Diritto internazionale dei diritti umani e dei conflitti armati: guerra e pace
Il crimine di genocidio e la sua repressione ad opera dei tribunali penali internazionali :: Studi per la pace  
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ultimo aggiornamento: 12.03.2008
   
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Versione integrale
Il crimine di genocidio e la sua repressione ad opera dei tribunali penali internazionali
Tesi di laurea


Università degli Studi di Pisa
Facoltà di Scienza Politiche

Relatore: Prof. Marco Gestri
Anno Accademico 1999 - 2000 Pubblicazioni
Centro italiano Studi per la pace
www.studiperlapace.it - no ©
Documento aggiornato al: 2000

 
Sommario

Il termine 'genocidio' fredda gli animi in qualunque lingua sia pronunciato, è una parola talmente contraria al comportamento civile così come elementarmente inteso che gli uomini, le istituzioni ed i governi esitano ad usarla anche quando ce n'è davvero bisogno.

 
Indice dei contenuti
 
Introduzione

PARTE PRIMA: LA CONVENZIONE PER LA PREVENZIONE E LA REPRESSIONE DEL CRIMINE DI GENOCIDIO
CAPITOLO PRIMO - "I precedenti storici"
I.1 Il genocidio degli armeni.

I.2 Il genio genocidario nazista.

I.3 Esperienze genocidarie nell'Unione Sovietica tra il 1917 ed il 1932.

CAPITOLO SECONDO - "I precedenti giudiziari: Norimberga e Tokyo"
II.1 Il processo di Norimberga.

II.2 Il processo di Tokyo.

CAPITOLO TERZO - "La Convenzione del 1948"
III.1 Le origini della nozione di genocidio.

III.2 Nozioni connesse al crimine di genocidio.

III.3 Gli articoli della Convenzione.

PARTE SECONDA: LA REPRESSIONE DEL CRIMINE DI GENOCIDIO AD OPERA DEI TRIBUNALI PENALI INTERNAZIONALI

CAPITOLO QUARTO - "Il dramma dell'ex Jugoslavia"
IV.1 Genocidio nell'ex Jugoslavia?

IV.2 Il Tribunale Penale Internazionale ad hoc per l'ex Jugoslavia.

IV.3 I casi e le sentenze.

CAPITOLO QUINTO - "Il genocidio in Ruanda"
V.1 Il conflitto interetnico ruandese.

V.2 Il Tribunale Penale Internazionale ad hoc per il Ruanda.

V.3 I casi e le sentenze.

CAPITOLO SESTO - "La Corte Penale Internazionale"
VI.1 Il lungo percorso della Corte.

VI.2 Lo Statuto di Roma.

VI.3 La Corte ed il crimine di genocidio.

CONCLUSIONI

APPENDICI
- I Principi di Norimberga. La Convenzione per la prevenzione e la
repressione del crimine di genocidio. Lo Statuto del TPIJ. Lo Statuto
del TPIR. Lo Statuto della CPI.

 
Abstract
 

During this century millions of children, woman and
men have been victims of unimaginable atrocities
that deeply shock the conscience of humanity.

Preambolo dello Statuto della CPI

Il termine 'genocidio' fredda gli animi in qualunque lingua sia pronunciato, è una parola talmente contraria al comportamento civile così come elementarmente inteso che gli uomini, le istituzioni ed i governi esitano ad usarla anche quando ce n'è davvero bisogno.

Il presente lavoro, frutto di ricerche operate su fonti diverse: saggi, manuali, testimonianze, reportage, indagini sociologiche, articoli giornalistici, documenti ed analisi giuridiche, analizza l'argomento oggetto della mia ricerca da un punto di vista non solo giuridico, ma anche storico-politico, economico e sociologico.

Dopo i crimini e le atrocità della seconda guerra mondiale, l'umanità intera disse "mai più!". Nacque così la necessità di coniare una parola nuova per definire ciò che non poteva essere paragonato a niente.

Con la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948 si provvide ad assegnare ufficialmente un nome all'innominabile, un appellativo nuovo per ribadire che ciò che era stato non sarebbe accaduto, appunto, mai più.

