Diritto internazionale dei diritti umani e dei conflitti armati: guerra e pace
Antica Babilonia - Partecipazione italiana al conflitto iracheno :: Studi per la pace  
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ultimo aggiornamento: 12.03.2008
   
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Documento aggiornato al: 2005

 
Sommario

Nel quadro della teoria della cd. guerra globale al terrorismo, una coalizione anglo-americana ha dato avvio nel mese di marzo 2003 all'Operazione "Iraqi Freedom". Il 1 maggio 2003 è iniziata la fase cd. "post conflitto", che si pone come obiettivo la creazione delle condizioni indispensabili allo sviluppo politico, sociale ed economico del paese. Di seguito una selezione di atti, politici e normativi, rilevanti per la partecipazione italiana, denominata "Antica Babilonia".

 
Indice dei contenuti
 
1. Comunicato del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi - Roma, 19 marzo 2003

2. Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri onorevole Silvio Berlusconi sulla crisi irachena alla Camera dei Deputati - 19 marzo 2003

3. Risoluzione 1472 (2003) - Adottata dal Consiglio di Sicurezza il 28 marzo 2003

4. Camera dei Deputati: Comunicazioni del Governo in merito ad un intervento di emergenza umanitaria in Iraq - Roma, 15 aprile 2003

5. Comunicazioni su "L'impiego di un contingente militare nell'ambito dell'intervento umanitario italiano in Iraq" del Ministro della difesa, On.le Prof. Antonio Martino, alle commissioni esteri e difesa del Senato e della Camera, riunite in seduta congiunta Roma, 14 maggio 2003

6. Legge 1 Agosto 2003, n. 219 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 191 del 19 agosto 2003

7. Risoluzione 1511 (2003) - Adottata dal Consiglio di Sicurezza il 16 ottobre 2003

8. Risoluzione 1546 (2004) - Adottata dal Consiglio di Sicurezza il 8 giugno 2004
 
Abstract
 

1. Comunicato del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi - Consiglio Supremo della Difesa - Roma, 19 marzo 2003

Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha presieduto oggi, al Palazzo del Quirinale, una riunione del Consiglio Supremo di Difesa, convocata ai sensi dell'articolo 1, lettera a), della legge 18 febbraio 1997, n.25, per l'esame della posizione dell'Italia sulla crisi irachena.

Hanno partecipato i componenti del Consiglio: On. Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Franco Frattini, Ministro degli affari esteri, On. Giuseppe Pisanu, Ministro dell'interno, On. Antonio Martino, Ministro della difesa, On. Antonio Marzano, Ministro delle attività produttive, Gen. Rolando Mosca Moschini, Capo di Stato Maggiore della difesa. Su invito del Presidente della Repubblica erano inoltre presenti l'On. Gianfranco Fini, Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, l'On. Rocco Buttiglione, Ministro per le politiche comunitarie e il Dott. Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Hanno altresì presenziato alla riunione il Dottor Gaetano Gifuni, Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, e l'Ammiraglio Angelo Mariani, Segretario del Consiglio Supremo di Difesa.

Dopo una introduzione del Capo dello Stato e dopo le relazioni svolte dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai Ministri degli affari esteri, della difesa e dell'interno, alle quali è seguito un ampio e approfondito dibattito, il Consiglio Supremo di Difesa ha preso atto delle seguenti proposte che il Governo, a conferma della posizione assunta fin dall'inizio della crisi, intende sottoporre al Parlamento per le valutazioni di carattere politico e costituzionale che competono al Parlamento medesimo:

1. esclusione della partecipazione alle azioni di guerra di militari italiani;
2. esclusione della fornitura e della messa a disposizione di armamenti e mezzi militari di qualsiasi tipo;
3. esclusione dell'uso di strutture militari quali basi di attacco diretto ad obiettivi iracheni;
4. qualificazione della posizione italiana - conformemente alle statuizioni che precedono - come non belligerante;
5. mantenimento dell'uso delle basi per le esigenze di transito, di rifornimento e di manutenzione dei mezzi, nonché dell'autorizzazione al sorvolo dello spazio aereo nazionale;
6. rafforzamento degli apparati di protezione delle basi medesime. Nel corso della discussione è stato unanimemente riconosciuto che, stante il carattere fondamentalmente parlamentare dell'ordinamento disegnato dalla nostra Costituzione, la determinazione dell'indirizzo politico, compreso l'impiego delle Forze Armate e delle loro strutture, spetta al Governo e al Parlamento collegati tra loro dal rapporto di fiducia, anche per quanto riguarda i profili costituzionali.


***


2. Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri onorevole Silvio Berlusconi sulla crisi irachena alla Camera dei Deputati - 19 marzo 2003

Signor Presidente, onorevoli deputati, come è a tutti noto, il regime iracheno ha violato ripetutamente, nel corso degli ultimi dieci anni, gli ordini di disarmo che le Nazioni Unite gli hanno impartito con numerose risoluzioni.

Il problema nasce da circostanze altamente drammatiche. Saddam Hussein non è l'unico autocrate nel mondo a possedere armi di distruzione di massa di tipo chimico, batteriologico e radioattivo. Non è l'unico ad aver lavorato attivamente per un programma nucleare, ma è l'unico ad aver usato quelle armi su larga scala in una lunga storia di aggressività militarista ai danni dei suoi vicini e del suo stesso popolo.

La situazione di crisi internazionale generata dall'11 settembre e dalla scelta, in dimensioni fino a ieri impensabili, del terrorismo suicida contro la popolazione civile, contro donne, vecchi e bambini, ha reso necessaria una seria mobilitazione della comunità internazionale per ottenere finalmente, in modo certo, la resa del regime di Baghdad alle regole che presiedono alla sicurezza globale del pianeta.

L'ultima di tali risoluzioni per il disarmo, la n. 1441 , fu approvata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza nello scorso mese di novembre. Il testo era inequivoco: l'ONU chiedeva un disarmo totale, incondizionato ed immediato e prospettava, in caso contrario, serie conseguenze. Nelle risoluzioni precedenti, che definivano il comportamento del regime iracheno in violazione flagrante degli ordini delle Nazioni Unite, era esplicita la volontà di ricorrere alla forza in caso di inadempienza alle indicazioni del Consiglio di Sicurezza.

Dobbiamo giudicare, ora, le evoluzioni della crisi alla luce degli avvenimenti di questi ultimi giorni. Gli alleati hanno rinunciato a mettere ai voti un'ulteriore risoluzione - sarebbe stata la diciassettesima - che avrebbe dato un tempo certo ed ultimativo a Saddam Hussein per disarmare, pena l'inizio di un intervento militare. Hanno rinunciato a farlo dopo quattro mesi e mezzo di affannosi negoziati diplomatici, di lavoro degli ispettori e di sviluppi ambigui della politica irachena. Lo hanno fatto dopo che un paese membro permanente del Consiglio di sicurezza, la nostra amica ed alleata Francia, aveva legittimamente - tuttavia, a mio parere, sbagliando - annunciato che avrebbe messo il veto.

Signor Presidente, stavo dicendo che gli alleati hanno ritirato quella che sarebbe stata la diciassettesima risoluzione dopo che la Francia aveva annunciato l'apposizione di un veto ad un'ulteriore risoluzione - cito letteralmente le parole della Francia - in qualunque circostanza.

È così che si è, purtroppo, chiusa la vicenda diplomatica nella quale l'Italia, che pure non è nel Consiglio di Sicurezza, aveva giocato in modo autorevole e responsabile tutte le sue carte. E le aveva giocate allo scopo di tenere insieme l'alto prestigio e l'efficacia delle Nazioni Unite, la funzionalità e l'operatività politico-militare della NATO e quel tanto che era possibile realizzare di coesione in un'Unione europea che su questa materia, purtroppo, si è rivelata politicamente divisa.

È forte anche per noi il rammarico perché tale obiettivo di pace non si è realizzato. Non è mancato il nostro impegno in una ricerca ampia ed approfondita di soluzioni che potessero scongiurare il ricorso alla forza garantendo però, naturalmente, il disarmo completo dell'Iraq. Lo abbiamo fatto consapevoli della spinta sincera dell'opinione pubblica e sensibili come sempre al richiamo spirituale ed all'alto messaggio del Santo Padre Il Governo, che ha la titolarità piena della politica estera, si è mosso in questo sforzo di concerto continuativo con il Presidente della Repubblica, sempre e solo nel solco dei trattati internazionali, nel solco della nostra Costituzione e dell'interesse generale del paese.

Sono state sollevate, da alcuni, perplessità circa la legittimità dell'uso della forza per il disarmo dell'Iraq, a seguito del ritiro di un progetto di questa ulteriore risoluzione davanti al Consiglio di Sicurezza. Sono perplessità che impedirebbero, secondo gli esponenti dell'opposizione, non soltanto la partecipazione attiva (situazione che per l'Italia è sempre stata esclusa ed è anche da escludere per il futuro), ma persino il sostegno logistico all'azione militare mediante l'autorizzazione al sorvolo del territorio nazionale e all'uso delle basi militari, che da decenni sono collocate in Italia in applicazione del Patto Atlantico.

L'opposizione o gli esponenti dell'opposizione che sollevano tali argomenti chiedono, in altri termini, che l'Italia neghi agli Stati Uniti d'America quel supporto che, ad esempio, già in Europa è stato concesso e continuerà ad essere assicurato dalla Francia e dalla Germania, paesi che dalla sinistra sono stati più volte additati come un modello virtuoso da imitare. Soltanto per ricordare qual è la vera situazione, rammento che la Francia (che non ospita basi militari USA) senza dibattito e direi senza scandalo alcuno (nemmeno della sinistra francese che è all'opposizione) ha autorizzato il sorvolo di aerei USA per operazioni militari in Iraq, precisando - con le chiare parole del Presidente Chirac - che «ovviamente la Francia non può negare all'alleato USA questo diritto, malgrado la posizione assunta dalla Francia stessa in Consiglio di Sicurezza».

Quanto alla Germania, un minimo debito di informazione mi impone di ricordare che il Cancelliere, pur distaccandosi con nettezza dall'opzione militare, ha già concesso.

Vorrei sottolineare invece questo comportamento del Cancelliere Schroeder, il quale ha già concesso il transito, nel territorio, di truppe e materiali USA, il sorvolo del territorio e naturalmente l'uso delle basi USA che sono presenti (e sono due basi) nel territorio della Repubblica federale tedesca.

È evidente che non solo ragioni politiche (sulle quali conto di tornare più avanti), ma anche importanti argomenti di ordine giuridico sostengono la decisione del Governo sottoposta oggi, per questo profilo, alla decisione del Parlamento. Sono ragioni che dimostrano come, in mancanza di voti contrari del Consiglio di Sicurezza sui vari momenti decisionali riguardanti l'Iraq, le precedenti risoluzioni (dal 1991 al 2002) conservino il loro valore e quindi la loro applicabilità. Il combinato disposto delle risoluzioni n. 678, n. 687 e n. 1441 autorizza e reclama, al di là di ogni dubbio, direi, il disarmo forzoso dell'Iraq. La risoluzione n. 678 del novembre 1990, in particolare, autorizzava l'uso della forza per far cessare l'invasione del Kuwait. La successiva risoluzione n. 687 dell'aprile 1991 stabiliva il «cessate il fuoco» e le condizioni per il disarmo iracheno. Da tale risoluzione si desume che ogni violazione da parte dell'Iraq dell'obbligo di distruggere le armi di distruzione di massa avrebbe fatto venir meno le condizioni per il cessate il fuoco e, quindi, avrebbe ripristinato immediatamente l'autorizzazione ad usare la forza contro Saddam Hussein.

In effetti questo ripristino vi fu e l'uso della forza avvenne una prima volta già nel gennaio 1993. Su tali raid aerei l'allora Segretario generale dell'ONU, Boutros Ghali, disse letteralmente (cito le sue testuali parole): «Gli attacchi e le forze che li hanno condotti hanno ricevuto un mandato dal Consiglio di Sicurezza secondo la risoluzione n. 678 e la causa degli attacchi è stata la violazione da parte dell'Iraq della risoluzione n. 687 sul cessate il fuoco. Quindi, come Segretario generale dell'ONU, posso affermare che questa azione è conforme con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e con la Carta dell'ONU».

È da notare che, nei giorni appena precedenti a questa azione del 1993, il Presidente del Consiglio di Sicurezza aveva per ben due volte ammonito il regime iracheno sulle serie conseguenze delle sue inadempienze; è lo stesso, preciso linguaggio usato nella risoluzione n. 1441.

A distanza di cinque anni, nello stesso contesto di legittimazione dell'ONU - precisamente nel dicembre del 1998 -, ebbero luogo raid aerei americani, qualche giorno dopo che il capo degli ispettori aveva disposto il loro ritiro dall'Iraq.

Allora governava la sinistra e non si levarono grida di scandalo né voci concitate (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, della Lega nord Padania e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI).

Nella risoluzione n. 1441, infine, molti dimenticano che il presupposto espressamente citato è la persistenza della violazione materiale della precedente risoluzione n. 687 che impone all'Iraq l'obbligo del disarmo. Questa risoluzione concede soltanto a Bagdad un'ultima opportunità di disarmo pieno ed immediato, con obbligo di cooperazione attiva dell'Iraq con gli ispettori.

Queste due condizioni - è pacifico - non si sono verificate, tanto che il 17 marzo - quindi, due giorni fa - il capo degli ispettori ha presentato al Presidente del Consiglio di Sicurezza un lungo elenco di 12 questioni tuttora irrisolte perché non vi è stata cooperazione attiva da parte dell'Iraq e neppure risposta alle molte domande degli ispettori.

Dunque, poiché la risoluzione n. 1441 è in vigore e prevede gravi conseguenze in caso di persistente violazione da parte irachena e poiché la stessa risoluzione richiama e riafferma la validità delle risoluzioni n. 678 e n. 687 - che, come ho ricordato, erano state già attivate nel 1993 e nel 1998 -, le condizioni per l'autorizzazione all'uso della forza si sono, oggi, legittimamente determinate.

Voglio insistere, quindi, nel ricordare che il progetto di una nuova risoluzione tendeva non ad incidere sul principio dell'autorizzazione al disarmo forzoso, che è già un principio chiaramente affermato, ma soltanto a fissare un termine ultimativo.

E questo si evince senza possibilità dal testo della risoluzione stessa, a conferma questo dello strenuo sforzo politico.

Mi pare quindi chiaro che c'è stato uno sforzo continuativo per arrivare ad una soluzione pacifica.

È evidente del resto che non fissare alcuna data finale sarebbe equivalso a garantire all'Iraq molti anni ancora di violazione e di elusione delle sedici risoluzioni dell'ONU intervenute dal 1991 sino ad oggi.

Mi sono a lungo soffermato sugli aspetti giuridici della decisione che il Governo intende assumere dopo il voto del Parlamento, soltanto per evitare che di una non fondata questione sulla legittimità dell'uso della forza si cerchi di fare, da parte dell'opposizione, un caso strumentale , per evitare cioè che la questione giuridica nasconda la difficoltà di questa sinistra di ammettere...Volevo soltanto sottolineare che con gli argomenti della politica non si può chiedere al Governo di mettere in discussione l'Alleanza Atlantica, capisco bene che fa parte delle cose politiche che l'opposizione accusi di tutto il Governo: che accusi il Governo di avventurismo, se il Governo procede con decisione; che accusi il Governo di ambiguità politica, quando il Governo procede con prudenza e senza fare strepito È successo anche in quest'occasione, anche stavolta. E se l'opposizione me lo consente, rilevo che è mancato finora al centrosinistra quel senso della realtà e delle esigenze della diplomazia.Mi spiace, ma devo riportare i fatti.

