giuridica. La commissione ha anche tenuto conto del fatto che accertare la verità e eliminare i postumi delle violazioni sono dei fattori importanti di cui tener conto nella riparazione dei danni.

Nell affermare che la riconciliazione consentirà di evitare che le violazioni commesse nel passato possano ripetersi, l'I.E.R. sottolinea che proseguendo e consolidando le riforme avviate dagli anni 90, si ha la garanzia di un maggior rispetto dell Uomo per il futuro. Per questo motivo, è stato deciso di organizzare alcune udienze pubbliche, esperienza inedita questa, per sostenere questo processo.

CAPITOLO II
VERITÀ E RESPONSABILITÀ IN MATERIA DI VIOLAZIONI

La relazione conclusiva dell'I.E.R. dedica a quest argomento tre titoli. Il primo titolo affronta i punti di riferimento fondamentali per i casi di latitanza forzata, di detenzione arbitraria e di tortura e maltrattamenti. Nel secondo titolo viene evocato il processo di risoluzione della questione delle gravi violazioni dei diritti umani. I titoli terzo, quarto e quinto sono rispettivamente dedicati al metodo di lavoro e alle vie investigative, ai risultati e alle conclusioni delle investigazioni sulle persone la cui sorte rimane incerta e all analisi delle violazioni e delle responsabilità.

Trattandosi della latitanza forzata, la relazione considera questo atto come una grave e complessa violazione dei diritti umani. Dato il carattere relativamente recente di questo tipo di violazione, nessun patto internazionale o regionale ne ha previsto il divieto esplicito, limitandosi alla consacrazione del diritto alla vita e al divieto della tortura e dei maltrattamenti. Solo il Tribunale Penale Internazionale ha ritenuto la nozione di latitanza forzata e l ha considerata come un crimine contro l umanità quando riguarda un insieme di Popoli. La legislazione nazionale in questa materia evidenzia una grave e palese lacuna, nel senso che il Codice di procedura penale non biasima gli atti che portano alla latitanza forzata quando essi vengono commessi da funzionari o agenti delle Autorità pubbliche.

La detenzione arbitraria, atto illegale di privazione della libertà, è oggetto, nel diritto internazionale, di numerosi provvedimenti: nell ambito della Dichiarazione universale dei diritti umani e nel Patto internazionale dei diritti civili e politici. Nella legislazione marocchina, l articolo 228 del Codice di procedura penale e l articolo 608 del nuovo codice, fanno un riferimento implicito alla detenzione arbitraria, evidenziando così una regressione rispetto all articolo 267 del vecchio codice di procedura penale del 1953.

Per quanto riguarda la tortura, se numerosi strumenti giuridici internazionali prevedono la sua penalizzazione in tutte le sue forme, in quanto trattamento crudele, disumano e degradante, il Codice di procedura penale marocchino considerava, invece, la tortura o gli atti di barbarie solo come circostanze aggravanti di un delitto. Grazie al nuovo codice penale del 1991 il giudice per l inchiesta preliminare fu autorizzato a richiedere l esame medico della persona indagata, effettuato da un medico-perito, ogni qualvolta gliene viene fatta la richiesta oppure quando lui stesso ha rilevato alcuni indizi giustificando detta visita.

Per la soluzione dei casi di latitanza forzata e di detenzione arbitraria, la relazione riassume i ruoli rispettivi del Governo, del CCDH [Consiglio Consultivo dei Diritti umani], del Parlamento e della società civile.

- A livello governativo, la relazione nota che questo argomento ha suscitato l interesse reale solo del Governo di alternanza. Infatti, il Primo ministro ha preso l iniziativa di costituire una commissione interministeriale da lui presieduta, incaricata di seguire gli sviluppi di questo dossier, ma purtroppo le riunioni non sono durate a lungo. Tuttavia, il Governo ha avuto il merito di risolvere la questione degli ex prigionieri politici in esilio e di destinare dei fondi per applicare le decisioni della commissione indipendente, incaricata dell indennizzo. Però, sul piano della comunicazione internazionale, il lavoro del Governo ha evidenziato alcuni errori di coordinazione e di precisione nelle statistiche.

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E nell ambito del CCDH che fu avviato il processo di risoluzione dei casi di latitanza forzata e di detenzione arbitraria. La commissione costituita a tale scopo dal CCDH è stata in grado di censire 112 casi di sparizione con i seguenti criteri internazionali :

- 56 casi di decessi tra cui uno straniero, - 12 casi di sopravissuti stabiliti in Marocco o fuori, tra cui uno straniero; - 44 casi di persone scomparse la cui sorte o la cui identità rimangono sconosciute.

Dal canto suo, il Parlamento ha istituito nel dicembre 1990, una commissione d inchiesta in seguito ad alcuni eventi verificatisi in alcune città del Marocco. La commissione ha determinato le cause degli eventi in questione e ha espresso alcune raccomandazioni in relazione con l esigenza di risolvere il problema cruciale dell alloggio sollecitando la Grazia Reale a favore dei condannati senza precedenti penali.

D altronde, la società civile è stata molto attiva in questo campo. L Ordine degli Avvocati, le famiglie ed i parenti dei detenuti politici, l Organizzazione Marocchina per i Diritti Umani (OMDH), l Associazione Marocchina dei Diritti Umani (AMDH), la Lega Marocchina per la Tutela dei Diritti Umani (LMDDH), la Commissione per la Difesa dei Diritti Umani, il Forum marocchino per la Verità e l Equità e le altre associazioni marocchine per i Diritti Umani all Estero, hanno tutti richiesto che luce sia fatta sulle gravi violazioni dei Diritti Umani, in particolare sulle sparizioni e sui casi di detenzione arbitraria, e hanno insisto sulla necessità di accertare le responsabilità e di punire i colpevoli.

Inoltre, un simposio nazionale sulle gravi violazioni dei diritti umani è stato organizzato nel novembre 2001 a Rabat su iniziativa dell AMDH, dell OMDH e del Forum marocchino per la Verità e l Equità. I partecipanti hanno, in quell occasione, criticato la posizione ufficiale delle Autorità su questo argomento.

Per quanto riguarda la metodologia e le vie investigative percorse, l'I.E.R. ha adottato un metodo basato sulla partecipazione di tutte le parti interessate e in particolare delle vittime o delle loro famiglie. Questo metodo consisteva nel :
- sistemare ed esaminare i dati raccolti dalle varie fonti; - registrare le dichiarazioni degli ex dipendenti della pubblica Amministrazione e di quelli attuali;
- consultare i registri ed i documenti in possesso delle Autorità pubbliche; - effettuare visite sul posto (centri di detenzione, luoghi di sepoltura .)
- contattare direttamente i responsabili della sicurezza.

