Diritto internazionale dei diritti umani e dei conflitti armati: guerra e pace
La NATO, Israele e la pace in Medio Oriente :: Studi per la pace  
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ultimo aggiornamento: 12.03.2008
   
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NATO e Medio Oriente Prof. Martin van Creveld
La NATO, Israele e la pace in Medio Oriente
Paper

L'Autore è professore presso la Hebrew University di Gerusalemme.

(c) Nato Review, 4, 2005
"La NATO e il Medio Oriente"
http://www.nato.int/docu/review/2005/issue4/italian/contents.html
Pubblicazioni
Centro italiano Studi per la pace
www.studiperlapace.it - no ©
Documento aggiornato al: 2005

 
Sommario

Le relazioni tra la NATO ed Israele, al contrario di quelle tra quest'ultimo e molti importanti membri della NATO, sono state a lungo caratterizzate da un misto di indifferenza e di diffidenza.

 
Abstract
 

Gli Israeliani, come considerano la NATO? E che ruolo può avere quest'ultima nel contribuire a risolvere il conflitto mediorientale? Per rispondere a tali interrogativi, occorre premettere che i responsabili della politica estera e di difesa di Israele non nutrono affatto grandi simpatie per gli organismi internazionali.

Le ragioni sono note.

Per gran parte della propria storia Israele è stato un paese quasi da evitare. Il fatto che vi siano 14 stati arabi e che quelli musulmani siano dozzine implica che in ogni riunione internazionale è prevedibile che Gerusalemme si trovi in minoranza.

Le relazioni tra Israele e le Nazioni Unite, la più importante tra le organizzazioni internazionali, costituiscono un buon esempio di questa situazione. Il diritto all'esistenza dello stato ebraico fu confermato dall'Assemblea generale del novembre 1947, allorché venne approvata con una maggioranza di due terzi la divisione della Palestina. Successivamente, dato l'aumento dei nuovi stati membri dell'ONU e dato che la Guerra Fredda imponeva che entrambe le due superpotenze cercassero di attirare nel proprio campo i nuovi membri, le cose mutarono. Nessun paese è stato oggetto di censure da parte dell'Assemblea generale o del Consiglio di sicurezza più di Israele. In effetti, sono stati gli Stati Uniti gli unici a frapporsi concretamente tra Israele ed una più grave condanna. Né, dal canto suo, Gerusalemme è stata mai in grado di assicurarsi un seggio nel Consiglio di sicurezza.

Al confronto, le relazioni israeliane con la NATO avrebbero potuto essere migliori. Nata solo un anno dopo Israele, la NATO è costituita da stati cristiani, con, dal 1952, un'eccezione, la Turchia. Nessuno stato membro della NATO si opponeva fondamentalmente all'esistenza dello stato ebraico, e la maggior parte di essi avevano votato a favore della sua creazione. Inoltre, i valori fondanti di Israele sono sempre stati liberali - sebbene inizialmente con una forte connotazione socialista - e democratici. In parte per questa ragione, in parte perché il Primo Ministro David Ben-Gurion temeva che il suo paese si sarebbe trovato isolato nel caso di un'altra guerra mondiale, Gerusalemme nella Guerra Fredda assunse una posizione filo-occidentale. Ciò, ovviamente, comportò un prezzo da pagare. Più filo-occidentale era la posizione di Gerusalemme, più problematiche divenivano le sue relazioni con il Blocco orientale.

Negli anni '50, accerchiati com'erano dal mondo arabo, molti israeliani si sentirono in mortale pericolo. Bisognosi di alleati, avrebbero visto con favore che il loro paese aderisse alla NATO o che almeno ne divenisse un membro associato. Una vignetta del tempo, pubblicata sull'importante quotidiano israeliano Ma'ariv, dipingeva molto bene tale aspirazione. Mostrava infatti un braccio contrassegnato "NATO", che si allungava attraverso il Mediterraneo e che asportava un dente, con la forma di Israele, dal Medio Oriente, che, a sua volta, il vignettista aveva rappresentato sotto forma di volto umano. Ciò non accadde.

Le relazioni con singoli alleati

Negli anni '50 e nei primi anni '60, gli Stati Uniti, il più importante stato membro della NATO, temevano che, sostenendo Israele, avrebbero spinto gli stati arabi tra le braccia sovietiche. Pertanto non solo respinsero qualsiasi progetto che consentisse ad Israele di aderire all'organizzazione, ma adottarono una politica alquanto anti-israeliana. Innanzitutto, rifiutarono di vendere armi ad Israele, linea politica che mantennero anche dopo che nel 1955 il cosìddetto "affare delle armi cecoslovacche" aveva alterato l'equilibrio militare in Medio Oriente, e che durò fino alla presidenza Kennedy. Poi, con l'invio di un ultimatum al Primo Ministro israeliano David Ben-Gurion, il Presidente Dwight D. Eisenhower si schierò insieme al Capo di stato sovietico Nikita Krusciov nel costringere Israele ad abbandonare la penisola del Sinai poco dopo averla conquistata nel 1956. Inoltre, Washington fece del suo meglio per ostacolare il nascente programma nucleare di Israele consentendo che venissero pubblicate dal The New York Times delle foto rivelatrici riprese dagli aerei spia U-2. Peraltro, il Presidente John F. Kennedy indirizzò numerosi messaggi minacciosi a Ben-Gurion, contribuendo così alla decisione di quest'ultimo di dimettersi nel luglio dello stesso anno.