L'Italia partecipò nel 1999 alla guerra senza un'esplicita autorizzazione da parte dell'ONU. Ma la liberazione della Serbia da un tiranno come Slobodan Milosevic era una scelta giusta e noi la appoggiammo perché pensavamo e pensiamo che la funzione dell'opposizione sia quella di partecipare al conflitto politico con un alto senso dello Stato e che l'interesse nazionale venga prima della scelta ispirata a un interesse particolare o, come state dimostrando, a pura demagogia. Sono convinto che, se voleste fare altrettanto, fareste solo l'interesse del paese.

Tuttavia, la crisi irachena ormai si pone in termini nuovi. Gli alleati hanno ingiunto al dittatore, dopo prove di pazienza durate 12 lunghi anni.

Se 12 lunghi anni non sono pazienza, non so quale periodo possa essere okay. Hanno chiesto al dittatore di dimettersi e di lasciare il paese con la sua corte, garantendogli una speciale immunità, unica possibilità ormai per scongiurare il ricorso alla forza. La probabilità che si arrivi all'intervento armato è ormai obiettivamente molto alta è scaduto l'ultimo invito. Noi siamo, lo ripeto, addolorati di questo esito e conserviamo. Non si può continuare a fare strame della verità, signori della sinistra. Conserviamo ancora, conserviamo ancora nel cuore la speranza che una resipiscenza dell'ultima ora possa cambiare il corso delle cose. Siamo anche consapevoli del fatto che istituzioni multilaterali importanti della nostra storia, a partire dalle Nazioni Unite, hanno sofferto questa crisi e non hanno saputo comporre le divergenze ed è a questo proposito che io avevo definito nefasta un'azione unilaterale da parte degli Stati Uniti per le conseguenze che questo avrebbe comportato sulla credibilità delle Nazioni Unite, sull'amicizia transatlantica, sulla stessa unità dell'Unione Europea. Pensiamo che l'Unione europea, come ha detto il Presidente della Commissione di Bruxelles, debba trarre una lezione impegnativa dai fatti e, prima di ogni altra cosa, dalla sua incapacità di presentare una posizione unitaria, chiara e autorevole.

Naturalmente, siamo sin da ora impegnati, speravamo e speriamo con un atteggiamento di collaborazione dell'opposizione, a fare del nostro meglio per trovare soluzioni adeguate alla crisi nel corso del semestre italiano di Presidenza europea che si apre il prossimo mese di luglio.

In particolare, gli obiettivi per i quali, pur nella difficoltà del momento, è sin d'ora possibile cercare - e lo credo davvero - di ritrovare già nel Consiglio europeo di domani a Bruxelles l'unità dell'Europa, sono la conferma dell'impegno comune per la lotta al terrorismo e contro ogni forma di proliferazione delle armi di distruzione di massa, il rilancio del vincolo di amicizia e di cooperazione euroatlantica, l'impegno - anzitutto sotto l'egida dell'ONU e dell'Unione europea - a costituire in Iraq condizioni umane, politiche, sociali ed economiche di prosperità per il popolo iracheno e, infine, la forte e determinata accelerazione di un'iniziativa che porti alla ripresa di pace del processo per il Medio Oriente.

Negoziati che abbiamo sempre sollecitato, che in ogni occasione internazionale non abbiamo mai mancato di sostenere e che sosterremo anche domani con forza nel Consiglio europeo. Abbiamo rivolto un doppio appello ai nostri amici ed alleati americani, anche da questi banchi l'ultima volta che abbiamo discusso in quest'aula della politica estera italiana. Avevamo detto loro di non coltivare la solitudine perché il capolavoro della diplomazia occidentale dopo l'11 settembre era stato la costruzione di una grande alleanza mondiale contro il terrorismo, un'alleanza che resta e deve restare pienamente in vigore anche al di là di ogni contrasto sulla guerra in Iraq.

Ma avevamo anche promesso loro che non li avremmo lasciati soli nella lotta contro il terrorismo internazionale, le sue cause e i suoi effetti, e fra questi la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Il Parlamento è, dunque, oggi impegnato a ragionare e a discutere responsabilmente intorno ad una questione diversa da quella che abbiamo dibattuto nelle passate sessioni dedicate alla crisi. Non è più in gioco la via al disarmo iracheno, ma la chiara collocazione del nostro paese rispetto al conflitto che oppone alcune grandi democrazie nostre alleate è in gioco la scelta tra chi ha, storicamente ed eroicamente, testimoniato un impegno per la libertà degli uomini e chi ha trasformato il suo paese in una camera di tortura e di eliminazione degli avversari.

È in gioco il nostro sostegno aperto a un paese che ha subito il terrorismo e vuole combatterlo estendendo nel mondo il perimetro delle libertà

in coerenza con cinquant'anni di storia democratica e repubblicana, cinquant'anni di una politica estera di pace, europea ed atlantica.

L'Italia non parteciperà direttamente alle operazioni militari, non invierà perciò in Iraq né uomini né mezzi, come sin dall'inizio ho dichiarato pubblicamente e ho detto con franchezza e con lealtà agli amici americani, dalla prima conversazione con il Presidente americano George Bush.

Non siamo, dunque, una nazione belligerante L'Italia è, del resto, già seriamente impegnata con i suoi soldati su altri fronti della sicurezza e della pace, dai Balcani all'Afghanistan. L'Italia, fedele alla linea che ha ispirato i precedenti accordi internazionali, anche oggi concederà l'uso del nostro spazio aereo e delle basi militari sul nostro territorio lo concederà non per attacchi militari che partano da queste basi. Lo hanno fatto e lo faranno anche le democrazie europee che hanno contrastato, perfino annunciando un voto contrario o addirittura un veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Come ho già ricordato, la Francia, il Belgio, la Germania, oltre all'Olanda, alla Danimarca ed ovviamente alla Spagna hanno chiaramente concesso, a sostegno dell'azione angloamericana, l'autorizzazione all'uso delle proprie basi militari e il diritto di sorvolo. Sarebbe una farsa tragica se l'Italia facesse una scelta contraria all'interesse nazionale, all'interesse dell'Europa ed ai valori intangibili che ci uniscono ai nostri storici alleati, al di là della Manica e al di là È inutile sottolineare la gravità di un atto di diniego che significherebbe un vero e proprio contrasto all'azione degli alleati nei confronti del tiranno iracheno. In questo senso, il Governo, sin dall'inizio ed in ogni occasione, ha fatto per intero, con coerenza, con trasparenza e con limpidezza, la sua parte. Lo abbiamo fatto, lavorando con dedizione totale, con decisione ed anche con prudenza. Continueremo a farlo - ne sono sicuro - con il sostegno e la fiducia del Parlamento repubblicano. Vi ringrazio.


***


3. Risoluzione 1472 (2003) - Adottata dal Consiglio di Sicurezza il 28 marzo 2003

Il Consiglio di Sicurezza,
Osservando che l'art. 55 della 4^ Convenzione di Ginevra (Convenzione relativa alla protezione dei civili in tempo di guerra, adottata il 12 agosto 1949) stabilisce che, con ogni mezzo a propria disposizione, la Potenza occupante ha il dovere di rifornire la popolazione civile di viveri e medicinali, e che deve, in particolare, far pervenire derrate alimentari, medicinali e altri beni quando le risorse del territorio occupato siano insufficienti,
Convinto dell'urgente necessità di continuare a garantire soccorso umanitario, equamente distribuito in tutto il paese, al popolo dell'Iraq, e della necessità di estendere questo aiuto agli iracheni che abbandonano il paese a causa delle ostilità,
Richiamando le precedenti risoluzioni in materia e, in particolare, le risoluzioni 661 (1990) del 6 agosto 1990, 986 (1995) del 14 aprile 1995, 1409 (2002) del 14 maggio 2002 e 1454 (2002) del 30 dicembre 2002, con le quali viene disposto il soccorso umanitario alla popolazione irachena,
Prendendo nota della decisione adottata dal Segretario Generale il 17 marzo 2003 di ritirare tutto il personale internazionale e delle Nazioni Unite incaricato di attuare il Programma "petrolio in cambio di cibo" (d'ora in poi "il Programma"), stabilito in virtù della risoluzione 986 (1995),
Sottolineando la necessità di fare tutto il possibile per mantenere l'operatività dell'esistente rete nazionale di distribuzione degli alimenti base,
Sottolineando inoltre la necessità di prendere in considerazione una ulteriore verifica del Programma durante e dopo la fase dell'emergenza,
Riaffermando il rispetto per il diritto del popolo iracheno di decidere il proprio futuro politico e di avere il controllo delle proprie risorse naturali,
Riaffermando l'impegno di tutti gli Stati membri per la sovranità e l'integrità territoriale dell'Iraq,
Agendo ai sensi del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite,
1. Richiede a tutte le parti interessate di attenersi strettamente agli obblighi derivanti dal diritto internazionale, in particolare dalle Convenzioni di Ginevra e dalle normative dell'Aia, inclusi gli obblighi relativi alle necessità essenziali per la vita civile del popolo iracheno, sia all'interno che all'esterno dell'Iraq;
2. Fa appello alla comunità internazionale affinché presti assistenza umanitaria immediata al popolo iracheno, sia all'interno che all'esterno dell'Iraq, in consultazione con gli Stati interessati, e, in particolare, affinché risponda prontamente a qualunque futuro appello umanitario delle Nazioni Unite, e appoggi le attività del Comitato Internazionale della Croce Rossa e delle altre organizzazioni umanitarie internazionali;
3. Riconosce che, inoltre, in vista delle circostanze eccezionali che prevalgono attualmente in Iraq, devono essere apportati al Programma degli aggiustamenti tecnici e transitori, in forma provvisoria e a titolo eccezionale, al fine di garantire l'esecuzione dei contratti approvati, finanziati e non, sottoscritti dal Governo iracheno per portare aiuto umanitario alla popolazione, compreso il soccorso ai rifugiati e sfollati interni, in conformità con la presente risoluzione;
4. Autorizza il Segretario Generale e i suoi rappresentanti designati, affinché, come primo passo urgente e con il necessario coordinamento, adottino le seguenti misure:
a) Stabilire, in consultazione con i rispettivi governi, siti alternativi, sia all'interno che all'esterno dell'Iraq, per la distribuzione, l'ispezione e la conferma autenticata dei generi ed equipaggiamenti umanitari, come previsto dal Programma, così come il re-indirizzamento delle spedizioni a questi siti, quando necessario;
b) Esaminare con urgenza i contratti approvati e sottoscritti dal Governo iracheno, finanziati o meno, per stabilire le priorità relative alle necessità di attrezzature sanitarie, medicinali, generi alimentari e altre forniture destinate a soddisfare i bisogni essenziali dei civili contenuti in questi accordi e per far si che possano essere inviati nei tempi utili del presente mandato, al fine di dar corso a tali accordi in conformità con le priorità individuate;
c) Mettersi in contatto con i fornitori previsti da tali contratti per determinare l'ubicazione precisa delle forniture e, in caso di necessità, esigere che ne ritardino a accelerino la consegna ovvero le re-indirizzino;
d) Negoziare e consentire gli aggiustamenti necessari nei termini e condizioni di tali accordi e delle rispettive lettere di credito e applicare le misure menzionate nei punti a), b) e c) del paragrafo 4 della presente risoluzione, senza pregiudizio dei piani di distribuzione approvati in virtù del Programma;
e) Negoziare e dare esecuzione a nuovi contratti per materiale medico essenziale in virtù del Programma e autorizzare l'emissione delle corrispondenti lettere di credito, senza pregiudizio dei piani di distribuzione approvati, sempre che questo materiale non possa essere distribuito nell'ambito degli accordi citati nel punto b) del paragrafo 4) della presente risoluzione e con previa autorizzazione del Comitato stabilito in virtù della Risoluzione 661 (1990);
f) Trasferire i fondi non ancora impegnati dal deposito creato in virtù dei punti a) e b) del paragrafo 8 della Risoluzione 986 (1995), a titolo eccezionale e rimborsabile, quando ciò sia necessario per garantire la distribuzione di aiuti umanitari essenziali alla popolazione irachena, ed utilizzare i fondi dei depositi di garanzia vincolati, previsti nei punti a) e b) del paragrafo 8 della risoluzione 986 (1985) per implementare il Programma in conformità con la presente risoluzione, indipendentemente dal momento in cui tali fondi saranno disponibili;
g) Utilizzare, sulla base dei procedimenti decisi dal Comitato stabilito in virtù della Risoluzione 661 (1990), prima che si concluda il periodo stabilito nel successivo paragrafo 10 e considerando le raccomandazioni dell'Ufficio del Programma per l'Iraq, i fondi depositati nei conti creati in base ai punti a) e b) del paragrafo 8 della risoluzione 986 (1995), quando appropriato e necessario, a compenso dei fornitori e distributori per i costi aggiuntivi di spedizione, trasporto e stoccaggio degli aiuti re-indirizzati o ritardati secondo le disposizioni impartite dal Segretario Generale in conformità con quanto disposto nei punti a), b) e c) del paragrafo 4 della presente risoluzione, al fine di compiere le funzioni richieste nel punto d) del paragrafo 4;
h) Fare fronte ai costi operativi e amministrativi aggiuntivi che risultino dall'esecuzione del Programma modificato temporaneamente mediante i fondi dei depositi di garanzia vincolati stabiliti in virtù del punto d) del paragrafo 8 della Risoluzione 986 (1995), nonché alle spese generate per le attività menzionate nel punto d) del paragrafo 8 della risoluzione 986 (1995), al fine di compiere le funzioni ivi menzionate;
i) Utilizzare i fondi dei depositi di garanzia vincolati, previsti nei punti a) e b) del paragrafo 8 della risoluzione 986 (1985) per acquisire beni di produzione locale e fare fronte ai costi locali per i bisogni essenziali della popolazione civile, finanziati in conformità con quanto disposto nella Risoluzione 986 (1995) e altre risoluzioni connesse, inclusi, se del caso, le spese di macinatura, trasporto e altre spese necessari per facilitare la distribuzione di aiuti umanitari essenziali al popolo irakeno;
5. Esprime la disponibilità ad autorizzare il Segretario Generale, come secondo passo, ad assumere nuove funzioni, con il necessario coordinamento, appena lo permetta la situazione e nella misura in cui siano riprese le attività del Programma in Iraq;
6. Esprime inoltre la disponibilità a considerare la possibilità di stabilire fondi aggiuntivi, compresi i depositi creati in conformità con il punto c) del paragrafo 8 della Risoluzione 986 (1995), a titolo eccezionale e rimborsabile, per continuare ad occuparsi dei bisogni umanitari del popolo iracheno;
7. Dichiara che, senza pregiudizio di quanto disposto nelle Risoluzioni 661 (1990) e 687 (1991), e per la durata della presente Risoluzione, tutte le richieste presentate all'infuori del Programma "Petrolio in cambio di cibo" dalle agenzie, programmi e fondi delle Nazioni Unite, dalle altre organizzazioni internazionali e dalle organizzazioni nongovernative per la distribuzione o utilizzo in Iraq di personale e forniture umanitarie di emergenza che non siano medicinali, aiuti sanitari o alimentari, saranno esaminati dal Comitato stabilito in virtù della Risoluzione 661 81990), secondo il procedimento di non obiezione entro le 24 ore;
8. Esorta tutte le parti interessate affinché, in conformità con le Convenzioni di Ginevra e le regole dell'Aia, permettano il libero e pieno accesso delle organizzazioni umanitarie internazionali a tutta la popolazione irakena che necessita di assistenza, mettano a disposizione tutte le attrezzature necessarie per le operazioni e promuovano la protezione, la sicurezza e la libertà di circolazione del personale delle Nazioni Unite, del personale associato e dei loro mezzi, così come del personale delle organizzazioni umanitarie in Iraq, perché possano affrontare le necessità menzionate;
9. Incarica il Comitato stabilito in virtù della Risoluzione 661 (1990) di monitorare strettamente il compimento di quanto disposto nel paragrafo 4 e, a questo riguardo, chiede al Segretario Generale che mantenga aggiornato il Comitato sull'assegnazione delle priorità rispetto agli accordi sottoscritti per l'invio di beni che non siano generi alimentari, medicinali, attrezzature sanitarie e per l'acqua potabile;
10. Decide che le disposizioni contenute nel paragrafo 4 della presente Risoluzione permangano in vigore per un periodo di 45 giorni, a partire dalla data di approvazione, e che siano suscettibili di proroga da parte del Consiglio di Sicurezza;
11. Chiede al Segretario Generale che adotti tutte le misure necessarie affinché sia applicata la presente Risoluzione e che informi il Consiglio prima che si concluda il periodo stabilito nel paragrafo 10;
12. Decide di rimanere investito della questione.