Da allora la Convenzione è divenuta uno degli strumenti internazionali sui diritti umani più largamente accettati dagli Stati, ed a partire da quel 1948 è stato intrapreso un lungo cammino verso l'istituzione di una giustizia penale internazionale capace di processare quegli individui personalmente responsabili di aver pianificato, ordinato o commesso gravi crimini internazionali, sia in tempo di guerra che di pace.

Essendo appunto l'obiettivo della mia ricerca quello di indagare l'evoluzione concettuale del crimine in questione, l'analisi delle sentenze emesse dai due tribunali internazionali ad hoc, istituiti in questi ultimi anni al fine di processare i colpevoli dei crimini commessi nell'ex Jugoslavia e nel Ruanda, è stata particolarmente importante, pur essendo stato necessario gettare uno sguardo anche su quanto stabilito in passato.

Ho pertanto deciso di impostare il mio lavoro in modo da farne risultare due parti, di tre capitoli ciascuna: nella prima parte mi sono dedicato allo studio degli avvenimenti storici e giudiziari che hanno portato alla redazione della Convenzione quarantottina, ed anche all'analisi dettagliata degli articoli della stessa; nella seconda parte ho invece approfondito l'indagine sui genocidi perpetrati nell'ex Jugoslavia e nel Ruanda; ha infine costituito oggetto di studio, l'esame dei risultati perseguiti in materia dai due tribunali penali internazionali appositamente istituiti, ed in minor modo l'analisi degli obiettivi prefissati nello Statuto della Corte Penale Internazionale ed approfonditi nei documenti elaborati dalla sua Commissione Preparatoria.

A conclusione del mio lavoro di ricerca sulla problematica, posso affermare che, nonostante questi cinquantadue anni abbiano trasformato la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio in una fonte consuetudinaria del Diritto Internazionale, ed essa sia stata quindi riconosciuta come universalmente inviolabile ed inderogabile anche per quegli Stati che non l'abbiano mai ratificata, tuttavia sono ancora molti i problemi che essa solleva, soprattutto nella sfera della definizione del crimine.

A tutt'oggi, infatti, non è ancora ben chiaro che cosa si intenda per genocidio: benché gli artt. 2 e 3 della Convenzione riportino un elenco preciso degli atti considerati punibili come tali, non si è provveduto però a spiegare di che cosa, in realtà, questi atti trattino; ad esempio, non si è fatta ancora chiarezza riguardo alla definizione di "gruppo protetto" dalla Convenzione. Il Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia ed il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda hanno, al riguardo, sentenziato: il primo, che gli individui protetti dalla Convenzione sono quelli che rientrano nelle mire dell'assassino in quanto "gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso" considerato come diverso dal proprio; il secondo, che "protetti" sono, più in generale, coloro i quali appartengono ad un "gruppo stabile", ma che cosa si intenda per "stabile" non è stato precisato.

Come Bassiouni stesso ha fatto più volte notare, e come d'altronde si deduce facilmente dalla carenza di giurisprudenza in materia, la codificazione del crimine di genocidio è l'unica a non aver subito modifiche, né aggiornamenti da quando è stata giuridicamente recepita nel 1948. Persino negli Statuti dei due tribunali penali internazionali ad hoc, gli articoli che lo disciplinano ricalcano mot-à-mot quanto appunto codificato dalla Convenzione.

E se da un lato la Convenzione costituisce l'unico strumento di riferimento per la repressione del crimine, dall'altro si pone come il solo mezzo disponibile per la sua prevenzione. Ciò nonostante, possiamo sostenere che finora essa ha represso ben poco: non a caso la prima sentenza emessa in materia risale al settembre 1998. Ed ha prevenuto ancor meno, sebbene l'intento del crimine di genocidio sia talmente specialis da non poter essere improvviso: un genocidio come quello dei tutsi era facilmente diagnosticabile dati i molteplici segnali d'allarme lanciati (difatti il gruppo era stato identificato come bersaglio ed isolato ancor prima del verificarsi dei massacri).

E' però necessario considerare il senso di minaccia che questo crimine costituisce per gli Stati, dal momento che la sua disciplina potrebbe ridimensionare la sovranità nazionale degli stessi, come ha dimostrato la lentezza presa nell'elaborazione dello Statuto della Corte Penale Internazionale.