L'I.E.R. ha inoltre operato una distinzione tra i casi di persone la cui sorte è sconosciuta e i casi speciali di violazioni adottando quest altro metodo:

- raccolta dei dati - analisi preliminare dei dati - ricezione delle dichiarazioni delle famiglie e delle vittime - raccolta dei dati provenienti da altre fonti - creazione di un dossier e di una scheda per ogni caso di persona scomparsa - consegna degli elenchi delle persone scomparse alle Autorità.

I risultati e le conclusioni delle indagini sulle persone date per disperse e sui casi particolari hanno dato l esito seguente :


- la sparizione ed il decesso delle persone durante i primi anni dell Indipendenza. Infatti, numerose persone sono state vittime di omicidi, di sequestri e di torture perché appartenevano ad alcuni gruppi politici, o ai movimenti di resistenza, o perché erano considerate come traditori o collaborazionisti con le Autorità occupanti.

I centri di detenzione censiti in questo ambito sono i seguenti . il Centro di Dar Bricha, il centro di Ghafsaï, 7° circoscrizione di Casablanca (CTM), il centro di Bouizakarn, e il centro di Tafenlit.

- gli eventi del 1981 a Casablanca : 69 decessi dovuti all utilizzo di armi da fuoco ; - le sommosse del 1984 in alcune città del Nord : Al Hoceima (12 decessi), Zaïo (1 decesso), Nador (16 decessi), Bninsar (1 decesso) Zghanghan (2 decessi), Berkane (2 decessi), Tangeri (1 decesso), Tetouan (13 decessi) Ksar Kebir (4 decessi).
- gli avvenimenti di Fes (1990) : 109 decessi

Risulta da un attenta analisi delle violazioni e delle responsabilità che :

- nei casi di latitanza forzata, c è stato un ricorso sistematico individuale e collettivo a questa forma di repressione in vista di intimidire gli oppositori politici e la società in generale. Ha persino interessato alcune persone ufficialmente detenute nella prigione centrale di Kenitra e persino alcuni studenti (Kalaâ Mgouna);

- nei casi di detenzione arbitraria, si è trattato principalmente di violazione flagrante delle disposizioni relative alla custodia cautelare e alle condizioni per i processi equi, nonché alle condizioni di detenzione e ai luoghi di detenzione (luoghi operativi come il 7° distretto di polizia di Casablanca, la Pretura di Derb Moulay Chrif e quei luoghi non operativi quali il Complesso di Rabat, il Corpus di Casablanca e i cosiddetti posti fissi come Dar el Mokri).

- nei casi di maltrattamenti, sono state applicate varie forme di tortura (materiale, fisica e psicologica) nei confronti dei detenuti.

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Capitolo III
EQUITÀ E RIPARAZIONE DEI DANNI SUBITI DALLE VITTIME

La relazione indica che l'I.E.R. ha mostrato un vivo interesse al problema della riparazione dei danni subiti dalle vittime di violazioni, nell intento di affrontare globalmente questa materia.

A questo scopo, l'I.E.R. ha preso in considerazione le esperienze delle analoghe commissioni nel mondo ed i passi compiuti in questo campo sul piano giuridico, ispirandosi anche all esperienza della Commissione indipendente di arbitraggio incaricata dell indennizzo delle vittime di latitanza forzata e di detenzione arbitraria, costituita in conformità con le Istruzioni Reali del 16 agosto 1999.

Riferimenti giuridici internazionali

La relazione precisa che a livello internazionale, l'I.E.R. si riferisce a numerose convenzioni e trattati relativi ai diritti umani, in particolare alla Convenzione europea di tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, alla convenzione americana dei diritti dell uomo, alla Carta africana dei diritti umani e dei Popoli, ai principi del Diritto internazionale umanitario, nonché alla Convenzione internazionale di lotta contro la tortura e le altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti.

Si evince da queste convenzioni che lo Stato è costretto ad indennizzare materialmente le vittime delle violazioni ogni qualvolta questo indennizzo si riveli impossibile da ottenere direttamente dai colpevoli o da qualunque altra parte.

Allo stesso modo, il Patto internazionale per i diritti civili e politici stipula che gli Stati hanno l obbligo di prendere le misure efficaci per rimediare alle violazioni dei diritti umani, e sottolinea la necessità di condurre un indagine esauriente e di versare alle vittime, oltre ad un indennizzo equo, anche la riparazione per gli altri danni.

Il Patto invita anche gli stati a prendere le misure adeguate tese a garantire il non ripetersi delle violazioni.

Dal canto suo, la Corte americana dei diritti umani, quando è stata chiamata a pronunciarsi sulle violazioni dei diritti umani in America Latina, ha ritenuto che oltre all indennizzo delle vittime, fosse necessario giudicare i colpevoli delle violazioni, poiché riteneva che questo provvedimento fosse parte integrante del processo di instaurazione della giustizia.

Valutazione delle esperienze internazionali

L'I.E.R. conclude che le esperienze limitate ad un indennizzo pecuniario non abbiano portato ad una soluzione globale della questione delle violazioni dei diritti umani.

L'I.E.R. raccomanda pertanto di non limitarsi all indennizzo materiale ma di dare la precedenza alla riparazione del danno morale, e di prevedere altre forme di riparazione sulla base dei principi di giustizia utile in un periodo di transizione, quale il riconoscimento della responsabilità e l accertamento della verità.

L'I.E.R. sottolinea altresì l esigenza di garantire un indennizzo materiale oltre che morale equo per tutte le vittime, al fine di raggiungere i tre seguenti obiettivi : il riconoscimento delle vittime in quanto cittadini, il rafforzamento del senso di solidarietà sociale e l accertamento della verità.

L'I.E.R. ritiene anche che il fatto di prendere in considerazione gli effetti indiretti delle violazioni avrà per conseguenza un forte aumento del numero dei destinatari dell indennizzo. Pertanto, l'I.E.R. suggerisce di precisare il concetto di vittima.

L'I.E.R. richiama l attenzione sul fatto che alcune esperienze nel mondo rivelano che le donne subiscono le conseguenze dirette e indirette delle violazioni dei diritti umani. Alcuni programmi hanno tentato di indennizzare le vittime indirette, tra cui le donne.

Esperienza della Commissione indipendente di Arbitraggio incaricata dell indennizzo delle vittime nei casi di latitanza forzata e di detenzione arbitraria

L'I.E.R. ritiene che il ruolo della Commissione di arbitraggio è stato cruciale nel processo di risoluzione delle violazioni passate dei diritti umani, poiché ha consentito di compiere passi importanti in materia di riparazione dei danni materiali subiti dalle vittime e di gettare le basi per il riconoscimento pubblico delle gravi violazioni dei diritti umani.