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4. Camera dei Deputati: Comunicazioni del Governo in merito ad un intervento di emergenza umanitaria in Iraq, Franco Frattini, Ministro degli affari esteri - Roma, 15 aprile 2003

Signor Presidente, onorevoli colleghi, in trenta secondi mi permetto di dire al Presidente della Camera che ieri, a Lussemburgo, è stato approvato dai quindici un documento comune che ha condannato fermamente l'azione di Cuba nei confronti dei dissidenti, invitando a mantenere un atteggiamento di aspra critica ed a ripristinare a Cuba un clima diverso rispetto a quello attuale che ci vede fortemente preoccupati. Ovviamente, confermo la disponibilità ad essere assai più esaustivo su questo tema.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo di fronte ad un Iraq finalmente liberato dal regime di Saddam Hussein della cui sorte, al momento in cui parlo, non si hanno notizie comprovate.

Quello che è certo è che l'ex dittatore non controlla più alcuna area del paese, mentre sono evidenti sentimenti di sollievo nella popolazione che maggiormente ha subito la repressione e si affermano aspettative di un futuro di democrazia, di libertà e di progresso.

Sono queste le testimonianze che riceviamo anche dalle immagini diffuse delle reti televisive che mostrano, al di là di ogni dubbio, il senso di liberazione di migliaia di giovani, anziani, donne, ormai affrancati dalla tirannia. Gli iracheni, tuttavia, sono rimasti completamente isolati dal mondo esterno, traumatizzati dalle molte guerre che il regime tirannico aveva provocato: le strutture produttive nazionalizzate nel 1964, l'economia pervasa da nepotismo, clientelismo e corruzione oltreché dominata dal mercato nero e poi il drenaggio dei migliori cervelli iracheni negli ultimi dodici anni. Ma noi ancora dobbiamo cominciare e il nostro stato d'animo è profondamente turbato dalle notizie di violenza e saccheggi dovuti all'assenza di cibo, a regolamenti di conti, a fenomeni di criminalità e di banditismo. Non si tratta più di operazioni belliche né di sacche di resistenza armata, quanto di una violenza sconsiderata che, se non arrestata, può seminare nuovi germi di paura e di disperazione in una popolazione già duramente provata.

È una violenza che impedisce la tempestiva attuazione degli interventi di soccorso da parte delle agenzie specializzate delle Nazioni Unite e che impedisce il ripristino delle infrastrutture con una forte valenza socioumanitaria. Mi riferisco, anzitutto, alle risorse idriche (alla mancanza di acqua potabile, quindi), ma anche alla rottura dei sistemi fognari (con il rischio di epidemie), alla mancanza di elettricità, che blocca le attività produttive del paese, nonché al funzionamento degli ospedali; infine, tutti noi abbiamo assistito al pianto della direttrice del museo di Bagdad dopo i saccheggi a danno di opere di inestimabile valore storico ed artistico. Mancano, a causa dei saccheggi, materiali e attrezzature sanitarie, medicine di pronto intervento contro le malattie infettive. Si diffondono, così, le patologie tipiche della malnutrizione, che colpiscono specialmente l'infanzia. I rapporti e le informazioni che riceviamo al riguardo sono preoccupanti e costituiscono, per la comunità internazionale, un pressante invito ed un impegno ad agire con tempestività.

Dal Parlamento, dalle forze politiche, dall'opinione pubblica salgono - lo avvertiamo - appelli alla solidarietà che il Governo intende cogliere e fare propri.

Giorno dopo giorno, la situazione si fa ancora più precaria. Non possiamo e non dobbiamo rimanere inerti mentre il Consiglio di Sicurezza avvia il lavoro necessario per permettere alle Nazioni Unite di svolgere quel ruolo che la comunità internazionale, e anzitutto l'Italia, desidera che le Nazioni Unite, appunto, abbiano in Iraq e che dovrà coinvolgere anche, com'è evidente, organizzazioni regionali come l'Unione europea e come la NATO, che ha già operato con successo in altri teatri del peacekeeping.

Ieri, al Consiglio affari generali di Lussemburgo, abbiamo dovuto prendere atto che i processi decisionali dell'Unione richiedono, per loro natura, tempi che riflettono procedure complesse. Lo ha confermato la stessa Presidenza greca che, malgrado il suo impegno, proprio per questo motivo, ha precisato di non poter aprire una discussione di merito sul futuro dell'Iraq in occasione del Consiglio europeo di Atene.

Questo non vuol dire che verranno meno - anzi, saranno convinti e costanti! - il nostro fermo impegno e l'impulso per trovare una soluzione condivisa dai quindici e, com'è ovvio, non avversata dai dieci paesi che, domani, firmeranno, ad Atene, il trattato di adesione all'Unione europea. Ma nessuno può consentire che, mentre affrontiamo, al Palazzo di vetro ed a Bruxelles, il dibattito politico ed istituzionale sulla ricostruzione dell'Iraq, il popolo iracheno sia lasciato solo davanti ad un'emergenza umanitaria che si aggrava giorno dopo giorno e che non tollera più ritardi negli interventi riparatori. Non possiamo permettere, insomma, che il dopoguerra rischi di fare più vittime della guerra stessa.

La missione che avremo in Iraq non è l'ISAF dell'Afghanistan e neppure quelle dei Balcani: missioni, queste, destinate alla stabilizzazione politica e sociale, oltre che alla sicurezza. Quella dell'Iraq di oggi è, invece, una missione italiana che ha scopo emergenziale ed umanitario per salvaguardare, mentre si definisce il quadro internazionale, le condizioni della popolazione civile.

Il Governo, per scelta consapevole, non intende, oggi, affrontare i temi assai sensibili della ricostruzione politica ed economica dell'Iraq. Affrontiamo, invece, il problema della grave emergenza umanitaria ed intendiamo riferire sui modi e sui mezzi con cui si intende operare per evitare che questa emergenza si trasformi in una catastrofe umanitaria.

Il piano operativo di emergenza in Iraq messo a punto dalla task force interministeriale, coordinata dalla Farnesina con il primario appoggio del Ministero della difesa e di altre amministrazioni dello Stato che richiamerò, intende peraltro rispondere con prontezza, unitarietà e coerenza alle esigenze ed ai bisogni della popolazione civile irachena, con particolare attenzione alle fasce più deboli e dunque più esposte alle violenze ed ai pericoli (bambini, donne, anziani).

Abbiamo seguito la strada maestra: mobilitare risorse e mezzi di quei settori in cui la nostra esperienza si è consolidata e dove la nostra capacità è unanimemente apprezzata per poter così corrispondere con prontezza e rapidità di esecuzione alle esigenze concrete che ci vengono segnalate dal teatro di crisi.

La prima delle priorità è quella medico-sanitaria. In tempi brevi saremo in grado di concordare modalità e dettagli del trasferimento in Iraq di un'unità italiana ospedaliera da campo, trasferimento che si aggiunge all'intervento umanitario effettuato il 10 aprile dalla cooperazione italiana nel sud dell'Iraq in coordinamento con il programma alimentare mondiale. Sono stati distribuiti medicinali, attrezzature logistiche sanitarie di pronto intervento, alimenti ad alto contenuto nutritivo. Ma dall'Iraq ci confermano, accanto alla difficoltà seria di distribuzione delle derrate alimentari e dei medicinali, il rischio che essi diventino oggetto di speculazione sul mercato nero. Noi non possiamo rischiare che questi prodotti vengano resi strumento di mercato clandestino dalla malavita che si sta organizzando in Iraq; per non parlare poi dei concreti pericoli, che pure abbiamo, di saccheggio degli stessi prodotti alimentari, in quanto trasportati da veicoli privi di protezione.

La task force ha già progettato, inoltre, d'intesa con l'Istituto superiore di sanità, una serie di interventi per combattere le patologie della malnutrizione e prevenire le epidemie. Si darà così vita ad un laboratorio nazionale italiano in Iraq di salute pubblica, capace di gestire al più presto l'ecosistema ed, in particolare, il disinquinamento di acqua, suolo ed aria. Il laboratorio appronterà un sistema di vaccinazioni, di sorveglianza epidemiologica e di intervento rapido di diagnosi e contenimento proprio per prevenire il propagarsi delle epidemie.

L'Italia, in prospettiva, intende rafforzare il sistema sanitario iracheno per gli interventi di pronta assistenza ed emergenza, creando a fianco di quel laboratorio nazionale una rete di presidi sanitari regionali d'urgenza in grado, così, di servire alcune principali aree del paese.

L'Italia vanta una lunga tradizione di cooperazione con l'Iraq proprio nel settore medico-sanitario. Abbiamo provveduto alla riabilitazione, alla ristrutturazione fisica e funzionale dell'ospedale generale di Al Numan a Bagdad, che serve un bacino di utenza di circa due milioni di persone. Quell'intervento italiano ricomprendeva, oltre alla ristrutturazione, le linee elettriche, l'ampliamento di reparti interi, la fornitura di arredi e macchinari.

Ci occuperemo, inoltre, dunque, ma in una fase successiva, di cui più avanti parleremo in quest'aula, della ristrutturazione anche di altri ospedali, come quello pediatrico di Kadhimia, situato in un quartiere della Bagdad più povera, e cercheremo di potenziare mezzi e risorse già destinate a quello scopo.

Abbiamo avuto poi (e questa è davvero l'urgenza di oggi) da alcuni presidi ospedalieri specialistici italiani - e desidero ricordarvi soltanto uno per tutti, l'ultimo in ordine di tempo: l'istituto Gaslini di Genova - l'offerta di inviare in Iraq medici specialistici, in questo caso specialisti pediatri per gli interventi urgenti, per la chirurgia infantile, che purtroppo è necessaria, e questi hanno chiesto di partecipare proprio nell'ambito di un'iniziativa umanitaria italiana così articolata.

Dai continui contatti che, ovviamente, abbiamo con l'ufficio di coordinamento per l'assistenza umanitaria dell'ONU a New York, sappiamo poi, con drammatica certezza, che l'acqua e l'elettricità costituiscono ulteriori, drammatiche emergenze. Non basta, infatti, distribuire acqua una tantum, ma bisogna garantirne un afflusso continuo, riparando gli impianti di depurazione e riabilitando le reti idriche. Sempre nel quadro di interventi prioritari per la riabilitazione immediata degli impianti idrici, elettrici e delle comunicazioni, opereremo anche con le risorse messe a disposizione dal Ministero dell'ambiente, dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dal Ministero delle attività produttive: tutti ministeri, questi, che partecipano attivamente alla task force ministeriale.

L'azione del Governo, dunque, è multidimensionale e coinvolgerà diversi settori dell'amministrazione, in un contesto integrato, sia per assicurare alla popolazione irachena i necessari aiuti umanitari sia per realizzare quelle opere urgenti di ripristino infrastrutturale e quei servizi indispensabili a garantire le migliori condizioni di vita quotidiana, davvero a misura della dignità del popolo iracheno.

Dell'intervento complessivo italiano farà necessariamente parte una componente militare, che dovrà, in maniera quanto più possibile unitaria ed integrata, garantire la cornice di sicurezza essenziale per un aiuto effettivo e serio al popolo iracheno, e che dovrà contribuire, con capacità specifiche, alle attività di intervento più urgenti nel ripristino delle infrastrutture e dei servizi essenziali cui ho fatto riferimento. Si tratta di compiti strettamente connessi e funzionali proprio a quell'obiettivo umanitario che ci proponiamo; del resto, senza tale componente militare, il nostro contributo all'emergenza rischierebbe di essere decisamente velleitario, fino a diventare impraticabile.

A seguito dell'approvazione parlamentare, il ministro della difesa potrà impartire le conseguenti direttive per la pianificazione della missione, l'approfondimento degli aspetti organizzativi, operativi e logistici, la designazione delle forze, la loro predisposizione (anche per il territorio), il loro trasferimento e l'assolvimento dei compiti a ciascuno assegnati. Il complesso delle forze messe a disposizione potrà assommare tra le 2 mila e 500 e le 3 mila unità; esse comprenderanno moduli operativi, con gli associati moduli di supporto (diretto o indiretto), per assolvere, almeno in via prioritaria, i seguenti compiti: protezione dei flussi degli aiuti e delle attività di assistenza; lavori per il ripristino di tratte della viabilità ordinaria, ed eventualmente ferroviaria, nonché di quelle infrastrutture aeroportuali, in gran parte non funzionanti, ma che sono indispensabili per far arrivare gli aiuti nelle parti più lontane del territorio iracheno, specialmente nella parte settentrionale dell'Iraq.

Occorre, inoltre, la bonifica di ordigni esplosivi, la rilevazione di agenti biologici e chimici; in altri termini, occorrono le attività di sminamento marittimo, cioè quelle attività che contribuiranno a restituire al popolo iracheno quella libertà dalla paura nel loro vivere quotidiano e nel loro camminare, e dunque ad eliminare quella tragica eredità lasciata dal regime iracheno prima di cadere, disseminando, come sapete, il territorio di grandi quantità di ordigni.

Ed ancora: concorso all'ordine pubblico, con particolare riferimento agli interventi di tipo umanitario diretto ed indiretto. Avete visto tutti, come ho ricordato qualche minuto fa, il tragico assalto ai camion di medicinali e di alimentari, veicoli non protetti che sono stati dati alla libera disponibilità di una folla inferocita e disperata: anche per questa attività di ordine pubblico nel territorio, le Forze armate italiane potranno dare un contributo essenziale. Un compito che assumerà le funzioni di compiti di polizia militare e sanitaria sul territorio, di attività di sminamento marittimo che sono precondizione, come è ovvio, perché le navi si possano avvicinare nei porti e possano trasportare il materiale necessario.

La composizione del contingente potrà perciò comprendere - anche se i dettagli saranno messi a punto dal ministro della difesa nel seguito della pianificazione - unità provenienti anzitutto dall'esercito.

Pensiamo alle forze del genio; il genio ferrovieri; elementi con capacità, ovviamente di prevenzione, batteriologiche e chimiche; nuclei per la bonifica di ordigni; forze che possano sostenere l'impiego delle attrezzature sanitarie; forze di protezione, quindi, e reparti di supporto logistico per le iniziative umanitarie. E poi, la marina militare, con unità di trasporto e sostegno logistico e relativi elicotteri; noi pensiamo di imbarcare proprio su una delle navi della marina militare italiana un ospedale da campo che ci verrà messo a disposizione dalla Croce rossa italiana; un ospedale che sarà un centro effettivo di eccellenza professionale dei medici italiani al servizio delle popolazioni irachene più colpite; ed ancora, le unità cacciamine e le forze di appoggio e di protezione affinché questo tipo di azione possa - lo ripeto ancora una volta - arrivare realmente a compimento.