Ma oggi che la volontà degli Stati sembra indirizzata verso una maggiore globalizzazione, verso quindi un più ampio potere di applicazione del Diritto Internazionale e verso una più forte determinazione nella lotta sovranazionale al suo crimine, nonché verso una realizzazione della necessità di cooperazione tra i popoli, ecco che invece il timore di una perdita del proprio potere nazionale, soprattutto da parte delle grandi potenze, non diminuisce, rallentando perciò la messa a punto di questi progetti.

***


Conclusioni:
A conclusione del mio lavoro di ricerca sulla problematica, posso, data la varietà di materiale consultato, affermare che, nonostante questi cinquantadue anni abbiano trasformato la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio in una fonte consuetudinaria del Diritto Internazionale, ed essa sia stata quindi riconosciuta come universalmente inviolabile ed inderogabile anche per quegli Stati che non l'abbiano mai ratificata, sono tuttavia ancora molti i problemi che essa solleva, soprattutto nella sfera della definizione del crimine.

A tutt'oggi, infatti, non è ancora ben chiaro che cosa si intenda per genocidio: benché gli artt. 2 e 3 della Convenzione riportino un elenco preciso degli atti considerati punibili come tali, non si è provveduto però a spiegare di che cosa, in realtà, questi atti trattino; ad esempio, non si è fatta ancora chiarezza riguardo alla definizione di "gruppo protetto" dalla Convenzione. Come ho ribadito precedentemente, il Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia ed il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda hanno, al riguardo, sentenziato: il primo, che gli individui protetti dalla Convenzione sono quelli che rientrano nelle mire dell'assassino in quanto "gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso" considerato come diverso dal proprio; il secondo, che "protetti" sono, più in generale, coloro i quali appartengono ad un "gruppo stabile", ma che cosa si intenda per "stabile" non è stato precisato.

Come Bassiouni stesso ha fatto più volte notare, e come d'altronde si deduce facilmente dalla carenza di giurisprudenza in materia, la codificazione del crimine di genocidio è l'unica a non aver subito modifiche, né aggiornamenti da quando è stata giuridicamente recepita nel 1948. Persino negli Statuti dei due tribunali penali internazionali ad hoc, gli articoli che lo disciplinano ricalcano mot-à-mot quanto appunto codificato dalla Convenzione.

E se da un lato la Convenzione costituisce l'unico strumento di riferimento per la repressione del crimine, dall'altro si pone come il solo mezzo disponibile per la sua prevenzione. Ciò nonostante, possiamo certamente sostenere che finora essa ha represso ben poco: non a caso la prima sentenza emessa in materia risale al settembre 1998. Ed ha prevenuto ancor meno, sebbene l'intento caratterizzante il crimine di genocidio sia talmente specialis da non poter essere improvviso: un genocidio come quello dei tutsi era facilmente diagnosticabile dati i molteplici segnali d'allarme lanciati (difatti il gruppo era stato identificato come bersaglio ed isolato ancor prima del verificarsi dei massacri).

Da ultimo si potrebbe anche menzionare il caso di Milosevic, ancora ricercato dalla giustizia internazionale ed impunito (nonostante appaia quotidianamente in pubblico!).

E' però necessario considerare il senso di minaccia che questo crimine costituisce per gli Stati, dal momento che la sua disciplina potrebbe ridimensionare la sovranità nazionale degli stessi, come ha dimostrato la lentezza presa nell'elaborazione dello Statuto della Corte Penale Internazionale.

Ma oggi che la volontà degli Stati sembra indirizzata verso una maggiore globalizzazione, verso quindi un più ampio potere di applicazione del Diritto Internazionale e verso una più forte determinazione nella lotta sovranazionale al suo crimine, nonché verso una realizzazione della necessità di cooperazione tra i popoli, ecco che invece il timore di una perdita del proprio potere nazionale, soprattutto da parte delle grandi potenze, non diminuisce, rallentando perciò la messa a punto di questi progetti.