L'I.E.R. rammenta di avere tratto profitto dall esperienza di questa Commissione e di essere riuscita, grazie alle sue conclusioni a elaborare un nuovo concetto sulla riparazione dei danni.

Metodo adottato dall'I.E.R. in materia di riparazione dei danni

La filosofia dell'I.E.R. in materia di riparazione dei danni si basa sui principi di giustizia e di equità, sui provvedimenti della legislazione internazionale relativa ai diritti umani e della giustizia utile in un periodo di transizione, essendo sottointeso che l'I.E.R. concepisce la riparazione come un insieme di misure che lo Stato deve avviare per rafforzare l equità e rimediare alle gravi violazioni dei diritti umani.

Il metodo seguito dall'I.E.R. si basa sull accertamento della verità, sulla riabilitazione delle vittime e di tutta la società, e sul senso di equità, considerando la riparazione del danno come il riconoscimento ufficiale da parte dello Stato dello statuto di cittadino delle vittime.

Questo approccio mira anche a promuovere la riconciliazione dei marocchini con la loro storia e renderli partecipi all edificazione dello Stato di Diritto, alla promozione dei diritti umani. Altri obiettivi sono il consolidamento della solidarietà sociale, la presa in considerazione dello statuto particolare della donna nel processo e nell elaborazione delle proposte, che tendono a garantire la perennità degli effetti di tutte le forme di riparazione di un danno.

Sul concetto di riparazione di un danno collettivo, l'I.E.R. ha predisposto un meccanismo di intermediazione per la promozione dello sviluppo socioeconomico delle Regioni dove si sono verificate gravi violazioni dei diritti umani.

A tale scopo, l'I.E.R. ha coinvolto le sedi e gli attori della società civile attivi nel settore dello sviluppo locale e le agenzie operanti nelle Regioni interessate.

L'I.E.R. ha potuto quindi presentare alcune proposte tese a sostenere i progetti programmati in queste Regioni, al fine di dare al concetto di riparazione collettiva dei danni, una vasta portata socioeconomica.

La donna occupa un posto centrale in questa iniziativa, poiché l'I.E.R. ha raccolto tutti i dati sulle donne vittime di violazioni dei diritti umani, basandosi sulle visite in loco e sulle testimonianze raccolte durante le udienze pubbliche. Ha anche condotto un inchiesta nazionale sulle donne e sulla storia delle violazioni.

L'I.E.R. ritiene, inoltre, che la riabilitazione delle vittime non si limiti alla riparazione del danno morale e materiale, ma riunisca anche tutti i danni individuali inerenti alla posizione giuridica e amministrativa delle vittime, alla loro riabilitazione medica e al loro reinserimento sociale.

Provvedimenti a portata individuale e collettiva

Sul piano individuale, i programmi elaborati per la riparazione dei danni mirano soprattutto alla riabilitazione delle vittime, all indennizzo, al riadattamento medico-psicologico, al reinserimento sociale e alla soluzione dei problemi amministrativi, giuridici e professionali.

L'I.E.R. ha elaborato una serie di criteri precisi nonché una graduatoria per gli indennizzi a favore delle vittime o dei loro aventi diritto.

L'I.E.R. ha quindi ritenuto la privazione della libertà come un criterio comune e ha fissato i danni forfetari sulla base dei redditi persi, tenendo conto delle condizioni di detenzione e dell esistenza di altre esazioni come la tortura e l attentato alla dignità.

L'I.E.R. distingue anche tra i casi di latitanza forzata e di detenzione arbitraria, con riguardo alle gravi ripercussioni delle sparizioni, e prevede ulteriori indennizzi per i maltrattamenti e per attentato alla dignità, che vengono aumentati quando si tratta delle donne.

L'I.E.R. raccomanda inoltre di invitare le parti interessate a trovare le soluzioni al problema degli immobili di cui i proprietari denunciano il sequestro da parte dello Stato dopo che loro stessi o le loro famiglie abbiano subito delle violazioni.

L'I.E.R. prevede anche l indennizzo, a secondo della durata, per le persone che sono state costrette all esilio e per quelle costrette a nascondersi dentro il Regno.

Sul piano medico, il programma dell'I.E.R. prevede la copertura delle spese di ricovero, di assistenza medica e psicologica.

L'I.E.R. raccomanda altresì di consentire alle vittime la copertura delle spese mediche, iscrivendole agli istituti di previdenza sociale.

L'I.E.R. raccomanda anche di assicurare un coordinamento tra il Governo e il settore privato al fine di inserire le vittime nel tessuto economico e di reintegrarle nei loro posti di lavoro precedenti oppure di versare un indennizzo alle vittime che scelgono di non reintegrarlo .

Per le vittime senza alcuna formazione o professione o incapaci di esercitare un qualsiasi lavoro, l'I.E.R. prevede ili versamento di una pensione o la possibilità di seguire un corso di formazione specializzata, attraverso gli accordi con i ministeri interessati.

Sul piano comunitario, l'I.E.R. ha scelto il dialogo con gli attori della società civile, con le associazioni per lo sviluppo locale e per la tutela dei diritti umani, operanti nelle Regioni dove si sono verificate delle grave violazioni.

L'I.E.R. ha proposto al riguardo, di trasformare i centri segreti di detenzione arbitraria o di latitanza forzata in progetti socioeconomici o culturali, nell intento di preservare la memoria collettiva.

Metodologia adottata dall'I.E.R.

A causa del gran numero di ricorsi pervenuti (più di 20.000), l'I.E.R. si è adoperata in primis a classificare ed esaminare le istanze ricevute.

L'I.E.R. ha quindi classificato i ricorsi secondo la natura delle violazioni, la ripartizione geografica, la fascia di età delle vittime e le loro professioni, e secondo le richieste contenute.

L'I.E.R. si è quindi adoperata ad esaminare i documenti presentati dalle vittime e ha richiesto, all occorrenza, alle persone interessate di completare i loro fascicoli.

Per quanto riguarda i ricorsi ancora troppo imprecisi o incompleti, l'I.E.R. ha condotto delle indagini sui luoghi e ha ascoltato le testimonianze di persone direttamente o indirettamente coinvolte, e ha potuto quindi accertare la verità sulle violazioni.

Il gruppo di lavoro incaricato della riparazione dei danni ha, in seguito, elaborato delle decisioni relative agli indennizzi ed ha espresso delle raccomandazioni sulla riparazione degli altri danni collegati ai postumi medico-psicologici, all inserimento sociale e ai problemi amministrativi, professionali e giuridici ed infine sul sequestro dei beni delle vittime.

Il gruppo di lavoro ha anche interpellato alcuni medici periti per i problemi legati ai postumi delle violazioni di cui soffrono tuttora alcune vittime.