Pensiamo, ancora, ad un impiego della aeronautica militare, e in particolare del genio aeronautico, con le necessarie risorse per il trasporto aereo, e infine, a quella forza armata, i carabinieri, che potrà svolgere attivamente e positivamente funzioni di concorso all'ordine pubblico dentro le città, quell'ordine pubblico messo duramente alla prova negli scorsi giorni.

Ci vorrà del tempo per avviare queste attività in territorio iracheno sia per gli aspetti puramente tecnici sia per quelli relativi all'addestramento ed all'organizzazione sia per quelli di tipo medico-vaccinale: si va in una zona, come tutti capite, a rischio di epidemie.


Per questi motivi è urgente predisporre rapidamente tutta l'attività di preparazione. Ed è proprio in questo spirito che il Governo chiede al Parlamento l'approvazione della linea di condotta sin qui indicata ed alla quale intende attenersi. Il Governo si riserva di approntare, quanto prima, anche un provvedimento normativo per la copertura giuridica, ma soprattutto finanziaria, occorrente allo svolgimento delle operazioni, così come è stato fatto in passato.

L'Italia continuerà, infine, ad incoraggiare il buon esito degli sforzi per giungere a delle intese nell'ambito delle Nazioni Unite, dell'Unione europea e della NATO, intese che, per evidenti ragioni di tempo, potranno riguardare la complessa e articolata fase della riabilitazione economica e politica dell'Iraq.

L'augurio e l'impegno dell'Italia è che una ritrovata unità di intenti si realizzi e conduca in tempi brevi ad una larga iniziativa internazionale di ricostruzione dello Stato iracheno. Ciò significherebbe per noi - e questo è un aspetto di particolare rilevanza - convogliare il contributo di aiuto umanitario italiano di oggi verso nuovi schemi concordati in ambito collettivo; ma, in ogni caso, l'aiuto italiano deve trovare oggi la sua attuazione, ed essere attuato ed avviato in tempi rapidi; quei tempi che abbiamo visto essere strettamente necessari alla sua predisposizione.

Onorevoli colleghi, è una vera e propria corsa contro il tempo quella che ci vede impegnati; una corsa che richiede l'organizzazione di missioni speciali con la predisposizione di strutture di logistica, di trasporto e di movimentazione all'interno del difficile territorio iracheno. Grazie al lavoro della task force ed al contributo delle amministrazioni che vi partecipano, un lavoro che sarà intensificato nei prossimi giorni, avvieremo la definizione delle squadre di intervento che saranno capaci di esprimere le competenze, le professionalità e le esperienze che ho poco fa richiamato.

L'auspicio del Governo è che le donne e gli uomini della missione italiana in Iraq siano accompagnati dal voto e dal sostegno del Parlamento. Essi partecipano ad un disegno importante e decisivo innanzitutto per la libertà e la vita del popolo iracheno, ma anche per l'immagine e la tradizione di umanità che le missioni italiane hanno sempre saputo interpretare. L'Italia ha alimentato questo patrimonio negli anni e sentiamo oggi di doverlo difendere con forza assieme a tutto il Parlamento.

Ci troviamo in una fase che potremmo definire di stabilizzazione per l'emergenza. Essa richiederà intese con tutte le forze già presenti sul teatro delle operazioni sia per un assolvimento affidabile dei compiti umanitari sia per assicurare sinergie nei sistemi di trasporto e per coordinarsi, inoltre, con le missioni che saranno inviate a titolo nazionale da altri paesi.

Proprio ieri ne abbiamo parlato a Lussemburgo al Consiglio affari generali relazioni esterne, dove ho illustrato la visione italiana sugli interventi di emergenza umanitaria. Altri partner europei hanno già deciso misure simili o si accingono a farlo in queste ore.

Nella comunità internazionale esistono obiettivi largamente condivisi. L'Iraq deve essere restituito al popolo iracheno in tempi rapidi e la ricostruzione sociale, politica ed economica dovrà assicurare al paese libertà e democrazia.

L'Italia si sente impegnata affinché intorno a questi obiettivi riprenda e si rafforzi il dialogo tra noi europei e tra noi e gli Stati Uniti. Questi obiettivi debbono diventare, nelle prossime settimane, il terreno di incontro e di rilancio della coesione euroatlantica che sarà uno dei pilastri dell'azione della prossima Presidenza italiana che si apre nel mese di luglio.


Su questa base sarà anche possibile - come ancora una volta è emerso ieri a Lussemburgo - riempire di contenuti concreti le formule e gli aggettivi che talvolta suonano solamente come slogan che illustrano il ruolo dell'ONU nel postconflitto. Abbiamo sentito parlare di ruolo centrale, di ruolo vitale, di ruolo strategico, di ruolo prioritario: manca un contenuto che riempia questi concetti e questi aggettivi. Anche a questo riguardo l'Italia si adopererà, affinché nel più breve tempo possibile si giunga a proposte operative condivise.

Sarà importante conoscere, anzitutto, quali compiti le Nazioni Unite saranno in grado di assumere ed ascolteremo con grande interesse (ancora non lo abbiamo mai fatto) quanto ci dirà ad Atene, domani in occasione del vertice europeo, il Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan.

Il mio auspicio oggi è che la missione umanitaria italiana in Iraq venga sostenuta da un ampio consenso. L'obiettivo che ci proponiamo è di quelli su cui è lecito attendersi che le divisioni del passato non si ripropongano oggi, quando sono in gioco la sicurezza, la sopravvivenza ed il futuro del popolo iracheno.


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5. Comunicazioni su "L'impiego di un contingente militare nell'ambito dell'intervento umanitario italiano in Iraq" del Ministro della difesa, On.le Prof. Antonio Martino, alle commissioni esteri e difesa del Senato e della Camera, riunite in seduta congiunta - Roma, 14 maggio 2003


Onorevoli Presidenti, Onorevoli Senatori e Deputati,

nell'intero arco della crisi irachena, il Governo ha sviluppato una serie di passaggi misurati e coerenti con la gravità della situazione e con le responsabilità che derivano al nostro Paese dal proprio ruolo internazionale. Di tali attività il Governo mantiene il Parlamento costantemente informato, anche per evitare strumentali od erronee interpretazioni dei fatti.
Nel più recente passaggio parlamentare, quello del 15 aprile, le comunicazioni del Ministro degli Affari Esteri, Onorevole Frattini, sono state sostenute da diverse Risoluzioni, con cui Senato e Camera hanno impegnato l'Esecutivo all'avvio dell' intervento umanitario.
Nella sua comunicazione il Ministro Frattini ha precisato che l'azione promossa dal Governo è multidimensionale, in quanto coinvolge diversi settori dell'amministrazione, "in un contesto integrato e coordinato di mutuo sostegno, sia per assicurare alla popolazione irachena gli aiuti umanitari necessari, sia per realizzare le opere immediate e urgenti di ripristino della funzionalità delle infrastrutture e di quei servizi che servono a garantire agli iracheni le migliori condizioni di vita possibile nel quotidiano che abbiamo di fronte".

Gli atti di indirizzo, approvati quel giorno e discendenti da un ampio ed intenso dibattito, rappresentano il formale assenso ed il principio fondante del nostro impegno in Iraq, compreso, in particolare, quello militare.
La successiva pianificazione militare del contingente ed i contatti internazionali per il suo dispiegamento in teatro si sono sviluppati in piena coerenza alle linee indicate.

La posizione italiana rispetto al conflitto è stata chiara fin dall'inizio: come comunicato dal Presidente del Consiglio in Parlamento, il 19 marzo scorso, è stata la scelta di non partecipare direttamente alle operazioni militari, scelta di "non belligeranza" - siamo stati fermi, in questo, persino rigidi - ma di "chiara collocazione del nostro Paese" nel campo della democrazia e della libertà.
Dopo tre settimane di operazioni belliche, con le dichiarazioni formali del Presidente Bush del 1° maggio e, prima ancora, con la sconfitta della capacità militare irachena, si è determinato il sostanziale dissolvimento di una delle due parti del conflitto. Non la sconfitta di un paese, ma la sua liberazione dal regime, dal suo capo e dai suoi simboli.
Il conflitto armato è dunque cessato. Ma permangono problemi di violenze, di attentati, di banditismo, di criminalità, di saccheggi.

In tale situazione, bisogna garantire livelli di sicurezza minima, prevenire lo scoppio di disordini e vendette ed evitare che si sviluppi negli iracheni la sindrome del "sentirsi abbandonati", proprio nel momento in cui più forte è l'emergenza umanitaria. Non si deve indugiare nel promuovere la ricostituzione del sistema produttivo del Paese, lasciando la popolazione in condizioni di penuria economica. Ciò significherebbe deluderne le aspettative e potrebbe fare prevalere le componenti più radicali ed estremiste.
Oggi, in questo dopoguerra, ci rendiamo pienamente conto che l'ambito delle responsabilità della collettività internazionale si è allargato. Si è avviata una fase in cui si pongono le basi di una nuova dimensione di vita per il popolo iracheno, con i valori di democrazia, libertà, diritto e crescita dell'individuo al centro delle dinamiche di ricostruzione sociale, culturale ed economica del paese.

È l'auspicio di tutti. Per coerenza, deve anche essere un impegno. È in questo contesto che riteniamo giusto inquadrare la nostra partecipazione al dopoguerra, avvertendo l'esigenza di riaffermare la primaria importanza di agire in nome di un sistema di valori che crediamo di dover condividere con l'intera comunità internazionale.
Pensiamo, così, di dare anche giusta risposta ad uno dei più pressanti problemi del momento. Mi riferisco al ruolo degli organismi internazionali di cui noi siamo, da sempre, convinti assertori e promotori: le Nazioni Unite, innanzitutto, l'Unione Europea e la NATO.

La credibilità delle Nazioni Unite, di responsabili primarie della pace e della sicurezza internazionale e di garanti del rispetto dei diritti dell'uomo, è stata rilanciata dal fatto che i paesi della Coalizione, a legittimazione del rovesciamento del regime di Saddam Hussein, abbiano richiamato le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Quella credibilità può trovare ulteriore sostegno in un intervento plurinazionale che crei le condizioni indispensabili per l'assistenza umanitaria alla popolazione irachena, di cui le Nazioni Unite rappresentano il principale motore.

Sulla base di una bozza di Risoluzione, presentata, il 9 maggio, da Stati Uniti, Regno Unito e Spagna, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dibatterà la proposta di rimozione delle sanzioni: è una proposta ragionevole, che tiene conto del mutamento radicale intervenuto in Iraq e che responsabilizza la Comunità Internazionale, chiamata a valutare la possibilità di restituire in tempi brevi allo stesso popolo iracheno la gestione delle proprie risorse naturali, che le Nazioni Unite avevano giustamente sottratto al dittatore Saddam dopo l'invasione del Kuwait.
Quanto all'Unione Europea, il Governo è da sempre sostenitore di un suo ruolo più attivo e partecipe e della necessità che si assuma più ampie responsabilità a favore della pace e dei valori umanitari. E' quanto è stato riconosciuto nel corso della riunione dei Ministri degli esteri di Atene.

D'altra parte, il fatto che l'Unione Europea, in quanto tale, non sia ancora in grado di svolgere in pieno questo ruolo, pone maggiori responsabilità ai singoli paesi europei ed in particolare a quelli di maggiore rilevanza, tra cui l'Italia, per dare risposte adeguate ad emergenze così urgenti e drammatiche.

Onorevoli Presidenti, Onorevoli Senatori e Deputati,

è in questo quadro che il Governo italiano ha avvertito l'obbligo politico e morale, di unire ad un forte sostegno all'azione degli organismi internazionali, per la rinascita di un Iraq democratico e per la pacificazione dell'intero Medioriente, anche un impegno diretto in un intervento umanitario e di ricostruzione che non può attendere. Questa linea di condotta è stata presentata ed approvata dal Parlamento.

L'evoluzione sul terreno ha confermato la validità del piano d'azione intrapreso dal Governo, attraverso il coordinamento interministeriale realizzato in seno alla "task force" costituitasi presso la Farnesina, per assicurare la piena sintonia tra le Amministrazioni e gli Enti dello Stato sui fini e sui mezzi della nostra missione in Iraq.
Ricordo, brevemente, i maggiori interventi messi in atto dal Governo, immediatamente dopo la cessazione delle ostilità e non appena la situazione sul terreno lo ha consentito.

Sono iniziative che ci hanno consentito non solo di stabilire un proficuo rapporto di collaborazione con l'ORHA, l'Ufficio per la Ricostruzione e l'Assistenza Umanitaria, nel quale ci proponiamo di inserire nostri funzionari ed esperti tecnici, ma anche e soprattutto di acquisire un patrimonio di fiducia presso la società civile irachena che, libera ormai dalla dittatura di Saddam Hussein, si accinge a gestire il Paese nella transizione verso un Governo legittimo e rappresentativo.
Ricordo le missioni effettuate a Baghdad dal designato Capo della Missione Italiana in Iraq, di funzionari ed esperti dei Ministeri dell'Ambiente e dei Beni Culturali e dell'Istituto Superiore della Sanità e la tempestiva riapertura - siamo stati i primi tra i Paesi europei - della nostra Delegazione Diplomatica Speciale a Baghdad.
Un primo intervento umanitario è stato realizzato, l'8 aprile scorso, con l'invio, per via aerea, di 40 tonnellate di aiuti di emergenza --medicinali, generi di prima necessità, generatori elettrici - per un valore di 250.000 euro. Gli aiuti sono stati distribuiti dalla Cooperazione italiana in alcune città dell'Iraq meridionale.

Successivamente, è stato disposto l'invio di un ospedale da campo a Baghdad, che opererà per un periodo iniziale di tre mesi, con 60 posti letto e la capacità di effettuare 400 interventi al giorno. La vigilanza interna dell'ospedale è affidata ad un'unità di trenta carabinieri. La prima aliquota di 15 Carabinieri, giunta a Baghdad il 7 maggio, rappresenta il primo segno concreto della presenza militare italiana in territorio iracheno, con evidenti scopi umanitari. La seconda aliquota sarà avviata domani con un volo dell'Aeronautica, destinato, anche, al trasporto di una missione di esperti dell'UNESCO, tra cui un italiano, per la definizione del piano d'azione relativo al patrimonio culturale iracheno.
Una missione della Cooperazione allo Sviluppo ha identificato, inoltre, la possibilità di intervenire su tre ospedali specialistici a Baghdad e su altri due ospedali, rispettivamente a Bassora e a Nassiriya.

A fronte dell'appello delle Agenzie delle Nazioni Unite, il Governo ha predisposto un programma di finanziamenti, per un ammontare complessivo di 10 milioni di euro, a supporto delle attività delle stesse Agenzie e della Croce Rossa Internazionale. Sono stati erogati, o sono in via di erogazione, 5 milioni di euro, all'UNICEF, per l'assistenza all'infanzia, al Comitato Internazionale della Croce Rossa, per interventi principalmente in campo sanitario e idrico, alla Federazione Internazionale della Croce Rossa, al Programma Alimentare Mondiale, per l'acquisto di derrate alimentari, all'Organizzazione Mondiale della Sanità, per interventi principalmente in campo sanitario.
Sono stati, altresì, destinati 400.000 euro all'UNESCO per interventi immediati a tutela del patrimonio archeologico iracheno.
Si stanno valutando ulteriori iniziative per il rimpatrio e il reinserimento sociale dei profughi iracheni ed a favore dell'iniziativa UNICEF per i bambini in condizioni di particolare vulnerabilità.
Per la riabilitazione del tessuto economico-sociale, con obiettivi a più lungo termine ma che presenta ovviamente anche risvolti immediati di carattere umanitario, il Governo conta di intervenire nel campo agricolo-rurale con due iniziative di taglio diverso: la prima di riabilitazione delle infrastrutture e di sostegno alla produzione e commercializzazione dei prodotti, la seconda di riabilitazione delle reti elettriche, così da consentire un'erogazione costante e continua di elettricità nelle zone ad economia agricola, negli ospedali e nelle strutture sociali, come scuole e municipi.