Mi piace concludere citando le parole di Hannah Arendt: si le génocide demeure possible, alors aucun peuple au monde [...] ne peut être assuré de vivre sans l'aide et la protection du Droit International.
 
Bibliografia
 

Bibliografia:
I genocidi del XX secolo.

Un panorama storico e politico dei genocidi del XX secolo è offerto da: Y. TERNON, Lo Stato Criminale, trad. it. di A. Agrati, Milano, CDE, 1997, in cui interessanti si sono rivelate essere le analisi dei principali articoli della Convenzione sul genocidio; G. RICHARD, L' histoire inhumaine, Paris, Armand Colin, 1992, per una visione d'insieme, seppur sintetica, degli avvenimenti in questione; G. MORIANI, Il secolo dell'odio, Venezia, Marsilio, 1999, l'analisi compilativa più aggiornata, ricca di cifre percentuali e dati statistici, da integrare con E. STAUB, The roots of Evil, Cambridge, Cambridge University Press, 1989, per quanto riguarda il genocidio degli armeni.

In particolare per i genocidi nazisti, si veda: R. HILBERG, La distruzione degli ebrei d'Europa, Torino, Einaudi, 1995 (2 voll.), al momento l'opera di riferimento sul genocidio degli ebrei più completa, fornita di appendici esaurienti e fortemente dettagliate; ma per una più veloce e al contempo esaustiva consultazione, si veda anche: L. POLIAKOV, Bréviaire de la haine, Paris, Calmann-Lévy, 1951 e H. FRIEDLANDER, Le origini del genocidio nazista, Roma, Editori Riuniti, 1997, in realtà da consultare soprattutto per lo studio delle cause e dei modi di realizzazione del genocidio, singolare l'apporto sul genocidio degli zingari. Un coup-d'oeil sul tema ha dato anche: A. GRYNBERG, La Shoah, Paris, Découvertes-Gallimard, 1995. Infine si consiglia: D. J. GOLDHAGEN, I volenterosi carnefici di Hitler, Milano, CDE, 1997, per l'indagine sulle operazioni delle Einsatzgruppen.

Per le esperienze genocidarie nell'Unione Sovietica tra il 1917 ed il 1932, si vedano: innanzitutto il quadro storico offerto da: M. HELLER-A. NEKRICH, L'utopie au pouvoir. Histoire de l'URSS de 1917 à nos jours, Paris, Calmann-Lévy, 1982; e A. J. KAMINSKI, I campi di concentramento dal 1896 ad oggi, Torino, Bollati Boringhieri, 1997, per quanto concerne l'organizzazione dei gulag.

Sui massacri nell'ex Jugoslavia, fondamentale è il rapporto stilato dalla Commissione dell'ONU: M. C. BASSIOUNI, Indagine sui crimini di guerra nell'ex Jugoslavia, Milano, Giuffré, coll. Giustizia Penale e Problemi Internazionali, 1997; e quello di: AMNESTY INTERNATIONAL, Bosnia: rapporto sulle violazioni dei diritti umani, Torino, Sonda, 1993. Resoconto diretto delle esperienze bosniache è il "dizionario" di: M. LOMBEZZI, Bosnia: la torre dei teschi. Lessico di un genocidio, Milano, Baldini & Castoldi, 1996.

Un'indagine completa sul genocidio in Ruanda è stata condotta da: HUMAN RIGHTS WATCH/FIDH, Aucun témoin ne doit survivre, Paris, Karthala, 1999. Vari gli apporti sull'argomento, tra cui: A. DESTEXHE, Rwanda. Essais sur le génocide, Bruxelles, éd. Complexe, 1994; E. NKUNZUMWAMI, La tragédie rwandaise, Paris, L'Harmattan, 1996; AA.VV., Les politiques de la haine: Rwanda-Burundi 1994-95, dossier di " Les temps modernes " , 583 (juillet-août 1995); D. FRANCHE, "Généalogie du génocide rwandais. Hutu et Tutsi: Gaulois et Francs?", in Les temps modernes, 582 (mai-juin 1995) pp. 1-58; L. DE HEUSCH, "Anthropologie d'un génocide: le Rwanda", in Les temps modernes, 579 (décembre 1994), pp. 1-19; G. PRUNIER, The Rwanda crisis. History of a genocide, London, C. Hurst and co., 1995; F. REYNTJENS, "Rwanda, trois jours qui ont fait basculer l'Histoire", Cahiers Africains n°6, Paris, L'Harmattan, 1995 ed il drammatico 'reportage' in forma di diario di: J. M. MILLELIRI, Un souvenir du Rwanda, Paris, L'Harmattan, 1997. Inoltre il contributo di: D. LEBRUN, Rwanda: images d'un génocide à travers le journal "Le Monde", mémoire de DEA (tesi di dottorato), Paris, 1996, estrapolazione di articoli giornalistici al fine di una ricostruzione critica dell'opinione coeva; e di J. P. CHRÉTIEN-R. VERDIER-E. DECAUX, Rwanda. Un génocide du XX siècle, Paris, L'Harmattan, 1995.