In seguito, l'I.E.R. ha adottato i progetti motivando le sue decisioni di accettazione o di rifiuto dei ricorsi.

Le statistiche fornite dalla relazione mostrano che il 58% dei ricorsi sono stati accolti mentre il 41,7% sono stati respinti per vari motivi.

Decisioni dell'I.E.R.

L'I.E.R. insiste sull importanza della motivazione delle proprie decisioni, volutamente molto precise in modo tale da farne uno strumento utile alla riabilitazione delle vittime.

Nei casi di latitanza forzata, l'I.E.R. ha deciso di indennizzare le vittime che sono state effettivamente rapite dai servizi dello Stato, sequestrate nei centri di detenzione illegali, alcune delle quali sono decedute a causa delle difficili condizioni di detenzione.

Per i casi di detenzione arbitraria senza processo l'I.E.R. ha deciso di indennizzare le vittime data la responsabilità dello Stato e le sofferenze da loro patite.

Trattandosi dei casi di detenzione arbitraria dopo sentenza, l'I.E.R. ha anche deciso di indennizzare le vittime per la prigionia senza rispetto delle procedure né della legislazione in vigore e per le violazioni dei loro diritti di cittadini e di esseri umani.

Per quanto riguarda i casi specifici di detenzione arbitraria per i quali l'I.E.R. non ha potuto ottenere le prove confermando o smentendo i fatti, l'I.E.R. ha ugualmente deciso di indennizzare le vittime basandosi sulla buona fede dei richiedenti.

In merito agli atti di violazione collettiva dei diritti umani, l'I.E.R. riconosce che ci sono state delle detenzioni arbitrarie e delle liquidazioni fisiche e anche feriti da armi da fuoco, durante gli eventi degli anni 1965, 1981 e 1990 verificatisi in alcune città del Marocco. In merito al principio di equità e con animo di riconciliazione, l'I.E.R. ha deciso di indennizzare le vittime.

Per quel che riguarda le persone costrette all esilio, l'I.E.R. ha potuto raccogliere le prove che esse sono state perseguitate per la loro militanza politica, sindacale o associativa, e poi condannate in contumacia. Pertanto, l'I.E.R. ha deciso di indennizzarle.

Allo stesso modo, l'I.E.R. ha deciso di indennizzare le persone costrette a nascondersi in Marocco per paura di subire esazioni da parte dei servizi dello Stato, per le sofferenze subite e le privazioni dei loro diritti di cittadini e di essere umani.

L'I.E.R. ha anche deciso di indennizzare gli aventi-diritto delle vittime colpite da armi da fuoco decedute, per la maggior parte, durante il tentato colpo di Stato di Skhirat nel 1971, considerando che questi eventi sono stati segnati da gravi violazioni dei diritti umani e che quelle detenzioni collettive sono avvenute sotto minaccia di armi, da parte di alcuni elementi dei corpi dello Stato.

Per quanto riguarda i casi dei detenuti nel centro di Takounite, l'I.E.R. ha condotto delle indagini attraverso le quali ha scoperto che le autorità arrestarono nel gennaio 1971, in occasione dell organizzazione del vertice islamico a Casablanca, un gruppo di mendicanti e di senzatetto trasportandoli in condizioni disumane a Takounite dove rimasero prigionieri per tre anni. Nonostante vengano riconosciute le responsabilità dello Stato, l'I.E.R. non ritiene che questi casi rientrino nel merito delle sue competenze poiché la maggior parte di queste persone non vennero arrestate per la loro militanza politica, sindacale o associativa. Tuttavia, l'I.E.R. ha deciso di presentare una istanza per riparare i danni subiti da queste vittime, viste le sofferenze e le privazioni da loro patite.

L'I.E.R. ha anche deciso di presentare una istanza speciale per riparare i danni subiti da alcuni civili che affermano di essere stati rapiti dal Polisario e detenuti per anni a Tindouf, benché questi casi non rientrino nell ambito delle competenze dell'I.E.R., in quanto le vittime non sono state rapite dai servizi dello Stato marocchino.

Inoltre, l'I.E.R. ha dichiarato di non occuparsi dei casi delle persone che affermano di essere state detenute in un campo militare nella regione di Takelfet nel 1967. Infatti, le indagini condotte dall'I.E.R. dimostrano che non si trattava di un campo militare bensì di un cantiere dell Entraide Nationale, tanto più che non c è allo stato attuale nessuna prova di violazione dei diritti umani.

Riguardo agli avvenimenti verificatisi nella regione di Azilal nel 1960, a seguito della rivoltadelqaid El Bashir eifattidi Moulay Bouazzanel 1973, dopol infiltrazionein Maroccodi gruppi armati di Libia, attraverso l Algeria, l'I.E.R. ha ricevuto richieste di alcuni abitanti di quelle regioni che affermano di essere stati obbligati a collaborare con le forze di sicurezza e di altri che riconoscono di avervi collaborato volontariamente.

L'I.E.R. ha ritenuto che tali avvenimenti non si inseriscano nell ambito delle sue prerogative e dichiara, quindi, che non sono di sua competenza. Raccomanda, tuttavia, che le regole giuridiche in vigore siano adattate a questo caso. L'I.E.R. ha inoltre deciso di risarcire le persone che forniscano prove di essere state effettivamente arrestate per aver rifiutato di collaborare con le forze di sicurezza.

L'I.E.R. ha infine dichiarato di non occuparsi dei casi degli ufficiali condannati a morte dal Tribunale militare che li ha giudicati in seguito al fallito tentativo di colpo di stato del 1971.

Non spetta all'I.E.R. il caso degli studenti dell Accademia di Harmoumou, arrestati dopo il tentativo di colpo di stato del 1971 e dichiarati innocenti dal Tribunale militare di Kenitra. L'I.E.R. ritiene infatti che questi arresti non siano stati motivati da una militanza politica, sindacale o associativa delle vittime.

L'I.E.R. ha ricevuto delle richieste di riparazione da parte di chi afferma di aver subito violazione dei diritti umani da parte delle autorità francesi o spagnole durante il protettorato. L'I.E.R. non si occupa dei danni subiti da queste persone e, in genere, degli ex resistenti.

L'I.E.R. non si occupa delle richieste che si riferiscono a fatti svoltisi dopo il 1999.

Non è di competenza dell'I.E.R. il caso delle vittime della cosiddetta campagna di risanamento poiché non si tratta di fatti che abbiano relazione con attività politiche, sindacali o associative.

Non sono di competenza dell'I.E.R., inoltre, le richieste di soluzione di problemi amministrativi così come i casi delle vittime di intossicazione da oli adulterati e di persone i cui casi sono stati giudicati dai tribunali.