Altri progetti a cui il Governo sta lavorando sono la riabilitazione funzionale del settore scolastico, della rete idrica ed il rafforzamento delle capacità gestionali del patrimonio culturale ed archeologico. Desidero soffermarmi su questo punto, in virtù del qualificato contributo che la nostra grande esperienza ci consente e del pressante indirizzo espresso al riguardo dal Parlamento; il Governo conta, tra l'altro, di inserire un Diplomatico italiano ai vertici dell'ORHA per il coordinamento delle attività a tutela dello sterminato patrimonio culturale ed archeologico del Paese.

Onorevoli Presidenti, Onorevoli Senatori e Deputati,

non si tratta, evidentemente, di attività di diretta competenza del Ministro della Difesa. Di esse i Ministri competenti terranno informato il Parlamento. Le ho volute, comunque, oggi ricordare, così come mi sono state partecipate dal Ministro degli Esteri, per dare il senso complessivo dell'intervento italiano. Pensare che si tratti di una semplice successione di convogli autotrasportati sarebbe riduttivo.
Rispetto ad un ben più significativo complesso di attività, la componente militare sarà schierata per "garantire quella cornice di sicurezza essenziale per un aiuto effettivo e serio al popolo iracheno e contribuire con capacità specifiche alle attività di intervento più urgente nel ripristino delle infrastrutture e dei servizi essenziali" --sono parole del Ministro Frattini del 15 aprile - compiti strettamente connessi e funzionali proprio all'obiettivo umanitario per il quale il Governo si è impegnato.

In attuazione di tali decisioni, ho impartito all'Autorità militare le direttive per la pianificazione della missione, la definizione dei compiti, l'approfondimento degli aspetti organizzativi, addestrativi operativi e logistici, la designazione delle forze e la loro predisposizione.
Conseguentemente, l'Autorità militare ha emanato i preavvisi d'ordine alle quattro Forze Armate per i volumi organici autorizzati, i contributi di ciascuna Forza Armata, il livello di approntamento delle forze, l'indicazione di massima degli aspetti logistici, gli orientamenti d'impiego.
Per la definizione di aree di impiego, missione, compiti e relative esigenze di supporto, il Governo si è mosso con una fitta serie di contatti a livello diplomatico e militare con i paesi amici ed alleati.

Questo è normale, perché pensare che il nostro contingente possa operare in completa autonomia sarebbe giuridicamente impossibile, politicamente improponibile ed operativamente velleitario.
Un primo incontro per il coordinamento generale con i paesi disponibili a fornire contributi si è avuto presso il Ministero della Difesa britannico, a Londra, il 30 aprile 2003.
In quella occasione si sono confermati: un quadro assai complesso del dopoguerra, un'emergenza di ampia dimensione, un atteggiamento anglo-americano prudente ed equilibrato, con la ricerca di un'azione sostenuta e partecipata da un gruppo di paesi il più ampio possibile.

Quale obiettivo politico per il dopoguerra è stato richiamato quanto espresso nella dichiarazione congiunta del Presidente Bush e del Primo Ministro britannico Blair, a Hillsbough, l' 8 aprile: "aiutare il popolo iracheno a costruire una nazione unitaria, libera ed in pace tanto al suo interno quanto con i Paesi vicini" e sostenere "le aspirazioni del popolo iracheno ad un governo rappresentativo che consideri i diritti umani ed il rispetto delle leggi come basi della democrazia".
Per il raggiungimento di tale obiettivo, sempre nella riunione del 30 aprile, sono stati indicati tre binari politici:

- il processo politico all'interno dell'Iraq, con l'istituzione di una
"Interim Authority/Provisional Government" entro 4 settimane, come richiesto dagli stessi gruppi politici iracheni, e, in prospettiva, con il processo di transizione, nel quale il controllo del Paese verrà gradualmente ceduto al nuovo governo eletto;

- il contesto regionale del Medio Oriente, ove si innestano, pur tra evidenti difficoltà, dinamiche strettamente collegate, quale la Road Map connessa alla soluzione del conflitto israelo-palestinese;

- il contesto internazionale ed il ruolo delle Nazioni Unite.

È stato precisato che in questa fase di pacificazione e stabilizzazione, obiettivo strategico-militare è la creazione, nel minor tempo possibile, di un ambiente sicuro e stabile che permetta gli aiuti umanitari indifferibili e lo sviluppo e la sostenibilità del processo di riedificazione dello Stato iracheno.
Per quanto attiene alle attività di ricostruzione, riabilitazione delle istituzioni ed assistenza umanitaria, che saranno sviluppate dall'ORHA, l'Iraq è stato diviso in regioni operative, all'interno delle quali sono state incluse le 18 province irachene.

Per quanto riguarda il nostro contingente, abbiamo espresso l'intendimento di impiegarlo in modo unitario ed integrato, al fine di sfruttare al massimo le sue capacità.
Conseguentemente, al contingente militare nazionale sarà assegnato un settore di responsabilità nella regione meridionale dell'Iraq, di responsabilità della Gran Bretagna.
In quello stesso settore potranno essere prevalentemente indirizzate le attività di aiuto e cooperazione nazionali.

In tale quadro, abbiamo, anche, offerto la disponibilità a ricevere eventuali contributi di altri Paesi, che si sono già offerti ad integrarsi con le nostre forze, nel nostro settore.

Onorevoli Presidenti, Onorevoli Senatori e Deputati,

l'8 maggio, a Londra, presso il Ministero della Difesa britannico, si è tenuta una Conferenza per la definizione dei contributi delle nazioni che hanno deciso di intervenire.
Il contributo nazionale all'operazione, che ha ricevuto la denominazione di "Antica Babilonia", prevede un contingente di media dimensione e di elevata qualità, che consentirà una significativa autosufficienza in termini logistici, indispensabile per la distanza che separa il teatro di operazioni dall'Italia, ed una efficace capacità operativa, in termini di protezione, di mobilità, di assistenza.
Dal punto di vista tecnico-operativo le forze rispondono ai requisiti imposti dai compiti e dalla situazione ambientale. Ciò, sia dal punto di vista della efficacia e della efficienza dei mezzi, sia del livello di preparazione e di addestramento professionale degli uomini. Si tratta di forze pienamente integrabili con quelle che saranno presenti in teatro e sulla cui risposta si può fare pieno affidamento.

Di tale complesso di unità ed assetti è stata verificata preventivamente la rispondenza tecnico-operativa in termini di possibilità d'impiego e sostenibilità temporale dell'operazione ed è stata assicurata, sotto l'aspetto tecnico militare, la compatibilità con gli altri attuali impegni nel mondo.
A questo riguardo ricordo che siamo presenti: in Afghanistan con circa 2000 uomini, in Bosnia, con circa 1500 uomini; in Kosovo, con circa 3800 uomini; in FYROM, con circa 200 uomini; in Albania, con circa 1000 uomini, ed ancora, con consistenze numeriche inferiori, in Palestina, India - Pakistan, Iraq, Israele, Egitto, Libano, Malta, Congo, Etiopia - Eritrea, Marocco, USA. Il totale dei nostri militari impiegati in missioni ed operazioni all'estero è, oggi, di oltre 9000 unità.
I militari del contingente saranno complessivamente circa 3000, parte dei quali non impiegati direttamente sul terreno, bensì nei transiti aerei e marittimi. Saranno tutti professionisti e molti già esperti di altre aree di crisi. Saranno presenti anche alcune donne, che consentiranno, in particolare, al contingente di meglio relazionarsi con la componente femminile della popolazione locale.
Il contingente è basato su diverse componenti di Forza Armata.

Per l'Esercito sono previsti:

- un Comando di Brigata, con supporti, in grado di gestire unità di altre nazioni;

- un'unità di manovra a livello di Reggimento;

- un unità di supporto logistico a livello di Reggimento, con capacità di trasporto, manutenzione, rifornimento, viveri;

- assetti aerei a livello di Squadrone, con elicotteri con funzioni di utility;

- un'unità del genio, a livello di Battaglione, con capacità di interventi sulla viabilità, di sminamento e di supporto generale;

- una compagnia di difesa NBC, con capacità di: verifica della presenza di aggressivi chimici e dei livelli di radioattività; delimitazione di aeree contaminate ed analisi di agenti contaminati; controlli chimici e radioattivi su persone, mezzi e materiali; decontaminazione e bonifica di emergenza.

Per la Marina è previsto l'impiego di una unità navale anfibia per il trasporto degli equipaggiamenti e dei mezzi, per il supporto logistico in zona di operazioni e per il sostegno operativo e di mobilità aerea, con una componente di 2/3 elicotteri imbarcati.

Sulla nave è anche installata una unità ospedaliera polispecialistica, inclusa una sala chirurgica. A bordo dell'unità è prevista una compagnia anfibia del Reggimento San Marco.
Sarà, anche, impiegato un Gruppo Cacciamine su tre unità per assicurare la navigabilità, e, quindi l'arrivo degli aiuti via mare, degli approcci marittimi al porto di Umm Qasr.

Per l'Aeronautica sono previste: una componente del genio aeronautico, una componente elicotteri con capacità di ricerca e soccorso operativo ed una componente con capacità di gestione e supporto di operazioni aeroportuali.
La componente aeronautica, assicurerà, anche, alcuni trasporti in teatro.

L'Arma dei Carabinieri contribuirà alla operazione, con elementi di polizia militare e con una unità Multinational Specialised Unit, che opererà nel settore italiano, con l'orientamento ad intervenire, ove necessario, in tutto il settore divisionale britannico e che sarà in grado di gestire eventuali contributi di altri paesi.

Per quanto riguarda la catena di Comando e Controllo, il Capo di Stato Maggiore della Difesa mantiene il Comando Operativo sulle Forze nazionali rese disponibili. Il Comando divisionale britannico, con sede a Bassora, eserciterà il controllo operativo in tutta la Regione meridionale, con irrinunciabili funzioni di coordinamento organizzativo ed operativo fra le forze dei vari contingenti internazionali.

A Baghdad, presso l'ORHA, un Generale italiano affiancherà l'Inviato straordinario del Governo, con funzioni di raccordo con il Comando della Coalizione in sede.
Il Comandante Nazionale del Contingente sarà destinato a Bassora, presso il Comando divisionale britannico. Egli assicurerà l'unitarietà di Comando su tutte le forze nazionali e, contemporaneamente, avrà lo specifico compito di verificare che esse siano impiegate nel rispetto del regime di deleghe in atto, cioè esclusivamente per il soddisfacimento della missione assegnata e per quelle capacità operative approvate dall'autorità di Governo a cui risalgono le decisioni per eventuali deroghe o impieghi diversi.

L'impiego effettivo delle forze sarà stabilito sulla base della "Direttiva ministeriale" e del conseguente "Ordine di operazioni" che sarà comprensivo delle cosiddette Regole di Ingaggio (ROE), la cui applicazione, nel tempo ed in funzione del contesto operativo, risale alla discrezionalità tecnico-operativa della catena di comando, che è responsabile dell'assolvimento della missione.

Onorevoli Presidenti, Onorevoli Senatori e Deputati, la missione assegnata al Contingente sarà quella di concorrere, con gli altri Paesi della Coalizione, al fine di creare le condizioni di sicurezza e stabilità agli aiuti umanitari ed alla riedificazione del paese.
Confermando quanto esposto dal Ministro Frattini, il 15 aprile, il contingente nazionale sarà chiamato ad operare per lo svolgimento dei seguenti compiti:

? creazione e mantenimento di un ambiente sicuro; ? concorso all'ordine pubblico e polizia militare;
? supporto alle attività di sminamento;
? rilevazioni biologiche e chimiche;
? assistenza sanitaria;
? gestione aeroportuale;
? supporto alle attività dell' ORHA;
? ripristino di infrastrutture pubbliche essenziali.

Più in generale, si tratta di operazioni di profilo essenzialmente protettivo e di sicurezza, condotte con attività di ricognizione e sorveglianza, di protezione e sicurezza, di stabilizzazione ed assistenza.
La presenza delle forze sul terreno sarà quanto più discreta possibile. Le necessarie capacità di intervento e di risposta immediata a possibili situazioni di pericolo saranno guidate dalla funzione intelligence e basate sull'alta mobilità, sulla flessibilità e la dinamicità del contingente, sugli assetti elicotteristici.

È una missione, lo ripeto, non rivolta contro qualcuno, bensì a diretto sostegno della popolazione locale e dell'opera di assistenza umanitaria e di ricostruzione.
In questo quadro, l'uso della forza sarà esercitato al livello più basso possibile, in funzione delle circostanze ed in misura proporzionale alla situazione, nel rispetto del diritto internazionale, nonché delle leggi e regolamenti nazionali. In particolare esso dovrà assicurare, nel modo più efficace, la tutela e la sicurezza del nostro personale.

Ricordo che per i nostri militari sarà in vigore il Codice penale militare di guerra, così come previsto nelle operazioni militari internazionali, anche per garanzie inderogabili del diritto umanitario. Si tratterà di quel riferimento giuridico oggetto di recenti allineamenti al dettato costituzionale, da ultimo con le modifiche intervenute in occasione della conversione in legge del decreto legge n. 4/2003.
A tal proposito, posso confermare l'avvenuto completamento, alla fine del mese di marzo, del lavoro della Commissione di studio da me istituita, per l'ulteriore revisione delle leggi penali militari di pace e di guerra, per la ridefinizione dei limiti della giurisdizione penale militare e per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare.

In piena coerenza con questo lavoro di alta qualità giuridica, il testo di un disegno di legge è ora alla valutazione degli organi tecnici del Ministero per l'invio, quanto prima, per quanto di competenza, ai previsti concerti interministeriali e dell'Organo di autogoverno della Magistratura Militare e per la presentazione al Parlamento.

I costi dell'operazione militare comporteranno un significativo sforzo anche in previsione della possibile durata della missione nel tempo. Essi troveranno adeguata copertura nell'apposito decreto legge, di prossima presentazione al Parlamento per la conversione in legge, che recepirà anche le esigenze connesse con l'attuazione dei progetti civili previsti sotto il coordinamento del Ministero degli Affari Esteri, di cui ho riferito nella prima parte del mio intervento.

Questi i lineamenti programmatici dell'operazione. Nei prossimi giorni, sarà inviato in teatro un team ricognitivo, a livello strategico/operativo, al fine di verifìcare le reali condizioni dell'area di responsabilità assegnata, definire esigenze e possibilità di supporto logistico e stabilire i necessari collegamenti con i Comandanti multinazionali. A tale attività farà immediatamente seguito una ricognizione tattica condotta dai Comandanti ai vari livelli per la verifica dei dettagli di carattere operativo, tecnico e logistico.
I vertici militari della Coalizione hanno auspicato lo schieramento delle forze al più presto possibile e, comunque, non oltre il mese di giugno.