Dimensioni concettuali del crimine di genocidio.

Sulle origini del termine, naturalmente: R. LEMKIN, Axis Rule in Occupied Europe, Washington D. C., Carnegie Endowment for World Peace, 1944 e: ID., "Le génocide", in Revue Génerale de Droit Pénal, 1946 e ancora: ID., "Genocide as a crime under International Law", in American Journal of International Law, vol. 41, 1947, pp. 145-151.

Per la definizione del concetto si vedano poi: G. J. ANDREOPOULOS, Genocide: conceptual and historical dimensions, Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 1994; J. VEHOEVEN, "Le crime de génocide: originalité et ambiguïté", in Revue belge de Droit International, vol. XXIV, 1991, pp. 5-26; D. D. NTNANDA NSEREKO, "Genocide: a crime against mankind", in Substantive and Procedural Aspects of International Criminal Law, (a cura di) G. K. MACDONALD-O. SWEAK-GOLDMAN, vol. I, The Hague, Kluwer Law International, 2000; J. GRAVEN, "Les crimes contre l'humanité", in Recueil des Cours de l'Académie de Droit International de la Haye, vol. LXXVI, 1950, pp. 433-605; "La prophilaxie du génocide", in Etudes Internationales de psycho-sociologie criminelle, Paris, 1967-69.

Interessanti sono risultati anche gli studi di: A. PLANZER, Le crime de génocide, thèse de droit (tesi di perfezionamento), Fribourg, 1956 e G. AYACHE, Aux origines du concept de génocide, mémoire de DEA (tesi di dottorato), Paris, 1983.

Relativamente alla Convenzione in sé, imprescindibile l'attenzione alla sua prima analisi dettagliata, fornita da: N. ROBINSON, The Genocide Convention. Its origins and interpretation, New York, Institut of Jewish Affairs, World Jewish Congress, 1949; quella più generica, ma non meno autorevole, del nostro: N. RONZITTI, "Genocidio", in Enciclopedia del Diritto, Milano, Giuffré, vol. XVIII, 1969, pp. 573-588; e quella più recente che si ritrova in una serie di articoli raccolti da: RÉSEAU VITORIA, Génocide(s), (sous la direction de) K. BOUSTANY-D. DORMOY, Bruxelles, éd. Bruylant, 1999.

La Corte Internazionale di Giustizia ha trattato quest'argomento nei seguenti affari: COUR INTERNATIONALE DE JUSTICE, "Affaire relative à l'application de la Convention pour la prévention et la répression du crime de génocide" (Bosnie-Hérzegovine c. Yougoslavie), ordinanza dell'11/7/1996, in CIJ Recueil, 1996; e: COUR INTERNATIONALE DE JUSTICE, "Licéité de la menace ou de l'emploi d'armes nucléaires, avis consultatif",in Ibid.; da integrare con il commento di: E. SCISO, "Note in margine all'ordinanza della CIG nell'affare dell'applicazione della Convenzione sul genocidio", in La Comunità Internazionale, vol. 48, 1993, pp. 311-321.

La giustizia penale internazionale.