Ciononostante, Gerusalemme fu in grado di mantenere delle normali relazioni diplomatiche con la maggior parte dei paesi membri della NATO, e dal 1965, anche con la Repubblica federale di Germania. Con la Francia sviluppò uno speciale rapporto a datare dal 1955 che, prima di concludersi alla metà degli anni '60, consentì ad Israele di acquistare gli armamenti necessari per la propria sopravvivenza. Sta di fatto che i rapporti in questione venivano stabiliti tra Israele e singoli membri della NATO, piuttosto che con l'organizzazione in quanto tale. Visto da Parigi, e più tardi da Bruxelles, Israele non era geograficamente compreso in quella parte del mondo per la cui difesa era stata creata la NATO. Il paese mancava di un forte esercito, di importanti risorse minerali e di una vitale posizione geografica. Non rivestiva quindi una grande importanza. Vista da Israele, neanche la NATO contava molto. Ciò divenne evidente nell'estate del 1956. In previsione della prossima campagna del Sinai, Shimon Peres, allora 33enne e direttore generale del Ministero della difesa, spiegò allo Stato maggiore come i circoli politici europei consideravano Israele. Nelle minute della riunione, la NATO non viene neanche menzionata.

Le relazioni tra Israele e la NATO potrebbero essere migliori

Quando, negli anni '60, le relazioni tra Israele e la Francia si deteriorarono, gli Stati Uniti, ora sotto la presidenza Johnson, si sostituirono a quest'ultima. Cominciarono vendendo a Gerusalemme armamenti - prima missili antiaerei, poi carri armati ed infine pure aerei d'attacco. Dopo la guerra arabo-israeliana del giugno 1967 i legami con Washington divennero molto più forti tanto da rendere in pratica Israele un protégé degli Stati Uniti. Ancora una volta, la NATO fu coinvolta, se pure, solo marginalmente. Infatti le cose avrebbero potuto svolgersi in tutt'altro modo. L'esistenza di Israele ora appariva garantita dal sostegno degli Stati Uniti. Di conseguenza, molti altri membri della NATO considerarono forse gli obblighi morali contratti durante l'Olocausto nei confronti dello stato di Israele non più vigenti. E lasciarono quindi che fosse Washington ad assumersi la maggiore responsabilità verso Israele nei confronti degli arabi. Avendo scelto questa linea, si sentirono liberi di sviluppare i loro legami con l'altro campo, vendendo armamenti agli stati arabi e riciclandone i petroldollari.

E fu così che, nella guerra dello Yom Kippur del 1973, gli Stati Uniti inviarono la loro flotta aerea per rifornire Israele in quella che fu una lotta per la sopravvivenza. All'opposto, tutti gli altri paesi della NATO, tranne il Portogallo, rifiutarono agli Stati Uniti le basi per rifornire di carburante i loro aerei. Nel 1982, gli Stati Uniti sottoscrissero un "memorandum di accordo strategico" con Israele e vi installarono alcuni depositi. La NATO non fece nulla. Nel 1991, gli Stati Uniti e la Germania, ma non la NATO in quanto tale, fecero qualche cosa per aiutare Israele quando quest'ultimo venne attaccato dai missili iracheni. Prima di quest'anno alle forze armate israeliane era stato solo consentito di partecipare alle esercitazioni militari di alcuni membri della NATO, come Turchia e Stati Uniti, ma non a quelle dell'organizzazione in quanto tale. Rendendo pan per focaccia, Israele ha trattato spesso l'Alleanza con un misto di risentimento e di disprezzo, come dimostra il suo rifiuto di inviare allievi presso il Collegio di difesa della NATO di Roma, malgrado i ripetuti inviti.