Per il nostro contingente, la notevole distanza comporterà tempi lunghi per il trasferimento, prevalentemente aereo, del personale ed il trasporto, prevalentemente navale, dei mezzi. Inoltre, sarà necessario completare l'indispensabile ciclo vaccinale di circa 15 giorni.
Inizialmente è prevedibile il trasferimento in teatro dell' "advance party", un'aliquota di personale incaricata di porre in essere l'attività organizzativa necessaria per la successiva immissione del "main body", ossia il grosso delle forze.
Il dispiegamento della forza prenderà l'intero mese di giugno.

Dall'arrivo in teatro, il nostro contingente inizierà una attività di integrazione e di familiarizzazione ambientale.
Dopo circa due settimane di tali attività, il Contingente sarà dichiarato operativo.
Rispetto a questi tempi, potrà essere anticipata l'attività di sminamento dei cacciamine, già dislocati nel Golfo Persico per precedenti esercitazioni congiunte con similari unità della Francia.

Onorevole Presidente, Onorevoli Senatori e Deputati,
dal punto di vista qualitativo, si tratta di un'operazione di alto profilo e di grande valenza per il ruolo dell'Italia a sostegno della pace e della stabilità nel mondo.
In Iraq molto è stato fatto. Come uomini liberi ci rallegriamo dei risultati ottenuti. L'avvio di una dinamica positiva è, tuttavia, segnato da tempi lunghi e notevoli difficoltà per la ricostruzione e la normalizzazione del paese.

Molto, dunque, resta ancora da fare. L'azione dell'Italia deve essere decisa e tempestiva, per una popolazione particolarmente provata da tre settimane di conflitto ma, soprattutto, da venti anni di sanguinaria dittatura, cui sono venuti meno anche i generi primari, come medicinali, acqua, cibo, luce.
Sarà un processo che non può prescindere dalla presenza delle forze militari, rese disponibili dalla Comunità internazionale, per la cornice di sicurezza e stabilità che esse garantiscono.
L'Italia, che con le proprie Forze Armate, svolge già responsabilmente il suo importante ruolo nell'area balcanica ed in altre parti del mondo, non può esimersi dal gettare un ponte di solidarietà anche nei confronti dell'Iraq.

Sulla base di un primo, complessivo esame, valutiamo la missione operativamente molto impegnativa, ma qualitativamente compatibile con le nostre capacità militari e quantitativamente sostenibile nel quadro dei nostri impegni internazionali.
Si tratta di una missione difficile. Per l'ambiente, per il contesto multinazionale, per la grande distanza dall'Italia. Una missione che comporta rischi. Ma posso garantire che saranno prese tutte le precauzioni per tutelare la sicurezza dei nostri militari.
Anche in questa occasione, potremo contare sulla grande professionalità dei nostri uomini che, unita alle doti di umanità, consentirà loro una gestione equilibrata delle situazioni. Come è sempre stato, guadagnando loro continue manifestazioni di apprezzamento.
In particolare, si stabiliranno le condizioni per creare un clima amichevole da parte della popolazione locale nei confronti del contingente italiano, che sia percepito per quello che è: non una forza di occupazione, ma di sostegno al paese sul piano della sicurezza e, quindi, ad un ritorno alla normalità civile, economica, sociale.

D'altra parte, sono gli stessi esponenti dell'amministrazione civile irachena, con i quali sono stati stabiliti i primi contatti diplomatici, a mostrare apprezzamento rispetto alla decisione di inviare un contingente militare nel Paese, per fornire il quadro di sicurezza agli interventi umanitari, contribuire alla stabilizzazione ed all'ordine pubblico, premessa indispensabile affinché possa svolgersi un libero dibattito politico.
Per tutto questo, crediamo che, in Parlamento, maggioranza ed opposizione possano confermare al Governo un ampio consenso su queste scelte.
Qualcuno tra voi forse ricorderà che sul retro della carta moneta fatta circolare dalle Forze Alleate in Italia all'indomani della Liberazione, le cosiddette AmLire, erano stampate le quattro libertà enunciate dal Presidente Roosevelt: la libertà di parola, la libertà di religione, la libertà dal bisogno, la libertà dalla paura.

Forse oggi noi possiamo contribuire a portare queste quattro libertà al popolo iracheno.


***


6. Legge 1 Agosto 2003, n. 219 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 191 del 19 agosto 2003

Legge di conversione

Articolo 1.
1. Il decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena, nonché proroga della partecipazione italiana a operazioni militari internazionali, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.
2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Testo del decreto-legge coordinato con la legge di conversionepubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 191 del 19 agosto 2003

Capo I
Missione umanitaria e di ricostruzione in Iraq e interventi per calamità all'estero

Articolo 1.
Missione umanitaria e di ricostruzione in Iraq

1. È autorizzata, fino al 31 dicembre 2003, ad integrazione delle somme già iscritte in bilancio in applicazione della legge 26 febbraio 1987, n. 49, la spesa di euro 21.554.000 per la realizzazione di una missione umanitaria e di ricostruzione in Iraq, intesa ad assicurare interventi per il miglioramento delle condizioni della popolazione irachena ed il coordinamento delle azioni e delle attività previste dal presente decreto. La missione assicura altresì i rapporti con le autorità, le strutture amministrative e di governo, nonchécon le autorità locali e la partecipazione alle attività degli organismi internazionali, anche avvalendosi di un apposito contingente di personale ed esperti.

2. Gli interventi di cui al comma 1 sono destinati in particolare:
a) al settore sanitario, per la riabilitazione e la riorganizzazione delle strutture clinico-assistenziali e per il potenziamento e la ristrutturazione del sistema di sanità pubblica, con particolare riferimento alla attività di prevenzione e profilassi delle malattie trasmissibili;
b) al settore delle infrastrutture, con particolare riferimento alla riabilitazione ed al risanamento di quelle viarie, portuali ed aeroportuali, elettriche, idriche, agricole e delle comunicazioni, anche elettroniche;
c) al settore scolastico, con particolare riguardo alla riabilitazione funzionale delle relative strutture;
d) al settore della conservazione del patrimonio culturale, per il ripristino della funzionalità delle strutture destinate alla tutela ed alla gestione dello stesso, nonché al restauro dei beni culturali danneggiati.
Articolo 2.
Organizzazione della missione

1. L'attività di coordinamento degli interventi di cui all'articolo 1 è disciplinata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, su proposta del Ministro degli affari esteri, di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il quale sono definite:
a) le modalità di organizzazione e svolgimento della missione e di raccordo con le autorità e le strutture amministrative locali e di governo;
b) la composizione dell'organismo di direzione della missione, temporaneamente inserita nella struttura operante ai sensi degli articoli 35 e 74 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, nel quale è compreso un rappresentante del Ministero della difesa, per il necessario raccordo ai fini delle attività di protezione e di sicurezza degli interventi umanitari.

2. Al personale inviato in missione in Iraq per le finalità di cui al presente Capo è corrisposta l'indennità di missione prevista dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze in data 13 gennaio 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 51 del 3 marzo 2003, con riferimento ad Arabia Saudita, Emirati Arabi e Oman, nella misura intera maggiorata del 30 per cento.

Articolo 3.
Regime degli interventi
1. Per la realizzazione degli interventi di cui all'articolo 1 si applicano le disposizioni di cui alla legge 26 febbraio 1987, n. 49, ed al decreto-legge 1° luglio 1996, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1996, n. 426, in quanto compatibili. Si applicano altresì le disposizioni di cui alla legge 6 febbraio 1992, n. 180, anche con riguardo all'invio in missione del personale, all'affidamento degli incarichi e alla stipula dei contratti di cui all'articolo 4, nonchè all'acquisizione delle dotazioni materiali e strumentali di cui al medesimo articolo.

2. Per gli interventi di ripristino, riabilitazione e risanamento di opere distrutte o danneggiate, di importo inferiore a 5 milioni di euro, il Ministero degli affari esteri può procedere ai sensi dell'articolo 24, comma 1, lettera b), e comma 5, della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni.

3. Per le procedure in materia di appalti pubblici di servizi si applica l'articolo 7, comma 2, lettera d), del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 157. Per le procedure in materia di acquisizione di forniture si applica l'articolo 9, comma 4, lettera d), del testo unico delle disposizioni in materia di appalti pubblici di forniture, approvato con decreto legislativo 24 luglio 1992, n. 358, e successive modificazioni.

4. Le disposizioni di cui ai commi 1, 2 e 3 si applicano in deroga a quanto previsto dall'articolo 24, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e dalla disciplina in materia di spese in economia.

5. Le disposizioni di cui all'articolo 5, comma 1-bis, del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 1997, n. 140, e successive modificazioni, si applicano a tutti gli enti esecutori degli interventi previsti dal presente decreto. Quando tali enti sono soggetti privati è necessaria la presentazione di idonea garanzia fideiussoria bancaria.

6. Per le attività di soccorso e di intervento umanitario, ai volontari impiegati dalla Croce rossa italiana in Iraq viene riconosciuto il diritto alla conservazione del posto di lavoro per un impegno non superiore a novanta giorni annui anche non continuativi, che il datore di lavoro è tenuto a consentire. In virtù dell'impegno medesimo viene altresì riconosciuta e corrisposta, a titolo di mancato guadagno giornaliero, una somma non superiore a euro 103,29 lordi oltre a quelle pari agli oneri assicurativi e previdenziali eventualmente anticipate dai datori di lavoro. Il rimborso di tali somme potrà avvenire previa apposita richiesta alla Croce rossa italiana da presentarsi entro e non oltre un anno dal termine della missione di cui al presente Capo.
Articolo 4.
Risorse umane e dotazioni strumentali
1. Il Ministero degli affari esteri è autorizzato ad affidare incarichi temporanei di consulenza anche ad enti e organismi di diritto privato o pubblico specializzati ed a stipulare contratti di lavoro previsti dalla legislazione vigente con personale estraneo alla pubblica amministrazione, in possesso di specifiche professionalità in deroga a quanto stabilito dall'articolo 34, comma 13, della legge 27 dicembre 2002, n. 289.

2. Il Ministero degli affari esteri è autorizzato, per la durata degli interventi di cui all'articolo 1, ad avvalersi di personale proveniente da altre amministrazioni pubbliche, di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 31 marzo 2001, n. 165, posto in posizione di comando oppure reclutato a seguito delle procedure di mobilità di cui all'articolo 30, comma 1, del medesimo decreto legislativo.
3. Il Ministero degli affari esteri è autorizzato a stipulare contratti per l'acquisizione dei locali e delle necessarie dotazioni materiali e strumentali per assicurare la realizzazione delle attività di cui al comma 1, con le procedure previste dall'articolo 3, comma 3.
3-bis. Il Ministero degli affari esteri identifica le misure volte ad agevolare l'intervento di organizzazioni non governative che intendano operare in Iraq per fini umanitari.
Articolo 5.
(Soppresso)

Capo II
Invio in Iraq di un contingente militare e proroga della partecipazione italiana a operazioni internazionali
Articolo 6.
Invio in Iraq di un contingente militare
1. È autorizzata, fino al 31 dicembre 2003, la spesa di euro 232.451.241 per l'invio di un contingente di personale militare in Iraq, al fine di garantire le necessarie condizioni di sicurezza per gli interventi umanitari, favorirne la realizzazione e concorrere al processo di stabilizzazione del Paese.
Articolo 6-bis.
Relazione annuale sulle operazioni internazionali in corso
1. Entro il 31 dicembre di ogni anno i Ministri degli affari esteri e della difesa riferiscono al Parlamento sulla realizzazione degli obiettivi fissati, sui risultati raggiunti e sull'efficacia degli interventi effettuati nell'ambito delle operazioni internazionali di cui agli articoli 1 e 6.
Articolo 7.
(Soppresso)
Articolo 8.
(Soppresso)

Articolo 9.
(Soppresso)
Articolo 10.
Rinvii normativi
1. Salvo quanto previsto dal presente decreto, si applicano gli articoli 2, commi 2 e 3, 3, 4, 5, 7, 8, commi 1 e 2, 9, 10, 13, del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n. 15.
Articolo 10-bis.
Valutazione del servizio prestato in operazioni internazionali
1. I periodi di comando, di attribuzioni specifiche, di servizio e di imbarco svolti dagli ufficiali delle Forze armate e dell'Arma dei carabinieri presso i comandi, le unità, i reparti e gli enti costituiti per lo svolgimento delle operazioni internazionali di cui al presente decreto, sono validi ai fini dell'assolvimento degli obblighi previsti dalle tabelle 1, 2 e 3 allegate ai decreti legislativi 30 dicembre 1997, n. 490, e 5 ottobre 2000, n. 298, e successive modificazioni.
Articolo 11.
Indennità di missione
1. Con decorrenza dalla data di entrata nel territorio, nelle acque territoriali e nello spazio aereo dei Paesi interessati e fino alla data di uscita dagli stessi per il rientro nel territorio nazionale, al personale appartenente ai contingenti di cui all'articolo 6, è corrisposta per tutta la durata del periodo, in aggiunta allo stipendio o alla paga e agli altri assegni a carattere fisso e continuativo, l'indennità di missione di cui al regio decreto 3 giugno 1926, n. 941, nella misura del 98 per cento, detraendo eventuali indennità e contributi corrisposti agli interessati direttamente dagli organismi internazionali.
2. La misura dell'indennità di cui al comma 1 è calcolata sul trattamento economico all'estero previsto con riferimento ad Arabia Saudita, Emirati Arabi e Oman.
3. (Soppresso).
4. (Soppresso).
Articolo 12.
Disposizioni in materia contabile
1. Le disposizioni in materia contabile previste dall'articolo 8, comma 2, del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n. 15, sono estese alle acquisizioni di materiali d'armamento e di equipaggiamenti individuali e si applicano entro il limite complessivo di euro 50.000.000 a valere sugli stanziamenti di cui all'articolo 18, comma 4.
Articolo 13.
(Soppresso)
Articolo 14.
(Soppresso)
Articolo 15.
(Soppresso)
Capo III
Disposizioni in materia penale
Articolo 16.
Disposizioni in materia penale
1. Al personale militare impiegato nelle operazioni di cui all'articolo 6, si applicano il codice penale militare di guerra e l'articolo 9 del decreto-legge 1° dicembre 2001, n. 421, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 gennaio 2002, n. 6.
2. I reati commessi dallo straniero in territorio iracheno, a danno dello Stato o di cittadini italiani partecipanti alle operazioni di cui agli articoli 1 e 6, sono puniti sempre a richiesta del Ministro della giustizia, e sentito il Ministro della difesa, per i reati commessi a danno di appartenenti alle Forze armate.
3. Per i reati di cui al comma 2 la competenza territoriale è del Tribunale di Roma.
4. (Soppresso).

Capo IV
Disposizioni finali
Articolo 17.
Disposizioni di convalida
1. In relazione a quanto previsto dalle disposizioni di cui ai Capi I e II, sono convalidati gli atti adottati, le attività svolte e le prestazioni effettuate fino alla data di entrata in vigore del presente decreto.
Articolo 18.
Copertura finanziaria
1. (Soppresso).
2. All'onere derivante dall'attuazione delle disposizioni di cui al Capo I, pari complessivamente a euro 21.554.000 per l'anno 2003, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2003-2005, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2003, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
3. (Soppresso).
4. All'onere derivante dall'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 6, pari a 232.451.241 euro per l'anno 2003, si provvede mediante utilizzo del fondo di riserva per le spese impreviste, ai sensi dell'articolo 1, comma 63, della legge 28 dicembre 1995, n. 549.
5. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
Articolo 19.
Entrata in vigore
1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.