Un quadro sinottico piuttosto esauriente sul tema in: G. VASSALLI, La giustizia internazionale penale, Milano, Giuffré, coll. Giustizia Penale e Problemi Internazionali, 1995; AMNESTY INTERNATIONAL, Nunca mas, (a cura di) M. DE PONTE, Firenze, ECP, 1997. Successivamente: SIDI, Cooperazione fra Stati e giustizia penale internazionale, Napoli, ES, 1999 e: F. LATTANZI-E. SCISO, Dai tribunali penali internazionali ad hoc a una corte permanente, Napoli, ES, 1996; e: M. C. BASSIOUNI, Le fonti ed il contenuto del Diritto Penale Internazionale. Un quadro teorico, Milano, Giuffré, coll. Giustizia Penale e Problemi Internazionali, 1996.

Una trattazione prevalentemente storica, ma anche giuridica e politica, della giustizia penale internazionale è data da: R. BADINTER, "De Nuremberg à la Cour Pénale Internationale", in Pouvoirs, n° 92, janvier 2000, pp. 155-164; e A. DESTEXHE, De Nuremberg à la Haye et Arusha, Bruxelles, ed. Bruylant, 1997.

In particolare, per tutto ciò che riguarda l'istituzione e la procedura dei Tribunali Militari Internazionali:

- Processo di Norimberga.

T. TAYLOR, Anatomy of the Nuremberg Trials, New York, Alfred Knopf, 1992, cronaca del processo arricchita di spunti di giurisprudenza; nonché la magistrale opinione di: H. DONNEDIEU DE VABRES, "Le procès de Nuremberg devant les principes modernes du droit pénal international", in Recueil des Cours de l'Académie de Droit International de la Haye, vol. LXX, 1947-I, pp. 486-568; ed il non meno prestigioso avviso di: H. KELSEN, "Il processo di Norimberga ed il Diritto Internazionale", in Nuovi Studi Politici, vol. XIX, ottobre-dicembre 1989, pp. 114-119; da integrare con il commento di: L. CIAURRO, "Postilla alla critica giuridica di Kelsen sul processa di Norimberga", in ibid., pp. 119-122. Da ultimo, si veda: A. TARANTINO-R. ROCCO, Il processo di Norimberga a 50 anni dalla sua celebrazione, Milano, Giuffré, 1998.

- Processo di Tokyo.

C. HOSOYA-N. ANDO-Y. ONUMA-R. MINEAR, The Tokyo War Crimes Trial, Tokyo, Kodansha International Ltd, 1986 per un valido resoconto del processo stesso. Riferimenti storici al suddetto processo in: J. HALLIDAY, Storia del Giappone contemporaneo, Torino, Einaudi, 1979; e in: E. BIAGI, La Seconda Guerra Mondiale, Milano, Fabbri, vol. VIII, 1980-86, utile soprattutto per la quantificazione dei dati del processo.

Invece per quanto riguarda l'istituzione dei Tribunali Penali Internazionali:

- Tribunale Penale Internazionale ad hoc per l'ex Jugoslavia.

Due le opere principali di riferimento: M. C. BASSIOUNI-P. MANIKAS, The law of the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia, New York, Transnational Publishers, 1996; e: V. MORRIS-M. P. SCHARF, An insider's guide to the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia, New York, Transnational Publishers, 1995.

Secondariamente si potrebbe ricorrere a: K. LESCURE, Le Tribunal Pénal International pour l'ex-Yuogoslavie, Paris, Montchrestien, 1994, piccolo manuale d'uso del tribunale; L. FREGONE, "Il Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia", in La giustizia contro la barbarie, 1994/2, Bolzano; A. PELLET, "Le Tribunal Criminel International pour l'ex-Yuogoslavie", in Revue Générale de Droit International Public, vol. XCVIII, 1994, pp. 1-59; M. CASTILLO, "La compétence du Tribunal Pénal International pour l'ex-Yuogoslavie", in ibid., pp.61-87; M. C. VITUCCI, Il TPIY ed il consenso degli Stati, Milano, Giuffré, 1998.

