Gli sforzi per costruire un sistema di governo globale più aperto e responsabile devono affrontare due sfide.
La prima è accrescere il pluralismo: dare ai gruppi al di fuori delle istituzioni statali formali lo spazio necessario a prendere parte ai processi decisionali globali, in particolare ai meccanismi di sviluppo mirati a cambiare il comportamento delle società private: realizzare un'ampia partecipazione politica, economica e sociale significa che tutti i maggiori gruppi sono chiamati a partecipare alla gestione del potere politico, della pubblica amministrazione, delle forze armate, della polizia, che un'equa distribuzione delle risorse economiche non può non incidere su una minore disparità sociale.
La seconda sfida consiste nell'accrescere la partecipazione e la responsabilità all'interno delle istituzioni multilaterali al fine di conferire un ruolo più forte ai paesi in via di sviluppo.
Sebbene infatti l'emergere di una società civile globale abbia creato opportunità per approfondire la democrazia a livello internazionale, le istituzioni internazionali esistenti necessitano di riforme. Nell'ambito delle loro operazioni si dovrebbe concedere più voce ai paesi in via di sviluppo. Il deficit democratico all'interno delle organizzazioni internazionali è inevitabile perché la gente non elegge direttamente i propri rappresentanti presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Banca Mondiale o il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Molti sostengono che siano anche gli squilibri nel potere economico e politico globale a rendere inevitabili la non rappresentatività dei processi decisionali a livello intergovernativo. Si tratta di un'argomentazione decisamente forte.
In particolar modo, l'influenza esercitata dagli Stati Uniti su istituzioni quali il FMI o l'OMC non è tanto legata al potere di voto formale, quanto molto di più alla posizione degli Stati Uniti nel panorama mondiale.
Vi sono comunque notevoli possibilità di rendere le istituzioni globali più democratiche. Sono state avanzate molte proposte di eliminazione di pratiche palesemente non democratiche come il veto sul Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la modalità di selezione dei leader del FMI e della Banca Mondiale. Varie commissioni, gruppi di esperti e organizzazioni della società civile hanno anche consigliato che vi sia maggiore trasparenza nella divulgazione, ad esempio, delle decisioni prese dai consigli esecutivi delle maggiori istituzioni finanziarie e che i processi decisionali dell'OMC siano resi più aperti e trasparenti.
Secondo l'argomentazione tradizionalmente portata a sfavore di simili riforme, esse renderebbero i processi decisionali macchinosi e irrealizzabili. In opposizione a questo, però, si devono considerare le realtà di un mondo più integrato. Che l'obiettivo sia la pace, la crescita economica o la sostenibilità ambientale, gli sforzi internazionali per promuovere il cambiamento non funzionano se gli attori nazionali si sentono esclusi.
Una valida lezione dell'ultimo decennio è che le istituzioni politiche nazionali non reggono il ritmo delle sfide al sistema governativo poste da un mondo più interdipendente. Mentre le nuove democrazie si sforzano di gettare le fondamenta di un sistema democratico di governo, vi sono nuove forze e istituzioni che esercitano potenti influenze sulla vita delle persone. E vi sono nuovi tipi di conflitto che proliferano tra i paesi e all'interno dei paesi stessi.
L'economia globale con i suoi meccanismi, le sue regole, avanza sull'onda delle innovazioni tecnologiche senza attendere che resta indietro, chi non ha mezzi per partecipare. Il dibattito sui 'benefici e sugli 'orrori' prodotti dal fenomeno in atto è apertissimo.
C'è chi ritiene come Susan George che <> o, al contrario, chi sostiene che la globalizzazione non può essere ridotta all'economico', ignorando l'implicita complessità delle dimensioni interessate, quali quelle culturali, politiche, sociali e militari.
Risulta tuttavia evidente che è necessario agire. Necessaria è pure la volontà di agire secondo modalità che coltivino la democrazia, facciano progredire lo sviluppo ed espandano le libertà umane nel mondo.
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