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7. Risoluzione 1511 (2003) - Adottata dal Consiglio di Sicurezza il 16 ottobre 2003

Il Consiglio di Sicurezza,
confermando le precedenti risoluzioni adottate sull'Iraq, comprese la 1483 (2003) del 22 maggio 2003 e la 1500 (2003) del 14 agosto 2003, sulle minacce causate dagli atti terroristici alla pace e alla sicurezza, compresa la Risoluzione 1373 (2001) del 28 settembre 2001, e altre importanti risoluzioni,
sottolineando che la sovranità irachena risiede nello Stato iracheno, ribadendo il diritto del popolo iracheno a determinare liberamente il proprio futuro politico e il controllo delle proprie risorse naturali, confermando il bisogno di pervenire rapidamente al giorno in cui gli iracheni potranno governarsi da soli e riconoscendo l'importanza del sostegno internazionale, in particolar modo dell'appoggio dei Paesi della regione, dei Paesi confinanti con l'Iraq e delle Organizzazioni della regione, nel portare avanti tale processo con rapidità,
riconoscendo che il sostegno internazionale per il ripristino di condizioni di stabilità e sicurezza è indispensabile per il benessere della popolazione dell'Iraq e per permettere a quanti coinvolti nel processo di svolgere il proprio lavoro nell'interesse della popolazione dell'Iraq e accettando di buon grado i contributi dei Paesi Membri a tal proposito, ai sensi della Risoluzione 1483 (2003),
Approvando la decisione del Consiglio di Governo iracheno di costituire una Commissione costituzionale preparatoria per l'organizzazione della Conferenza costituzionale in cui si redigerà una Costituzione in grado di includere le aspirazioni del popolo iracheno ed esortando il Consiglio a compiere velocemente tale processo,
Affermando che l'attentato terroristico contro l'Ambasciata giordana, avvenuto il 7 agosto 2003, quello contro il quartier generale delle Nazioni Unite a Baghdad del 19 agosto 2003, l'attacco contro la Moschea dell'Imam Ali a Najaf il 29 agosto 2003, l'attentato contro l'Ambasciata turca del 14 ottobre 2003 e l'omicidio di un diplomatico spagnolo il 9 ottobre 2003 sono attacchi contro il popolo iracheno, contro le Nazioni Unite e contro la comunità internazionale e deplorando l'assassinio di Akila al Hashimi, morta il 25 settembre 2003, come un attacco contro il futuro dell'Iraq,
In tale contesto, ricordando e ribadendo la dichiarazione rilasciata dal Presidente il 20 agosto 2003 (S/PRST/2003/13) e la Risoluzione 1502 (2003) del 26 agosto 2003,
Riconoscendo che la situazione in Iraq, seppur migliorata, continua a rappresentare una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale,
Ai sensi del capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite,
1. Conferma la sovranità e l'integrità territoriale dell'Iraq e sottolinea, in tale contesto, la natura temporanea dell'esercizio, da parte dell'Autorità Provvisoria della Coalizione, degli specifici doveri, responsabilità e autorità, previsti dal diritto internazionale applicabile e contenuti nella Risoluzione 1483 (2003). Tale esercizio avrà fine non appena un Governo rappresentativo, riconosciuto a livello internazionale ed eletto dal popolo iracheno, si sarà insediato, previo giuramento, e assumerà le responsabilità dell'Autorità, anche in virtù di quanto previsto nei paragrafi 4, 5, 6, 7 e 10 seguenti:
2. Approva il consenso dimostrato dalla comunità internazionale, da organismi quali la Lega Araba, l'Organizzazione della Conferenza islamica, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, all'istituzione di un Consiglio di Governo ampiamente rappresentativo come elemento determinante per la nascita di un Governo rappresentativo, riconosciuto a livello internazionale;
3. Sostiene gli sforzi del Consiglio di Governo volti a coinvolgere il popolo iracheno, anche attraverso la designazione di un Gabinetto dei Ministri e di una Commissione costituzionale preparatoria, in modo da poter portare avanti un processo in cui il popolo stesso assumerà gradualmente il controllo del Paese;
4. Stabilisce che il Consiglio di Governo e i Ministri che ne fanno parte sono gli organi principali dell'Amministrazione provvisoria irachena, la quale, fatti salvi i suoi futuri sviluppi, rappresenta la sovranità dello Stato iracheno nella fase di transizione, ovvero fino all'insediamento di un Governo rappresentativo, riconosciuto a livello internazionale, che assumerà le responsabilità dell'Autorità;
5. Delibera che le nascenti strutture dell'Amministrazione provvisoria irachena assumeranno gradualmente l'amministrazione dell'Iraq;
6. In tale contesto, invita l'Autorità a restituire, prima possibile, le responsabilità e l'autorità di governo alla popolazione dell'Iraq e chiede che l'Autorità, quando opportuno, in collaborazione con il Consiglio di Governo e con il Segretario Generale, riferisca al Consiglio di Sicurezza sui progressi compiuti;
7. Invita il Consiglio di Governo a sottoporre al Consiglio di Sicurezza, entro il 15 dicembre 2003, una tabella di marcia e un programma, elaborati in collaborazione con l'Autorità e, quando le circostanze lo consentiranno, con il Rappresentante Speciale del Segretario Generale, per redigere la nuova Costituzione irachena e per indire, ai sensi di tale Costituzione, lo svolgimento di elezioni democratiche;
8. Dispone che le Nazioni Unite, per mezzo del Segretario Generale, del suo Rappresentante Speciale e della Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Iraq, dovrebbero consolidare il proprio ruolo vitale in Iraq, adoperandosi, fra l'altro, per fornire aiuti umanitari, favorire la ripresa economica e le condizioni per uno sviluppo sostenibile e portare avanti gli sforzi per ristabilire e creare istituzioni nazionali e locali per un Governo rappresentativo;
9. Richiede che, quando le circostanze lo consentiranno, il Segretario Generale porti avanti l'azione prevista nei paragrafi 98 e 99 del suo rapporto redatto il 17 luglio 2003 (S/2003/715);
10. Prende atto dell'intenzione del Consiglio di Governo di indire una Conferenza costituzionale e, riconoscendo l'estrema importanza della convocazione di tale Conferenza per il conseguimento del pieno esercizio della sovranità, chiede che la sua preparazione avvenga attraverso un dialogo e un consenso nazionale prima possibile ed esige che il Rappresentante Speciale del Segretario Generale, al momento della convocazione della Conferenza o quando le circostanze lo consentiranno, metta a disposizione del popolo iracheno la straordinaria competenza specifica delle Nazioni Unite per questo processo di transizione politica, anche mediante la creazione di un sistema elettorale;
11. Richiede al Segretario Generale di garantire la disponibilità delle risorse delle Nazioni Unite e delle Organizzazioni affiliate, in caso vi siano richieste in tal senso da parte del Consiglio di Governo iracheno e quando le circostanze lo consentiranno, per favorire l'avanzamento del programma formulato dal Consiglio di Governo, contemplato nel paragrafo 7, e incoraggia altre Organizzazioni specializzate nel settore a sostenere il Consiglio di Governo iracheno, qualora richiesto;
12. Richiede al Segretario Generale di informare il Consiglio di Sicurezza sull'assolvimento delle responsabilità a lui assegnate in questa risoluzione, sugli sviluppi e sull'attuazione della tabella di marcia e del programma ai sensi del predetto paragrafo 7;
13. Stabilisce che il conseguimento della sicurezza e della stabilità è fondamentale per riuscire a portare a termine con successo il processo politico come previsto nel citato paragrafo 7 e per permettere alle Nazioni Unite di sostenere efficacemente tale processo e l'attuazione della Risoluzione 1483 (2003). Autorizza, altresì, la Forza multinazionale sotto comando unificato a prendere tutti i provvedimenti necessari per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq, anche al fine di garantire le condizioni necessarie all'attuazione della tabella di marcia e del programma e di contribuire alla sicurezza della Missione di Assistenza delle Nazioni Unite per l'Iraq, del Consiglio di Governo iracheno, di altre Istituzioni dell'Amministrazione provvisoria irachena e delle principali strutture umanitarie ed economiche;
14. Esorta i Paesi Membri a dare il proprio contributo, in virtù di questo mandato delle Nazioni Unite, anche con l'invio di forze militari, alla Forza multinazionale sopramenzionata nel paragrafo 13;
15. Delibera che il Consiglio dovrà esaminare le esigenze e la missione della Forza multinazionale, citata nel paragrafo 13, entro un anno dalla data di questa risoluzione e che, in ogni caso, il mandato di tale forza scadrà al completamento del processo politico descritto nei paragrafi 4,5,6,7 e 10. Manifesta la disponibilità a esaminare, in tale occasione, qualsiasi esigenza futura per prolungare la missione della forza multinazionale, tenendo conto delle opinioni del Governo rappresentativo iracheno, riconosciuto a livello internazionale;
16. Sottolinea l'importanza di istituire forze di polizia e di sicurezza in grado di far rispettare la legge, mantenere l'ordine e la sicurezza e di combattere il terrorismo secondo quanto contemplato nel paragrafo 4 della Risoluzione 1483 (2003) e invita i Paesi Membri, le Organizzazioni internazionali e le Organizzazioni della regione a contribuire all'addestramento e all'equipaggiamento delle forze di polizia e di sicurezza irachene;
17. Esprime profonda solidarietà e cordoglio per le perdite subite dal popolo iracheno e dalle Nazioni Unite e per le famiglie del personale delle Nazioni Unite e di altre vittime innocenti rimaste uccise o ferite in quei tragici attacchi;
18. Condanna inequivocabilmente l'attentato terroristico contro l'Ambasciata giordana, avvenuto il 7 agosto 2003, quello contro il quartier generale delle Nazioni Unite a Baghdad del 19 agosto 2003, l'attacco contro la Moschea dell'Imam Ali a Najaf il 29 agosto 2003, l'attentato contro l'Ambasciata turca del 14 ottobre 2003, l'omicidio di un diplomatico spagnolo il 9 ottobre 2003 e l'assassinio di Akila al Hashimi, morta il 25 settembre 2003, e sottolinea che i responsabili devono essere assicurati alla giustizia;
19. Invita i Paesi Membri a impedire il transito di terroristi in Iraq, di armi e di finanziamenti atti a sostenere i terroristi e, a tal proposito, sottolinea l'importanza di intensificare la cooperazione dei Paesi della regione, in particolar modo dei Paesi confinanti con l'Iraq;
20. Si appella ai Paesi Membri e agli Istituti finanziari internazionali affinché intensifichino gli sforzi per assistere la popolazione dell'Iraq nella ricostruzione e nello sviluppo economico ed esorta tali Istituti a prendere provvedimenti immediati per fornire all'Iraq prestiti e altri aiuti finanziari, collaborando con il Consiglio di Governo e con i Ministri competenti;
21. Esorta i Paesi Membri, le Organizzazioni internazionali e le Organizzazioni della regione a sostenere l'opera di ricostruzione dell'Iraq, avviata con la Riunione consultiva delle Nazioni Unite del 24 giugno 2003, anche assumendo impegni sostanziali durante la Conferenza dei Donatori internazionali che avrà luogo a Madrid il 23 e il 24 ottobre 2003;
22. Invita i Paesi Membri e le Organizzazioni interessate a dare il proprio contributo per far fronte alle esigenze del popolo iracheno mediante l'approvvigionamento delle risorse necessarie per la ripresa e la ricostruzione della struttura economica dell'Iraq;
23. Sottolinea che la Commissione Internazionale per la Consulenza e il Monitoraggio, menzionata nel paragrafo 12 della Risoluzione 1483 (2003), dovrebbe essere istituita con priorità e ribadisce che il Fondo per lo Sviluppo dell'Iraq dovrà essere impiegato in maniera trasparente come contemplato nel paragrafo 14 della Risoluzione 1483 (2003);
24. Ricorda a tutti i Paesi Membri i propri doveri ai sensi dei paragrafi 19 e 23 della Risoluzione 1483 (2003), in particolar modo il dovere di destinare immediatamente capitali, altre attività finanziarie e risorse economiche al Fondo per lo Sviluppo dell'Iraq a beneficio del popolo iracheno;
25. Richiede agli Stati Uniti, a nome della forza multinazionale sopramenzionata nel paragrafo 13, di riferire al Consiglio di Sicurezza sugli sforzi e i progressi compiuti ogni qualvolta sia opportuno e, comunque, almeno ogni sei mesi;
26. Delibera di continuare a seguire la questione.


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8. Risoluzione 1546 (2004) - Adottata dal Consiglio di Sicurezza il 8 giugno 2004

Il Consiglio di Sicurezza,

salutando l'inizio di una nuova fase nella transizione dell'Iraq verso un governo eletto democraticamente, e in attesa della fine dell'occupazione e dell'assunzione di piena responsabilità e autorità da parte di un Governo ad interim dell'Iraq pienamente sovrano e indipendente entro il 30 giugno 2004,

richiamando tutte le precedenti risoluzioni sull'Iraq,

riaffermando l'indipendenza, la sovranità, l'unità e l'integrità territoriale dell'Iraq,

ribadendo il diritto del popolo iracheno a determinare liberamente il proprio futuro politico e il controllo delle proprie risorse naturali,

riconoscendo l'importanza del sostegno internazionale, in particolare dei paesi della regione, dei vicini dell'Iraq e delle organizzazioni regionali, alla popolazione dell'Iraq nel suo sforzo per ottenere sicurezza e prosperità, ed evidenziando che l'implementazione di questa risoluzione contribuirà alla stabilità della regione,

salutando gli sforzi del Consigliere Speciale del Segretario Generale per assistere il popolo dell'Iraq nel conseguire la formazione del governo ad interim dell'Iraq, come stabilito nella lettera del Segretario Generale del 7 giugno 2004 (S/2004/461),

preso atto della dissoluzione del Consiglio di Governo dell'Iraq, e salutando i passi avanti nell'applicazione degli accordi per la transizione politica dell'Iraq,

salutando l'impegno del Governo ad interim dell'Iraq a lavorare nella direzione di un Iraq federale, democratico, pluralista e unificato nel quale esiste il pieno rispetto dei diritti politici e umani,

sottolineando la necessità che tutte le parti in causa rispettino e tutelino il patrimonio archeologico, storico, culturale e religioso dell'Iraq,

affermando l'importanza dello stato di diritto, del rispetto dei diritti umani compresi i diritti delle donne, delle libertà fondamentali e della democrazia comprese elezioni libere e imparziali,

richiamando l'istituzione dell'UNAMI, la Missione Onu di Assistenza all'Iraq, del 14 agosto 2003, e affermando che le Nazioni Unite debbano svolgere un ruolo guida nell'assistenza del popolo e del governo iracheni nella formazione delle istituzioni per un governo rappresentativo,

riconoscendo che il sostegno internazionale al ripristino della stabilità e della sicurezza è essenziale per il benessere della popolazione dell'Iraq e per permettere a tutte le parti in causa di svolgere il proprio lavoro nell'interesse della popolazione dell'Iraq, e accettando di buon grado i contributi dei Paesi Membri a tal proposito,

richiamando il rapporto fornito dagli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza il 16 aprile 2004 sugli sforzi ed i progressi fatti dalla forza multinazionale,

riconoscendo la richiesta trasmessa nella lettera del 5 giugno 2004 da parte del Primo ministro del Governo ad interim dell'Iraq al Presidente del Consiglio di Sicurezza, allegata a questa risoluzione, che venga mantenuta la presenza della forza multinazionale,

riconoscendo anche l'importanza dell'accordo espresso dal Governo sovrano dell'Iraq circa la presenza della forza multinazionale e uno stretto coordinamento tra la forza multinazionale e quel governo,

salutando la disponibilità della forza multinazionale a proseguire gli sforzi per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq a sostegno della transizione politica in vista soprattutto delle prossime elezioni, e a fornire condizioni di sicurezza alla presenza Onu in Iraq, secondo quanto descritto nella lettera del 5 giugno 2004 dal segretario di Stato americano al Presidente del Consiglio di Sicurezza allegata a questa risoluzione,

rilevando l'impegno di tutte le forze che promuovono il mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq ad agire in conformità con la legge internazionale, compresi gli obblighi previsti dalla legge umanitaria internazionale, e a cooperare con le organizzazioni internazionali del caso,

affermando l'importanza dell'assistenza internazionale nella ricostruzione e nello sviluppo dell'economia dell'Iraq,

riconoscendo i benefici derivati all'Iraq dalle esenzioni e dai privilegi di cui godono le entrate petrolifere irachene e il Fondo di Sviluppo per l'Iraq, e rilevando l'importanza che continue erogazioni vengano garantite a questo fondo da parte del Governo ad interim dell'Iraq e di quelli che gli succederanno alla dissoluzione dell'Autorità Provvisoria della Coalizione,

stabilendo che la situazione in Iraq continua a costituire una minaccia per la pace e la sicurezza a livello internazionale,