Non sono di competenza dell'I.E.R. le domande dei prigionieri o delle loro famiglie che aspirano, di fatto, a beneficiare della Grazia Reale, nonché le richieste di coloro che hanno partecipato alla Marcia Verde e che domandano un risarcimento per questa loro partecipazione.

L'I.E.R. ha respinto le domande presentate da persone che affermano di essere state tenute prigioniere arbitrariamente ma che non portano elementi che possano dimostrare il carattere arbitrario della loro detenzione. L'I.E.R. ha ritenuto al riguardo che non si tratta di detenzione arbitraria in conformità con le disposizioni della legislazione nazionale ed internazionale in materia.

L'I.E.R. ha respinto inoltre le domande di riparazione presentate da chi afferma di aver perso beni mobili durante la detenzione arbitraria. L'I.E.R. ritiene che quanto asserito da queste persone non è credibile ed è privo di qualsiasi fondamento.

L'I.E.R. ha infine respinto le istanze presentate da alcune vittime che richiedevano di rivedere l importo dell indennità stabilita dalla Commissione indipendente di Arbitraggio.

Progetti proposti

Tra i vari progetti, l'I.E.R. ha proposto di creare un Museo Nazionale di Storia ed un Centro marocchino di Storia contemporanea, per poter elaborare programmi pedagogici per l insegnamento, potenziare la ricerca scientifica in questo campo e creare una memoria collettiva.

L'I.E.R. intende creare, inoltre, un Centro Archivi superiore per organizzare e preservare gli archivi nazionali.

L'I.E.R. intende realizzare numerosi progetti socioeconomici nella regione di Figuig per riparare i danni subiti dagli abitanti, tra cui opere idriche, istituti sanitari e culturali.

L'I.E.R. auspica inoltre di trasformare il centro di Kelaat M Gouna, le carceri segrete di Takounit, di Agdèz e di Derb Moulay Chrif in centri socioculturali.

Per la regione di Zagoura, l'I.E.R. invita a diffondere borse di istruzione superiore a favore degli studenti della provincia, ad annullare i debiti degli agricoltori, a migliorare le infrastrutture mediche e a promuovere l impiego.

Trattandosi del Rif, l'I.E.R. esorta a creare un centro di ricerche su Abdelkrim Khattabi, istituire un polo universitario a El Hoceima, avviare programmi sociali a favore delle donne e organizzare un esposizione nazionale itinerante su Abdelkrim Khattabi.

A Tazmamart, l'I.E.R. consiglia di costruire un ospedale ed una scuola e di asfaltare la strada che collega la regione alla strada provinciale n° 708.

L'I.E.R. propone inoltre di realizzare programmi socioeconomici a favore di Tan-Tan, Khénifra, Imilchil, Oulmès, Dar Bericha e Taklfeft.


Capitolo IV
I FONDAMENTI DEL RAFFORZAMENTO DELLA RIFORMA E DELLA RICONCILIAZIONE

A partire dagli anni Novanta, il Marocco ha assistito ad una serie di riforme guidate dallo Stato in collaborazione con le forze politiche e le componenti della società civile, in particolare con le associazione dei Diritti umani.

Tuttavia, anche il ruolo influente svolto dall opposizione è stato determinante nei richiami alle riforme nel far luce sulle violazioni di quei diritti e sulle lacune rilevate nelle garanzie giuridiche, riflettendo in tal modo la coscienza dell élite civile e giuridica sull importanza della cultura dei diritti umani.

Del resto, questi richiami alle riforme dimostrano i progressi registrati nella presa di coscienza della riforma democratica in Marocco.

Tali riforme hanno contribuito ad aprire diversi cantieri che hanno permesso al processo di soluzione delle passate violazioni dei diritti umani di progredire, facendo dell'I.E.R. uno degli strumenti della riforma.

Se l'I.E.R. presenta oggi le sue raccomandazioni sulle riforme essenziali perché non si ripeta più quel che è accaduto in passato, tiene a ricordare, nella stessa occasione, le riforme istituzionali, giuridiche e politiche realizzate dal Marocco direttamente legate al rafforzamento dei diritti umani e delle libertà individuali e collettive.

Queste riforme si riferiscono principalmente alla costituzionalizzazione dei diritti umani, soprattutto alla riforma costituzionale del 1992 con la quale si esprime l attaccamento del Marocco a questi diritti, in quanto universalmente riconosciuti, alla creazione di nuovi meccanismi che garantiscono questi diritti (un Consiglio costituzionale che ha tra i suoi compiti quello di controllare la costituzionalità delle leggi) e alle riforme giuridiche che intendono sancire quelle garanzie ed il principio di separazione dei poteri e di consolidamento delle prerogative della Camera dei Rappresentanti.

L impegno del Marocco per il rispetto dei diritti umani venne riaffermato dal fu Sua Maestà il Re Hassan II il quale sottolineò che, a partire dall elaborazione della recente Costituzione, il concetto dei diritti umani è diventato uno dei fondamenti del diritto internazionale .

Sua Maestà il Re Mohammed VI, che Dio L assista, ha fatto luce, in diversi Suoi discorsi, sul significato dell impegno costituzionale del Marocco in materia di diritti umani nelle sue dimensioni culturali, politiche e sociali, visto che questi diritti sono il frutto delle lotte e dei contributi di tutta l umanità.

Del resto, la riorganizzazione del CCDH ha notevolmente contribuito a riparare le passate violazioni dei diritti umani, poiché ha permesso di creare un ambito politico e giuridico adeguato considerato come un Parlamento di questi diritti, in cui sono rappresentate tutte le correnti politiche, ideologiche ed associative legate ai diritti umani.

Questo Consiglio ha la prerogativa di informare Sua Maestà il Re che Dio L assista su tutte le questioni relative alla difesa dei diritti e delle libertà dei cittadini, delle collettività e delle istituzioni e di sottoporre alla Discrezione Reale rapporti e proposte in merito.

La creazione di tribunali amministrativi ha permesso, d altra parte, di avviare una nuova giurisprudenza.

Tra le prerogative di questi tribunali, compare la valutazione delle richieste di annullamento dei procedimenti per eccesso e sviamento del potere da parte dell amministrazione, permettendo così ai cittadini di ricorrere a questi tribunali.

L azione della giustizia amministrativa ha confermato di fatto il suo ruolo determinante nella difesa dei diritti umani.

La creazione del Diwan Al Madalim (Ombudsman o Mediatore) le cui prerogative si riassumono nell opera di mediazione tra i cittadini e l amministrazione perché vengano rispettati i diritti dei primi.

Il riconoscimento dei diritti linguistici e culturali amazigh è stato, per diversi anni, tra le questioni rimosse. Inoltre, se ne occupavano elusivamente le élite politiche.