Relativamente alla giurisprudenza del tribunale, si vedano: N. KAUTHER-T. LAUBNER, "The activities of the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia in 1999", in German Yearbook of International Law, vol. 42, 1999, pp. 481-529; I. JOSIPOVIC, "Implementing legislation for the application of the law on the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia and criteria for its evaluation", in Yearbook of International Humanitarian Law, vol. 1, 1998, pp. 35-53; M. SASSOLI, "La 1ère décision de la Chambre d'appel du Tribunal Pénal International pour l'ex-Yuogoslavie: Tadic (compétence)", in Revue Générale de Droit International Public, vol. C, 1996.

- Tribunale Penale Internazionale ad hoc per il Ruanda.

Al momento non esiste alcuna pubblicazione monografica sul tema, pertanto si deve ricorrere agli articoli qui di seguito citati: M. MUBIALA, "Le TPIR: vraie ou fausse copie du TPIY?", in Revue Générale de Droit International Public, vol. XCIX, 1995; C. CISSE, "The end of a culture of Impunity in Rwanda", in Yearbook of International Humanitarian Law, vol. 1, 1998, pp. 161-188; R. MAISON, "Le crime de génocide dans les premiers jugements du Tribunal Pénal International pour le Rwanda", in Revue Générale de Droit International Public, vol. CIII, 1999, pp. 129-145.

Più in generale, per entrambi i tribunali ad hoc, i seguenti rimandi: AA.VV., "Juridiction pénale internationale et droit international humanitaire: les tribunaux pour l'ex-Yougoslavie et pour le Rwanda", in Revue Internationale de la Croix-Rouge, n° 828, nov-déc. 1997; G. VERDIRAME, "The genocide definition in the jurisprudence of the ad hoc tribunals", in International and Comparative Law Quartely, vol. 49/3, 2000, pp. 578-598; M. KARAGIANNAKIS, "The definition of rape and its characterization as an act of genocide. A review of the jurisprudence of the International Criminal Tribunals for Rwanda and the former Yugoslavia", in Leiden Journal of International Law, vol. 12, 1999, pp. 479-490; H. ASCENSIO-R. MAISON, "L'activité des tribunaux pénaux internationaux pour l'ex-Yougoslavie (1995-97) et pour le Rwanda (1994-97)", in Annuaire Français de Droit International, vol. XLIII, 1997, pp.369-396. Un'antologia delle sentenze più importanti in: Substantive and Procedural Aspects of International Criminal Law, (a cura di) G.K. MCDONALD-O. SWAAK GOLDMAN, The Hague, Kluwer Law International, 2000 (3 voll.).

- La Corte Penale Internazionale.

Nell'attesa di pubblicazioni a commento delle decisioni della Corte stessa, una gamma di articoli inerenti lo Statuto: P. KEISENG RAKATE, "An International Criminal Court for a new millennium-The Rome conference", in South African Yearbook of International Law, vol. 23, 1998, pp. 217-221; L. CONDORELLI, "La Cour Pénale Internationale (un pas de géant pourvu qu'il soit accompli...)", in Revue Générale de Droit International Public, vol. CIII, 1999, pp. 7-21; M. POLITI, "Le Statut de Rome de la Cour Pénale Internationale: le point de vue d'un négociateur", in ibid., 1999/4, pp.817-850; M. H. ARSANJANI, "The Rome Statute of the International Criminal Court ", in American Journal of International Law, vol. 93, 1999, pp. 22-43; A. CASSESE, "The Statute of the ICC: some preliminary reflections", in European Journal of International Law, vol. 10, 1999, pp.144-171; D. D. CATTIN, "Lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale: riflessioni a margine della Conferenza Diplomatica dell'ONU", in La Comunità Internazionale, vol. LIII, 1998, pp. 703-720; A. DEL VECCHIO, "Corte Penale Internazionale e giurisdizione internazionale nel quadro di crisi della sovranità degli Stati", in ibid., pp. 630-652; D. STOELTING, "The Rome Treaty on the International Criminal Court", in The International Lawyer, vol. 33, 1999, pp. 613-616; J. PEJIC, "The International Criminal Court Statute: an appraisal of the Rome package", in ibid., vol. 34/1, 2000, pp. 65-84; S. ROSENNE, "The jurisdiction of the International Criminal Court", in Yearbook of International Humanitarian Law, vol. 2, 1999, pp. 119-141; K. DÖRMANN, "The First and Second sessions of the Preparatory Commission for the International Criminal Court", in ibid., pp. 283-306; E. LA HAYE, "The jurisdiction of the ICC: controversies over the preconditions for exercising its jurisdiction", in Netherlands International Law Review, vol. 46, 1999, pp. 1-95; M. PISANI, "Il genocidio nello Statuto della Corte Penale Internazionale", in Rivista Internazionale dei Diritti dell'Uomo, vol.XI, 1998, pp. 663-668.