Gli sviluppi dopo la Guerra Fredda

Sino alla fine della Guerra Fredda la missione della NATO era stata quella di difendere "l'Occidente" da un possibile violento assalto sovietico, anche se non si era ritenuto di includervi Israele. Il crollo dell'Unione Sovietica significò la fine di tale missione, e rese gli Israeliani ancor meno interessati a qualsiasi cosa l'organizzazione potesse avere da offrire loro. Un altro motivo di ciò consisteva nel fatto che le forze armate di Israele, pur avendo avuto un avvio modesto, erano ora così potenti da poter competere con quelle di qualsiasi paese della NATO, eccetto gli Stati Uniti. Confrontando le dotazioni e le scorte militari riportate nel Military Bilance, per esempio, i pianificatori israeliani si erano resi conto che la maggior parte dei paesi della NATO non avrebbe potuto fare granché per aiutarli nel caso di un'altra emergenza tipo quella del 1973.

Mentre le relazioni israeliane con i membri originari della NATO rimanevano ambigue come già in passato, Gerusalemme poté sviluppare delle buone relazioni con alcuni dei paesi dell'Europa orientale che negli anni '90 aspiravano ad aderire all'organizzazione. Molti di questi paesi avevano una lunga tradizione di antisemitismo, che gli ultimi due decenni della Guerra Fredda (allorché tutti, tranne la Romania, avevano rotto i rapporti diplomatici con Israele) non avevano fatto granché per dissipare. Ora, comunque, molti governi dei paesi dell'Europa orientale si erano convinti che la strada per Washington passasse da Gerusalemme: un'idea che, seppur basata su stereotipi antisemitici, servì a rafforzare lo status di quest'ultima a Budapest, Praga, Varsavia ed in altre capitali. Inoltre, nel corso degli anni '70 ed '80, Israele aveva dato vita ad una grande e moderna industria degli armamenti che aveva molto da offrire ai nuovi membri della NATO. Tanto più che gli armamenti che essa forniva, a differenza di quelli provenienti da molti altri paesi, non erano vincolati da condizioni politiche.

Molti israeliani consideravano con scetticismo il fatto che la NATO avesse ancora una missione. Ciò divenne evidente nella primavera del 1999 quando l'Alleanza effettuò una campagna aerea contro Belgrado a causa della repressione attuata da quest'ultimo in Kosovo. Non siamo qui per discutere degli aspetti positivi e negativi dell'operazione Allied Force. Basti dire che il punto di vista di molti Israeliani, incluso l'allora Ministro degli esteri Ariel Sharon, che pubblicò un articolo in merito, si rapportava alle loro valutazioni degli eventi nell'ex Jugoslavia durante la Seconda Guerra mondiale. Di conseguenza, lungi dal sostenere l'intervento della NATO, molti Israeliani simpatizzavano per i Serbi. Quando nell'autunno del 2000 scoppiò la seconda intifada palestinese e provocò molte vittime, qualcuno andò anche oltre. Si chiedevano cosa poteva accadere se un giorno anch'essi fossero stati costretti a mettere da parte la diplomazia e ad affrontare il terrorismo una volta per tutte. Non avrebbe potuto la NATO cercare di fare a loro ciò che stava facendo alla Serbia?

Sta di fatto che Israele ha partecipato al Dialogo Mediterraneo della NATO sin dal suo inizio, nel 1994. E poi, nel 2001, è stato il primo paese partecipante a firmare con la NATO un accordo di sicurezza che fornisce il quadro per la protezione delle informazioni classificate. Inoltre, si è potuto assistere nello scorso anno ad un ulteriore miglioramento di atmosfera. Nel dicembre 2004, Israele ha preso parte alla prima riunione Dialogo Mediterraneo-NATO a livello di ministri degli esteri. Il Segretario generale della NATO Jaap de Hoop Scheffer ha visitato Israele nel febbraio di quest'anno. Una prima esercitazione navale congiunta Israele-NATO si è svolta in marzo in acque israeliane. In maggio, Israele è divenuto membro dell'Assemblea parlamentare della NATO. E in giugno truppe israeliane hanno partecipato ad esercitazioni NATO sia nel Mediterraneo che in Ucraina.

Malgrado questi sviluppi, comunque, le relazioni tra la NATO ed Israele, al contrario di quelle tra quest'ultimo e molti importanti membri della NATO, sono state a lungo caratterizzate da un misto di indifferenza e di diffidenza. Da una parte, Israele, che non avendo dimenticato la propria esperienza con i soldati della pace dell'ONU in Libano (dove questi si resero utili soprattutto per proteggere gli Hezbollah), rimane fermamente contraria, ora più che mai, ad ogni stazionamento di truppe NATO nella Cisgiordania occupata. Dall'altro, durante la sua visita in Israele, il Segretario generale De Hoop Scheffer ci ha tenuto a dire al mondo intero che l'adesione di Israele all'Alleanza non era più prossima oggi di quanto lo fosse stata quando tale ipotesi era circolata per la prima volta mezzo secolo fa. Chiaramente, da entrambe le parti, un cambiamento fondamentale e profondo non è ancora avvenuto. Finché non avverrà, qualsiasi cosa facciano, rimarrà per lo più senza effetti pratici.