L IRCAM [Istituto Reale della Cultura Amazigh]è stata istituita da Sua Maestà il Re con lo scopo di affrontare politicamente con coraggio le questioni inerenti all ammodernamento della società.

Una delle prerogative di questa istituzione è salvaguardare la cultura amazigh ed il suo irradiamento nello spazio sociale e culturale sul piano nazionale, regionale e locale.

Trattandosi di riforme giuridiche fondamentali in rapporto alla difesa dei diritti umani, sono stati apportati negli anni 1991, 2002 e 2003, degli emendamenti al Codice penale.

Tali emendamenti riguardavano: il riconoscimento del principio di presunzione di innocenza, la durata della detenzione preventiva e le garanzie date agli imputati, in particolare il diritto alla difesa e ad un processo equo, condizioni di detenzione dignitose (legge sull organizzazione e sul funzionamento degli istituti penitenziari).

Questi emendamenti hanno permesso inoltre di considerare la tortura come un crimine punito dalla legge, in conformità con la Convenzione internazionale contro la tortura che il Marocco ha ratificato.

Sul piano delle riforme relative ai diritti e alle libertà pubbliche, rientra nell ambito dell allargamento dello spazio delle libertà pubbliche la revisione, nel 2001, del Codice della stampa.

Alcuni emendamenti riguardavano in particolare la soppressione o la riduzione delle pene privative di libertà in merito ai reati di stampa, e l attribuzione delle prerogative sia al potere esecutivo che alla Giustizia in materia di divieto e di interruzione dei giornali.

Per quanto riguarda la libertà di associazione e di riunione pubblica, la nuova legge rafforza il diritto alla libertà di riunione pubblica, di opinione e di espressione nonché alla libertà di associazione.

Il nuovo Codice della Famiglia garantisce ormai la parità dei sessi in materia di diritti civili, in particolare all interno dell istituzione familiare, e i diritti della donna e del bambino nel corso della vita coniugale e dopo il divorzio e la responsabilità condivisa dei coniugi nella gestione delle questioni di famiglia.

Per meglio assicurare la sua missione, l'I.E.R. ha coinvolto gli attori della società civile e politica nelle sue attività per garantire che non si ripetano più le violazioni del passato.

Infatti, l'I.E.R. ha tenuto in considerazione il contenuto dei memorandum fatti pervenire dalle associazioni nazionali dei diritti umani, dai rappresentanti delle vittime e da alcuni partiti in merito a delle proposte su una soluzione giusta ed equa delle passate violazioni dei diritti umani.

Nel suo desiderio di coinvolgere l opinione pubblica, l'I.E.R. ha organizzato delle udienze pubbliche nazionali sulle cause di queste violazioni e le loro ripercussioni sull evoluzione politica del Marocco.

Inoltre, sono state organizzate delle riunioni pubbliche durante le quali sono state esaminate proposte di riforma che avevano per obiettivo il rafforzamento dello stato di diritto.

I temi dibattuti durante queste riunioni riguardavano, tra l altro, la problematica della transizione democratica (sviluppo dei meccanismi d azione politica e costituzione di un governo nato dalla maggioranza parlamentare), l abbandono della violenza come strategia di gestione politica (modernizzazione della polizia), le riforme socioeconomiche (fine di una economia di rendita e dell emarginazione di alcune regioni) e culturali (lotta all analfabetismo, promozione della cultura dei diritti umani, riforma dell istruzione) e a livello giuridico, esecutivo e giudiziario (riforma della Giustizia e consolidamento della democrazia e dello Stato di diritto).

Questi fatti costituiscono un evento storico eccezionale poiché il Marocco ha avviato la riconciliazione e la transizione democratica nell ambito della continuità del suo regime politico, indipendentemente da quelle pressioni esterne che introducono riforme politiche nel mondo arabo.

Inoltre, i partecipanti hanno sottolineato, nel corso di queste riunioni, il bisogno dei partiti politici e degli attori sociali di aprire il fascicolo delle violazioni e di interrogarsi sui propri errori, poiché lo Stato non può assumersi da solo la responsabilità di queste violazioni.

In merito alle raccomandazioni finali, l'I.E.R. si è basato sui seguenti contesti: la scelta dello Stato di rafforzare il processo di riforme in atto e di proseguire sulla via della difesa dei diritti umani.

Tali raccomandazioni si basano sulla volontà politica ad alto livello che mira a consolidare lo stato di diritto, il richiamo di Sua Maestà il Re alla riforma della giustizia, le dimensioni umane dell Iniziativa nazionale di sviluppo umano (INDH), la modernizzazione dell apparato giuridico relativo alle libertà pubbliche, del codice penale e del codice della famiglia.

Non spetta all'I.E.R. prendere posizione sui punti di vista politici relativi alla revisione della Costituzione.

Ma, l'I.E.R. propone nell ambito delle sue riflessioni in merito, di rafforzare i diritti umani e migliorare la gestione della sicurezza durante le crisi, di esprimere, nella Costituzione, il contenuto delle libertà pubbliche e dei diritti fondamentali, di consolidare i meccanismi di controllo della costituzionalità delle leggi e dei regolamenti, di condannare la latitanza forzata e la detenzione arbitraria, la tortura e qualsiasi crimine contro l umanità e di vietare qualsiasi forma di segregazione, di rafforzare le garanzie costituzionali sulla separazione dei poteri, in particolare la Giustizia (indipendenza del Consiglio Superiore della Magistratura).

In questo stesso contesto, l'I.E.R. propone garanzie costituzionali per la parità tra uomo e donna, l allargamento della pratica parlamentare in materia di interrogazione e di ascolto dei responsabili del servizio di sicurezza ed infine il riconoscimento della responsabilità del governo nel campo della difesa dei diritti umani e della preservazione della sicurezza dell ordine pubblico.

L'I.E.R. propone, inoltre, che il Primo Ministro riferisca, dopo aver presentato questa relazione conclusiva, davanti al Parlamento e presenti le scuse ufficiali del governo, per le responsabilità dello Stato sulle passate violazioni dei diritti umani.

Raccomanda, inoltre, di rafforzare il rispetto dei diritti e degli interessi dei MRE [Marocchini Residenti all Estero] e di prendere dei provvedimenti che abbiano per obiettivo la riabilitazione dei cittadini sahrawi sequestrati nei campi del Polisario ed il risarcimento dei danni subiti in seguito a tale sequestro.

L'I.E.R. raccomanda, infine, di riorganizzare gli archivi di Stato per accertare la verità di alcuni casi rimasti ancora in sospeso, e di proseguire le indagini onde scoprire i luoghi di sepoltura di quei casi tuttora irrisolti.


Capitolo V
L'ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO E LE ATTIVITÀ DELL'I.E.R.