Ai sensi del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite:


1. Appoggia la formazione di un governo sovrano ad interim in Iraq, così come presentato il 1° giugno 2004, che entro il 30 giugno 2004 assumerà la piena responsabilità e l'autorità di governare l'Iraq astenendosi nel contempo dall'intraprendere azioni che influiscano sul destino dell'Iraq al di là della fase limitata dell'interim finché un governo transitorio dell'Iraq non assuma l'incarico come previsto nel paragrafo che segue;

2. Saluta il fatto che, sempre entro il 30 giugno 2004, finirà l'occupazione e l'Autorità Provvisoria della Coalizione cesserà di esistere, e che l'Iraq riaffermerà la propria completa sovranità;

3. Ribadisce il diritto del popolo iracheno a determinare liberamente il proprio futuro politico e a esercitare piena autorità e controllo sulle proprie risorse economiche e naturali;

4. Appoggia la tabella di marcia proposta per la transizione politica dell'Iraq verso un governo democratico, di cui fanno parte:

(a) formazione del governo sovrano ad Interim dell'Iraq che assumerà responsabilità e autorità di governo entro il 30 giugno 2004;

(b) convocazione di una conferenza nazionale che rifletta la diversità della società irachena; e

(c) convocazione se possibile entro il 31 dicembre 2004, e in ogni caso non oltre il 31 gennaio 2005, di elezioni democratiche dirette per un'Assemblea Nazionale Transitoria che avrà, fra le altre cose, la responsabilità di formare un governo Transitorio dell'Iraq e di redigere una costituzione permanente per l'Iraq che porti a un governo costituzionalmente eletto entro il 31 dicembre 2005;

5. Invita il governo dell'Iraq a considerare in che modo la convocazione di un incontro internazionale potrebbe sostenere il processo di cui sopra, e rileva che accoglierebbe di buon grado un incontro del genere a sostegno della transizione politica dell'Iraq e della ripresa irachena, a beneficio del popolo iracheno e nell'interesse della stabilità nella regione;

6. Chiama tutti gli iracheni ad applicare in pace e pienamente questi accordi e tutti gli Stati e le organizzazioni ad appoggiare la realizzazione degli accordi.

7. Decide che nel mettere in atto, se le circostanze lo permettono, il loro mandato per assistere il popolo e il governo iracheno, il rappresentante speciale del Segretario generale (attualmente Lakhdar Brahimi) e la missione Onu di assistenza in Iraq (UNAMI), come richiesto dal governo dell'Iraq:

(a) giocheranno un ruolo fondamentale nel:

(i) preparare una conferenza internazionale, nel mese di luglio 2004, che selezionerà i membri di un Consiglio consultivo;

(ii) consigliere e appoggiare il governo ad interim dell'Iraq, la commissione elettorale indipendente dell'Iraq e l'assemblea nazionale di transizione sul processo che porterà alle elezioni libere;

(iii) promuovere il dialogo e la costruzione del consenso sulla stesura di una bozza di Costituzione nazionale del popolo iracheno;

(b) e inoltre:

(i) consigliare il governo iracheno sullo sviluppo di efficaci servizi civili e sociali;

(ii) contribuire al coordinamento e al compimento della ricostruzione, dello sviluppo e dell'assistenza umanitaria;

(iii) promuovere la protezione dei diritti umani, la riconciliazione nazionale, e una riforma legale e giudiziaria per rafforzare il ruolo della legge in Iraq;

(iv) consigliare e assistere il governo nella prima pianificazione per la realizzazione di un censimento.

8. Saluta gli sforzi del governo ad interim iracheno per sviluppare una forza di sicurezza in Iraq, incluse le forze armate irachene, che opereranno sotto l'autorità del governo ad interim dell'Iraq e dei suoi successori.

9. Rileva che la presenza della forza multinazionale in Iraq è una richiesta dell'entrante governo ad interim dell'Iraq e ribadisce quindi l'autorizzazione alla forza multinazionale sotto comando unificato stabilita ai sensi della risoluzione 1511 (2003), che è in rapporto con le lettere allegate a questa risoluzione;

10. Stabilisce che la forza multinazionale avrà l'autorità di prendere tutte le misure necessarie per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq conformemente alle lettere allegate a questa risoluzione in cui viene espressa, fra le altre cose, la richiesta irachena che continui la presenza della forza multinazionale e ne vengono esposti i compiti, compresi la prevenzione e la dissuasione dal terrorismo in modo che, fra l'altro, le Nazioni Unite possano svolgere il loro ruolo di assistenza al popolo iracheno come da paragrafo 7 sopra citato e il popolo iracheno possa attuare liberamente e senza intimidazione la tabella di marcia e il programma del processo politico e beneficiare dalla ricostruzione e dalle attività di ripristino;

11. Saluta a questo riguardo le lettere allegate a questa risoluzione che affermano, inter alia , che esistono degli accordi per stabilire una cooperazione per la sicurezza tra la forza multinazionale e il governo sovrano dell'Iraq e per assicurare il coordinamento tra le due, e nota, sempre a questo proposito, che le forze di sicurezza irachene fanno capo ai ministeri iracheni di competenza, che il governo dell'Iraq ha l'autorità di destinare le forze di sicurezza irachene alla forza multinazionale per l'impegno in operazioni con essa e che le strutture di sicurezza descritte nelle lettere serviranno come base affinché la forza multinazionale e il governo iracheno trovino un accordo su tutta la gamma delle questioni fondamentali strategiche e di sicurezza, inclusa la strategia sulle operazioni offensive sensibili, e garantiranno una piena partnership fra le forze irachene e la forza multinazionale attraverso stretta coordinazione e consultazione;

12. Decide inoltre che il mandato della forza multinazionale sarà rivisto su richiesta del governo dell'Iraq, o a 12 mesi dalla data della risoluzione, e che questo mandato scadrà al momento del completamento del processo politico descritto nel paragrafo 4 sopra citato, e dichiara che questo mandato verrà revocato anche prima se richiesto dal governo dell'Iraq;

13. Rileva l'intenzione, stabilita nella lettera annessa del Segretario di Stato degli Stati Uniti, di creare un'entità distinta sotto un comando unificato della forza multinazionale con una missione dedicata a fornire sicurezza per la presenza delle Nazioni Unite in Iraq, riconosce che l'implementazione delle misure per fornire la sicurezza dei membri dello staff delle Nazioni Unite operanti in Iraq richiede risorse significative, e si appella agli Stati membri ed alle relative organizzazioni di fornire tali risorse, inclusi i contributi a tale entità;

14. Riconosce che la forza multinazionale aiuterà anche nella ricostruzione delle capacità delle forze di sicurezza irachene e delle istituzioni attraverso un programma di reclutamento, addestramento, equipaggiamento, controllo e monitoraggio;

15. Richiede agli Stati membri e alle organizzazioni regionali e internazionali di contribuire all'assistenza della forza multinazionale, comprese le forze militari, come stabilito in accordo con il governo dell'Iraq, per andare incontro ai bisogni della popolazione irachena di sicurezza e di stabilità, di assistenza umanitaria e per la ricostruzione, e di appoggiare gli sforzi dell'UNAMI, la missione Onu di assistenza all'Iraq.

16. Enfatizza l'importanza di sviluppare un corpo di polizia efficiente, di rafforzare le frontiere e creare un Servizio di Protezione delle Strutture, sotto il controllo del Ministero degli Interni, per il mantenimento dell'ordine, della legge e della sicurezza inclusa la lotta al terrorismo.

17. Condanna tutti gli atti di terrorismo in Iraq, riafferma gli obblighi degli Stati membri contenuti nella risoluzione 1371, 1267, 1333, 1390, 1455 e 1526 e altri rilevanti obblighi internazionali riguardo alle attività dei terroristi in Iraq e fuori o contro i suoi cittadini, e reitera il suo appello a tutti gli Stati membri a impedire il transito di terroristi da e per l'Iraq, di armi per i terroristi, e di finanziamenti che possano aiutare i terroristi, e enfatizza l'importanza di rafforzare la cooperazione tra i paesi della regione, particolarmente i vicini dell'Iraq;

18. Riconosce che il governo ad interim dell'Iraq assumerà un ruolo primario nel coordinare l'assistenza internazionale all'Iraq;

19. Accoglie gli sforzi dei Paesi membri e delle organizzazioni internazionali a fornire, secondo le richieste del governo ad interim dell'Iraq, anche tramite l'invio di esperti, assistenza tecnica mentre l'Iraq sta ricostruendo la sua capacità amministrativa;

20. Reitera la sua richiesta agli Stati membri, alle istituzioni finanziarie e alle altre organizzazioni di moltiplicare gli sforzi per aiutare il popolo dell'Iraq nella ricostruzione e nello sviluppo dell'economia, anche fornendo esperti internazionali e le risorse necessarie attraverso un programma coordinato di assistenza dei donatori;

21. Decide che la proibizione in relazione alla vendita o alla fornitura di armi all'Iraq e di materiale correlato decisa in una risoluzione precedente non si applicherà alla richiesta di armi e di materiale correlato proveniente dal governo iracheno o dalla forza multinazionale per servire agli scopi di questa risoluzione, sottolinea l'importanza per tutti gli Stati di attenersi strettamente a tali scopi, e nota l'importanza dei vicini dell'Iraq a questo riguardo, e si appella al governo dell'Iraq e alla forza multinazionale perché assicurino la corretta applicazione delle procedure;

22. Nota che nulla nel precedente paragrafo inficia le proibizioni e le obbligazioni degli Stati in relazione a quanto specificato nei paragrafi 8 e 12 della risoluzione 687 del 3 aprile 1991 o le attività descritte nel paragrafo 3(f) della risoluzione 707 del 15 agosto 1991, e riafferma la sua intenzione di rivedere i mandati della Commissione Onu di ispezione, verifica e monitoraggio e dell'Agenzia Internazionale per l'energia atomica;

23. Chiama tutti gli Stati membri e le organizzazioni internazionali a rispondere alle richieste irachene per aiutarli a integrare dei veterani iracheni e i membri della milizia precedente nella società irachena;

24. Nota che con la dissoluzione dell'Autorità provvisoria della coalizione i fondi del Fondo per lo sviluppo dell'Iraq saranno erogati esclusivamente per disposizione del governo dell'Iraq e decide che il Fondo per lo sviluppo dell'Iraq sarà utilizzato in maniera equa e trasparente e attraverso il bilancio iracheno, anche per soddisfare i principali obblighi nei riguardi del Fondo, che gli accordi sul deposito dei ricavati dalla vendita di petrolio all'estero, dai prodotti petroliferi e dai gas naturali stabiliti nel paragrafo 20 della risoluzione 1483 (2003) continueranno a essere in vigore, che il Consiglio internazionale di monitoraggio sul Fondo (IAMB) continuerà le sue attività di controllo del Fondo per lo sviluppo e includerà un individuo qualificato designato dal governo dell'Iraq come membro aggiuntivo con diritto di voto, e che accordi appropriati saranno raggiunti per la continuazione del deposito dei ricavi previsti nel paragrafo 21 della 1483 (2003);

25. Decide inoltre che le norme del paragrafo precedente per il deposito dei ricavi nel Fondo per lo sviluppo dell'Iraq e per il ruolo del Consiglio internazionale di monitoraggio sul Fondo (IAMB) saranno riviste su richiesta del governo di transizione iracheno o a dodici mesi dalla data di questa risoluzione, e comunque scadranno alla fine del processo politico di cui si parla nel paragrafo 4 sopra citato;

26. Decide che, con la dissoluzione dell'Autorità provvisoria della Coalizione, il governo ad interim dell'Iraq e i suoi successori assumeranno diritti, responsabilità e obblighi relativi al programma Oil for Food che erano stati trasferiti all'Autorità, incluse tutte le responsabilità operative per il programma e tutti gli obblighi di cui l'Autorità si era fatta carico connessi a tali responsabilità, e la responsabilità di assicurare la certificazione indipendente e autenticata che le merci sono state consegnate, e inoltre decide che, dopo un periodo di transizione di 120 giorni a partire dalla data di approvazione di questa risoluzione, il governo ad interim dell'Iraq e i suoi successori si assumeranno la responsabilità di certificare la consegna delle merci secondo i contratti stipulati e che tale certificazione costituirà l'autenticazione indipendente richiesta per l'erogazione dei fondi associati a tali contratti;


27. Inoltre decide che norme contenute nel paragrafo 22 della risoluzione 1483 (2003) continueranno a essere in vigore, eccetto il fatto che i privilegi e le immunità previste in quel paragrafo non si applicheranno in nessun giudizio finale che scaturisse da un obbligo contrattuale stipulato in Iraq dopo il 30 giugno 2004;

28. Saluta l'impegno di molti creditori, inclusi quelli del Paris Club, a individuare i modi per ridurre sostanzialmente il debito dell'Iraq, chiama gli Stati membri, come anche le organizzazioni internazionali e regionali, ad appoggiare gli sforzi di ricostruzione dell'Iraq, sollecita le istituzioni finanziarie internazionali e i donatori bilaterali a prendere immediati provvedimenti per fornire la piena gamma dei loro prodotti e altre forme di assistenza finanziaria all'Iraq, riconosce che il governo ad interim dell'Iraq avrà l'autorità di concludere e applicare tali accordi e altri che potranno essere necessari a questo scopo, e chiede a creditori, istituzioni e donatori di lavorare come priorità su queste questioni con il governo ad interim dell'Iraq e i suoi successori;

29. Richiama gli obblighi degli Stati membri a congelare e trasferire alcuni fondi, proprietà e risorse economiche al Fondo per lo Sviluppo dell'Iraq in accordo con i paragrafi 19 e 23 della risoluzione 1483 (2003) e con la risoluzione 1518 (2003) del 24 novembre 2003;

30. Chiede al Segretario Generale dell'Onu di fare rapporto entro tre mesi dalla data di approvazione di questa risoluzione sulle operazioni della missione Onu UNAMI in Iraq, e in seguito con cadenza trimestrale sui progressi in direzione delle elezioni nazionali e il compimento di tutte le responsabilità dell'UNAMI;

31. Richiede che gli Stati Uniti, per conto della forza multinazionale, facciano rapporto al Consiglio di Sicurezza entro tre mesi dalla data di approvazione di questa risoluzione sugli sforzi e sui progressi di questa forza, in seguito su base trimestrale;

32. Decide di occuparsi attivamente della questione.
 
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