Al momento, l'unica traduzione italiana dello Statuto a disposizione è quella di: ISISC, Lo Statuto della Corte Penale Internazionale, (a cura di) E. P. REALE, Padova, CEDAM, coll. Atti e Documenti, 1999.

Atteggiamenti della Comunità Internazionale nei confronti dei crimini commessi nell'ex Jugoslavia e nel Ruanda.

Una silloge di contributi sul tema in: P. PICONE (a cura di), Interventi delle Nazioni Unite e Diritto Internazionale, Padova, CEDAM, 1995. E ancora, da un punto di vista prevalentemente storico: C. LEDUC, La société internationale face aux génocides depuis 1948, mémoire de DEA (tesi di dottorato), Paris, 1993.

In particolare, per l'attività svolta dalle Nazioni Unite nel territorio jugoslavo: D. PETROVIC-L. CONDORELLI, "L'ONU et la crise yougoslave", in Annuaire Français de Droit International, vol. 38, 1992, pp. 32-53.

Per la situazione ruandese: J-C. WILLAME, L'ONU au Rwanda, Liège, éd. LABOR, 1996; e: J-F. DUPARQUIER (sous la direction de), La justice internationale face au drame rwandais, Paris, Karthala, 1996.

Articoli giornalistici e siti internet utili.

Da la Repubblica:
"Ecco gli orrori dei lager" alla sbarra i boia di Milosevic, di S. DI LELLIS, 29 febbraio 2000;
"Noi, giudici di guerra sconfitti dall'odio etnico", di N. LOMBARDOZZI, 26 marzo 2000;
Gli incubi di Milosevic, di G. RAMPOLDI, 4 aprile 2000;
In cella il boia di Sarajevo, di G. CADALANU, 4 aprile 2000;
Condannato per genocidio il mostro italiano del Ruanda, di P. VERONESE, 2 giugno 2000;
Bosnia, la fabbrica dell'orrore, di S. DI LELLIS, 26 giugno 2000.
Da Le Monde:
La tragédie de Srebrenica devant le Tribunal pénal international, di R. OURDAN, 14 mars 2000;
En arrière-fond, la honte de la communauté internationale, di C. TREAN, 14 mars 2000.

Siti web: http://www.un.org/icty
http://www.ictr.org/
http://www.un.org/icc
http://www.reliefweb.int/
http://www.history1900s.about.com/
http://www.people.memphis.edu/genocide/
http://www.amnesty.org/home.htm

ELENCO DELLE RISOLUZIONI CITATE

RISOLUZIONI DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELL'ONU:
-Ris. 96 (I) dell'11 dicembre 1946
-Ris. 177 (II) del 21 novembre 1947
-Ris. 180 (II) del 21 novembre 1947
-Ris. 260(III) del 9 dicembre 1948
-Ris. 2391 (XXIII) del 26 novembre 1968
-Ris. 47/121 del 18 dicembre 1992

RISOLUZIONI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU:
-RIS. 743 DEL 21 FEBBRAIO 1992
-RIS. 808 DEL 22 FEBBRAIO 1993
-RIS. 819 DEL 16 APRILE 1993
-RIS. 827 DEL 25 MAGGIO 1993
-Ris. 872 del 5 ottobre 1993
-RIS. 912 DEL 21 APRILE 1994
-RIS. 918 DEL 17 MAGGIO 1994
-RIS. 929 DEL 22 GIUGNO 1994
-RIS. 935 DEL 1° LUGLIO 1994
-RIS. 965 DELL'8 NOVEMBRE 1994
-RIS. 977 DEL 22 FEBBRAIO 1995
-Ris. 1166 del 30 aprile 1998

 
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