1. Organizzazione del lavoro ed amministrazione dell'I.E.R.

L organizzazione interna del lavoro

Il presidente: supervisiona i lavori dell'I.E.R., presiede le riunioni e ne è il portavoce.
Inoltre, supervisiona e si aggiorna di tutti i contatti che l'I.E.R. intraprende con i dipartimenti governativi e le autorità pubbliche ed amministrative interessate.

Il gruppo di lavoro: Gruppo di lavoro incaricato di procedere alle inchieste (Ha il compito di condurre inchieste riguardo ai casi ancora irrisolti di latitanza forzata, di raccogliere qualsiasi informazione e dichiarazione riguardante le gravi violazioni del passato); Gruppo di lavoro incaricato delle riparazioni (Ha i seguenti compiti: proseguire l azione della sopraccitata commissione indipendente d arbitraggio riguardo l indennizzo dei danni materiali e morali subiti dalle vittime della latitanza forzata e della detenzione arbitraria e i loro aventi diritto, sulla stessa base arbitrale e sui principi di giustizia e d equità, e di provvedere alla riparazione degli altri danni subiti dalle vittime della latitanza forzata e della detenzione arbitraria); Gruppo di lavoro incaricato degli Studi e della Ricerca (Ha per compito quello di effettuare ricerche e studi necessari all adempimento della missione dell'I.E.R. e di unire e analizzare le informazioni, i dati e le conclusioni dei diversi gruppi di lavoro nella prospettiva di elaborare una relazione conclusiva).
Le commissioni ad hoc: trattano questioni particolari e vengono costituite secondo il grado di avanzamento dei lavori dell'I.E.R.; Commissione del piano d azione; Commissione di codificazione e valutazione dell esperienza della Commissione d arbitraggio; Commissione dello studio delle questioni giuridiche legate alle attribuzioni della Commissione; Commissione del sistema d informazione; Commissione delle udienze pubbliche, commissione dei dibattiti tematici; commissione dell elaborazione delle modalità di riparazione ed infine la Commissione sulla relazione conclusiva.
La commissione di coordinamento: presieduta dal Presidente dell'I.E.R., organizza delle riunioni alle quali partecipano i relatori dei gruppi di lavoro, i due relatori generali dell'I.E.R. e tutti i membri dell'I.E.R..

Le riunioni dell'I.E.R. ed i suoi gruppi di lavoro

Per quanto riguarda l'I.E.R., essa ha organizzato le sue riunioni plenarie in media una volta al mese, dal 7 gennaio 2004, data in cui è stata fondata da Sua Maestà il Re. Ha inoltre tenuto delle riunioni plenarie per esaminare questioni particolari, soprattutto quelle relative al piano d azione, alla strategia di comunicazione, alle udienze pubbliche, alle problematiche giuridiche, al concetto per l'I.E.R. di risarcimento dei danni subiti e all elaborazione della relazione conclusiva.
Per quanto riguarda i gruppi di lavoro, ciascuno di essi si è riunito secondo la cadenza
(settimanale, bimensile o mensile) dettata dal tipo di missione conferita.

L amministrazione dell'I.E.R.

Per compiere soddisfacentemente la propria missione, l'I.E.R. si è dotata di un organizzazione amministrativa flessibile, composta da quadri amministrativi, tecnici ed agenti, con l assistenza di esperti e consulenti. Con un numero di 319 unità, essa ha subito diverse ristrutturazioni (4 fasi) in base all avanzamento dei lavori dell'I.E.R..

In maniera generale, la struttura amministrativa dell'I.E.R. può essere ricondotta ad unità amministrative legate a gruppi di lavoro o incaricate della gestione delle questioni di carattere orizzontale e da unità e commissioni amministrative o tecniche incaricate di questioni particolari.

II. Il piano d azione e le attività dell'I.E.R.

Le premesse:

Rafforzare e consolidare le conquiste e perfezionare una equa soluzione extragiudiziaria alle gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani avvenute nel passato, nelle quali emerge, positivamente o negativamente, la responsabilità dello Stato, nell ambito di un approccio d insieme che abbia come obiettivo quello di rimarginare le ferite del passato, riparare i danni, accertare i fatti e trarre gli insegnamenti dal passato per riconciliare i marocchini sia con la storia che con loro stessi e liberare le loro energie creative.

Gli obiettivi strategici

Definizione della natura e della portata delle violazioni, riparazione dei danni ed imparzialità nei confronti delle vittime; elaborazione di una Relazione Conclusiva; avvio di una dinamica di dialogo e di riflessione collettiva sulle basi della riforma e della riconciliazione e la promozione dei diritti umani.

Per realizzare questi obiettivi, è stato elaborato un piano d azione generale, completato da alcuni piani d azione a fasi o tematici, la cui realizzazione è stata intrapresa in collaborazione con tutte le componenti della società.

Il piano d azione e le mansioni temporali dell'I.E.R.

L'I.E.R. si occupa di tutto il periodo che va dall indipendenza alla fine degli anni Novanta (dal 1956 al 1999). Vista la lunga estensione di questo arco di tempo (43 anni), si sono avuti dei problemi nel raccogliere le informazioni.

Principali assi d attività e loro significati

L azione dell'I.E.R. si inserisce nel quadro generale della preservazione della memoria in quanto missione orizzontale dal triplice obiettivo (pedagogico, di tutela del futuro e di riscrittura della Storia) e la promozione dei cantieri di cambiamento e delle riforme per non ripetere ciò che è accaduto in passato.

In questo senso, è stato intrapreso un laborioso lavoro di indagine (analisi dei fascicoli, ricerche sul campo, studi specialistici), elemento essenziale nel processo della verità, che ha permesso di costituire un importante banca dati, parallelamente allo sviluppo di una concezione globale ed avanzata sulla riparazione; senza dimenticare lo sforzo di comunicazione verso le vittime, le loro famiglie, la società civile e l opinione pubblica.

Per permettere tutto questo, le attività dell'I.E.R. sono state articolate su diversi assi: Testimonianza delle vittime e delle loro famiglie, visite ai centri illegali di detenzione segreta o di latitanza forzata (Dar Bericha, Tazmamart, Derb Moulay Chrif ) e proposte di convertirli in progetti culturali e socioeconomici in modo da preservare positivamente la memoria, inchieste ed analisi nei campi inerenti alla storia e alla memoria, la diffusione di quest ultima attraverso l espressione pubblica.

La cooperazione ed i partenariati per la realizzazione del piano d azione

Partendo dal fatto che il progetto d equità e di riconciliazione non riguarda unicamente le vittime e le loro famiglie, bensì tutta la società, l'I.E.R., per cautela (le vittime al centro delle preoccupazioni, limitazione dei tempi d attesa, particolare interesse dato all assistenza psicologica, sforzo di comunicazione .) ha provveduto a coinvolgere il maggior numero di persone: ovviamente le vittime per render loro onore attraverso 7 udienze pubbliche organizzate dal 21 dicembre 2004 al 3 maggio 2005, in sei province del Marocco (Rabat, Figuig, Rachidia, Marrakech, Khénifra, El Houcima), le organizzazioni della società civile (associazioni dei diritti umani, associazioni dello sviluppo locale), i poteri pubblici (amministrazione territoriale, esercito, ministero della Sanità ), la classe politica e le organizzazioni sindacali, le università ed i centri di ricerca scientifica e le commissioni di perizia internazionale (Centro Internazionale di Giustizia utile nel momento di transizione).

Le tappe della realizzazione del piano d azione

Aldilà di un approccio cronologico, le attività dell'I.E.R. sono state caratterizzate da 4 tappe: dall esame della richiesta all analisi dei contesti e dei fatti e all approfondimento della ricerca dei fenomeni (pre-analisi ed istruzione dei fascicoli), dalla vittima individuale alla vittima collettiva verso un miglioramento nel campo della riparazione (concetto avanzato di riparazione, tratto dalla natura extragiudiziaria dell'I.E.R.), dall accertamento della verità sulla natura e la portata delle gravi violazioni all instaurazione delle basi della riconciliazione (la sorte delle persone date per disperse, morte o in vita) ed il completamento della missione dell'I.E.R. per garantire che non si ripetano le violazioni (relazione conclusiva dell'I.E.R. e il dopo IER).

III-Il sistema di documentazione e di informazione

Documentazione ed archivio

Grande interesse è stato dedicato a questo aspetto del lavoro dell'I.E.R., date le sue implicazioni sulla preservazione della memoria istituzionale dell'I.E.R. e, attraverso essa, la memoria collettiva, nella prospettiva di mettere a disposizione del pubblico, rispettando la legislazione nazionale e la vita privata, l importante banca dati dell'I.E.R., grazie agli sforzi impiegati dalla sua unità di documentazione e d archivio.

Il sistema d informazione

Grazie a questo competitivo sistema d informazione conforme agli standard internazionali, l'I.E.R., mobilitando notevoli risorse umane (più di 100 quadri) e materiali (più di 50 computer collegati ad un computer centrale) ha potuto non solo trattare ed utilizzare i fascicoli e le richieste che le sono state sottoposte (circa 20.046) ma anche raggiungere un importante traguardo, nonostante le difficoltà incontrate (a livello della gestione dei fascicoli, dell analisi, del controllo e la raccolta delle informazioni, l accoglienza e l udienza nella sede dell'I.E.R.): la costituzione, a partire dalle schede d informazione, frutto di un laborioso sforzo teorico e tecnico, di un importante banca dati, facilmente consultabile, sulle vittime delle gravi violazioni dei diritti umani (struttura socioeconomica e demografica delle vittime, avvenimenti e violazioni).

A tal proposito, l'I.E.R. ha consigliato che questa banca dati sia affidata ad una fondazione per essere preservata, nella prospettiva che possano accedervi liberamente i ricercatori, per studi nel campo dei diritti umani, ed il pubblico, sia a livello nazionale che a livello internazionale.

IV. La strategia di comunicazione

Contesto ed obiettivo della strategia di comunicazione

Elaborata durante la sua 6° riunione, in un contesto logico di efficienza, di flessibilità,
d assistenza e di protezione, considerando sia il contesto particolare (processo di risoluzione del fascicolo delle violazioni passate) che il contesto generale politico e sociale, attraversato da tendenze diverse, la strategia di comunicazione e di informazione dell'I.E.R. ha come scopo principale coinvolgere tutte le componenti della società in questa opera di Verità, Equità e Riconciliazione.

I destinatari

Le vittime, le organizzazioni della società civile, i poteri pubblici, la classe politica e le organizzazioni sindacali, l opinione pubblica nazionale ed internazionale, la stampa nazionale e locale, le università ed i centri di ricerca scientifica e le strutture scolastiche e di formazione.

I supporti utilizzati

Oltre ad attività pubbliche (conferenze stampa, comunicati, udienze pubbliche ) o particolari (contratti con una società di pubblicità, preparazione di un bollettino elettronico periodico..), diversi erano i supporti impiegati: le due reti televisive nazionali, la radio nazionale e le stazioni regionali, il sito Internet dell'I.E.R. (http//www.ier.ma)


Capitolo VI
APPENDICE: STUDIO DELLE CONDIZIONI DI SALUTE DELLE VITTIME DI VIOLAZIONI

In quest appendice alla Relazione conclusiva, l'I.E.R. ha condotto uno studio sulla condizione di salute delle vittime delle gravi violazioni dei diritti umani.

Questo studio, basato sui dati contenuti negli archivi medici dei dossier delle vittime, intende determinare la natura e la portata delle malattie di cui soffrono le vittime per poter elaborare strategie ed alternative per la copertura permanente delle spese mediche degli interessati e dei loro aventi diritto, nell ambito del processo di riparazione affidato all'I.E.R..

Lo studio intrapreso da medici qualificati della Sanità pubblica nel giugno 2005 su 15.592 vittime ha dimostrato che 9.992 persone ovvero il 64,1% dei casi soffre di diverse malattie.

La malattie più diffuse sono le malattie croniche quali le infiammazioni articolari, i reumatismi, il diabete; l ipertensione arteriosa, le cardiopatie e le malattie dei vasi sanguigni, le malattie dell apparato respiratorio, le psicosi e malattie nervose ed i postumi dovuti a traumi e a shock. Tali malattie e postumi devono essere seguiti da un medico specialista o necessitano di un trattamento di lunga durata, tenendo presente che per alcune vittime l aggravante è data dall età (il 40% ha più di 60 anni).

Per rispondere alle esigenze degli interessati rispettandone la dignità, la relazione conclusiva dell'I.E.R. raccomanda di realizzare un meccanismo speciale e globale per la copertura delle spese mediche. Tale meccanismo deve distinguere tra il bisogno di risarcire i danni ed il fatto che gli interessati vengano ammessi a beneficiare della copertura medica.

La relazione raccomanda di conseguenza che:

- le vittime e gli aventi diritto vengano integrati nel regime di copertura medica di base istituito con la legge n° 65-00;
- venga creato un organismo permanente d orientamento ed assistenza delle vittime;
- ci si occupi urgentemente ed immediatamente di alcune vittime; - vengano valutati i bisogni delle vittime per quel che riguarda le cure e la riabilitazione fisica e psicologica;
- si stabiliscano adeguati programmi di riabilitazione psicologica.

 
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